Ennio TrinelliDalla patria della Fiat al tacco dello Stivale è tutto un proliferare di accuse, controaccuse, negazioni, affermazioni, di “non prendiamo lezioni da nessuno”, di giornalisti che prendono le parti della destra, di giornalisti che prendono le parti della sinistra, di un centro che vuole 'mangiare' sia a destra, sia a sinistra, di formazioni ‘rossobrune’ che sostengono candidati sindaci fratelli di ministri invisibili persino in vita. Poi, aneliti di pace tramite slogan elettorali, conditi da urla in televisione e diffide legali; poltronifici travestiti da sedicenti Stati Uniti d’Europa (tutto con rigorosa lettera minuscola) che dureranno il tempo di un battito di ciglia; le solite consuete diatribe televisive tra quel giornalista furbissimo, quell’altro intelligentissimo e la docente universitaria – ché van tanto di moda di questi tempi, perché fa cultura. A offuscare tutto questo 'ben di dio', le consuete uscite geniali del Pd che non andrà più al Tg1 (vediamo quanto dura…), perché ha “aperto” col titolone su Bari: forse era meglio quello su Torino? E le grida della premier, che farà man bassa di voti alle europee prima di suicidarsi, anche lei, come Salvini. E le varie mozioni di sfiducia sulla ministra indagata, che ha il suo business nel turismo ed è ministra del Turismo (per competenza, cosa pensate?). E via così: tutta una ‘pisciatina di cane’ a marcare un territorio che è già preso da qualcun altro. E si fa la guerra all’Antimafia, che magari se n’è persino accorta. Che a qualcuno importi del Paese è l’unica cosa che non si può dire, finché continuerà questa fiera degli impresentabili.





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