Ennio TrinelliL’unica cosa certa di queste elezioni è che sono già una guerra all’ultimo sangue tra chi racconta una realtà che non c’è e chi, invece, cerca di riportare il Paese alla realtà vera e propria. La realtà che non c’è è sicuramente appannaggio di una parte politica che non riesce mai a entrare nel merito di nessun problema, per mancanza di mezzi e per strategia ‘simil-liberticida’ la quale, a ogni obiezione, risponde attaccando o tacciando chiunque di "antipatriottismo" o con uno slogan ‘altro’, che possibilmente c’entri poco con l’argomento in questione. Ma la vera questione è quanto serva cercare di riportare alla realtà un Paese il cui popolo, in gran parte, la realtà non la vuole vedere. Che uno dei ‘cavalli di battaglia’ di una delle due parti in campo sia la chiusura dei porti e la questione migranti, quando l’altra parte ricorda che ci si dovrebbe occupare degli italiani che emigrano, chiarirebbe definitivamente, anche a chi non voglia sentire, la devastazione operata in tante 'povere teste' che viaggiano a certe altezze, da televisioni a base di tette, culi e giochi demenziali, dove vince chi ha più fortuna e non chi sa di più. Tra i due contendenti, una nuova 'razza politica' emersa recentemente e nota come “quelli che si ‘autotrombano’, tanto poi diamo la colpa al Pd”, che annovera tristemente anche persone di valore - le quali, tuttavia, hanno voluto cedere a loro stesse anziché tenersi sotto controllo - ha deciso di giocare al Terzo Polo (o al ‘terzo pollo’, ma in questo caso andrebbero individuati gli altri due…). Chi vincerà la sfida è del tutto irrilevante ai fini del miglioramento della condizioni di vita dei veri attori di questa contesa, che è una via di mezzo tra una ‘pagliacciata galattica’ e una ‘tragedia senza uscita’. Così irrilevante che gli italiani non stanno 'nella pelle' dalla gioia: finalmente, potranno ancora una volta ‘votare a cazzo’ e poi dare la colpa, per una volta a ragione, a una classe politica demenziale, che preferisce far saltare per aria un Paese, questa volta ‘Nei panni di una bionda’. Sipario. Poi arriva Orbàn.





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