Alessandro LozziNessuno lo ricorda, ma già qualche anno fa l’imam di Colle Val d’Elsa, una cittadina in provincia di Firenze, aveva educatamente, ma fermamente, posto il problema dell’ora islamica di religione. Le sue argomentazioni erano consistenti: quella islamica, diceva l’imam, non è più solo la religione degli immigrati, che pure sono tanti e sono destinati a diventare ancora di più, ma anche dei loro figli, che sono a tutti gli effetti cittadini italiani, di tanti europei convertiti ed anche di circa otto milioni di europei residenti in sette Stati balcani. In sostanza: l’Islam non ha fatto parte del nostro passato e non ha radici nel nostro territorio, ma costituisce oggi parte del nostro presente e costituirà, in modo crescente, parte significativa del nostro futuro. E chiede di essere riconosciuto. Il fatto che oggi Fini e Zaia, con posizioni antitetiche, affrontino il problema, vuol dire che quello che ieri l’imam chiamava futuro oggi è di pressante attualità. Ma le loro proposte fanno cascare le braccia, tanto sono frutto di opposti demagogismi. La proposta di Zaia, per cui il  vero tema sarebbe obbligare gli islamici a studiare la nostra religione, è irricevibile. Di più, impronunciabile. L’accettazione del principio della libertà religiosa, nella storia dell’umanità, è la linea di demarcazione tra la barbarie e la civiltà. C’è da non credere che un ministro in carica esprima una regressione di questo livello. Il buon senso, ancora prima che la Costituzione italiana, prevede che tutte le religioni siano uguali di fronte alla legge e che tutti i cittadini sono liberi di praticare la propria. Come si possa pensare di obbligare qualcuno, per legge, a praticare o a studiare la religione altrui è veramente un mistero medioevale. Che diventa più fitto quando si considera che gli italiani che praticano liberamente il cristianesimo che si vorrebbe obbligare agli islamici sono una modestissima minoranza dell’intera popolazione. Meno grossolana, ma egualmente non condivisibile, la proposta di Fini, che con spirito ‘pilatesco’ propone l’introduzione nelle scuole dell’ora di storia della religione islamica, alternativa a quella cattolica. E non solo per le numerose difficoltà operative, che pure sono più di quante si creda. Solo la strumentale ipocrisia della ‘politica politicante’ e i microinteressi individuali, che ciascun politico assume in termini di posizionamento di marketing, impediscono di affrontare la questione per quello che essa è. L’unica soluzione concreta e rispettosa della spiritualità di tutti è quella che prevede di tenere aperta la testa e il cuore di ciascuno alla propria religione, ma chiusa la porta delle scuole pubbliche a tutte le fedi. Lo Stato laico non deve essere né il ‘ruffiano sponsor’ di una religione più uguale dell’altra, né un ‘self service’ che fornisce gratuitamente una religione di Stato a chiunque lo richieda. Non si tratta di un rigurgito di anticlericalismo risorgimentale, ma della consapevolezza che la neutralità dello Stato è l’unico principio che, se praticato, può spengere sul nascere ogni pretesto fondamentalista, in una società che è destinata a diventare sempre più multireligiosa. Anche nel nostro Paese, come nel resto d’Europa, il fondamentalismo cova sotto la cenere. E chi trascura questo aspetto è tanto più da irresponsabile quanto più ricopre incarichi istituzionali.


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Beatrice - Milano - Mail - giovedi 29 ottobre 2009 12.33
Caro Lozzi,
dissento sull'uso corrente dei due termini islamico e musulmano, anche perché il suo riferimento "bibliografico" mi sembra piuttosto debole, soprattutto se mi dice che oggi si usa così. Oggi si usa anche il termine "piuttosto che", come se fosse un "oppure", ma è palesemente scorretto. Oggi si è abbandonato anche l'uso del congiuntivo e si sono inventate parole storpiandole da termini inglesi. Ecco, io non mi vanterei di questo e nemmeno di avere come punto di riferimento per la lingua italiana Wikipedia...
Adalberto Scarlino - Firenze/ Italia - Mail - martedi 27 ottobre 2009 21.35
Dovrebbe essere proprio così come dice molto bene Alessandro Lozzi.
Non vedo, tra l'altro, quali potrebbero essere , nell'attuale situazione, gli insegnanti in condizione di illustrare, con un minimo di obbiettività e con metodo laico ( quello che dovrebbe contraddistinguere ogni didattica ), la religione islamica agli islamici.
Dobbiamo porci, invece, l'obbiettivo di modificare l'ora di religione cattolica ( conseguenza del primo ed anche del secondo concordato ), arrivando ad escluderla come tale e sostituendola, semmai, con un'ora di storia delle religioni ( al plurale ) nell'ambito delle cattedre di storia e filosofia. E dico questo sottolineando l'opportunità, per tutti i giovani, di avere una prima conoscenza del fenomeno religioso ; ed aggiungendo, per esperienza personale, un riconoscimento sincero alla serietà ed all'apertura mentale con cui molti professori cattolici esercitano oggi la loro professione di docenti . Sono un liberale, un laico, non ateo nè antireligioso; e per questo ripeto di essere d'accordo, sull'argomento, con Alessandro Lozzi.
alessandro lozzi - firenze - Mail - martedi 27 ottobre 2009 16.22
cara beatrice, la ringrazio per l'attenzione e le dico che concordo pinamente con lei circa la possibilita' di insenare a scuola storia delle religioni. credo che non sia facile trovare insegnanti adatti, atteso che quelli attuali sono formati per un insegnamento dogmatico monoteistico. ma sicuramente riuscendo a farlo sarebbe la cosa giusta. concordo con lei anche sull'evidente influsso arabo in sicilia, ma prorpio perche' circoscritto al'isola non credo possa assurgere a connotazione nazionale, come per esempio in spagna. non concordo invece sulla distinzione del termine da islamico a musulmano. ormai i termini sono assunti come sinonimi. potra' constatarlo da sola consultando wikipedia
Beatrice - Milano - Mail - lunedi 26 ottobre 2009 11.45
Innanzitutto vorrei ricordarle che l'islam è parte integrante del nostro background culturale e storico, così come le altre religione monoteistiche (cristianesimo ed ebraismo). Se non ricordo male, l'impero arabo-islamico ha conquistato la Sicilia. O mi sbaglio? tanto che i segni della dominazione araba sono tutt'oggi presenti sul territorio siciliano (le ricordo solo che in alcuni quartieri di Palermo la denominazione delle strade è scritta anche in arabo con il termine shar'ia).
In secondo luogo, a mio avviso ritengo che sia giustissimo ciò che afferma per quanto concerne la laicità dello Stato (che in Italia non sussiste, dal momento che si vuole far partecipare alla determinazione del giudizio finale anche il voto dell'ora facoltativa di religione cattolica), ma sono tuttavia convinta che proprio per la multiculturalità della nostra società sarebbe necessario l'insegnamento nelle scuole pubbliche di Storia delle Religioni (con uno spirito analogo all'insegnamento dell'educazione civica e della nostra Costituzione). Ovvero un insegnamento che dia gli strumenti ai giovani per comprendere e conoscere tutte le religioni, per smettere di temere il diverso e poter apprezzare anche le diversità altrui.

PS: solo una cosa in italiano il credente nell'islam si dice MUSULMANO e non islamico.


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