Nicola CarigliaSe Berlusconi dichiarasse conclusa la stagione, farebbe fare un gran passo avanti alla situazione politica italiana. Si ritroverebbe corteggiato da una parte di coloro che oggi lo demonizzano: e certo non sarebbe male per innescare un processo salutare di rinnovamento. Prima o poi dovrà rendersene conto: la stagione del bipolarismo è finita. Ed è bene. Berlusconi e Forza Italia difficilmente potranno continuare la loro vicenda politica rincorrendo uno scenario che non c’è più. Nel nostro Paese, Berlusconi è stato il bipolarismo. Senza di lui i due schieramenti che si sono ripetutamente affrontati dal 1994 al 2006 non sarebbero sorti: non il centro-destra con il coinvolgimento della Lega e lo sdoganamento dell’MSI-AN; e nemmeno il centro-sinistra, che non avrebbe trovato il collante dell’antiberlusconismo per stare insieme. Purtroppo il bipolarismo all’italiana non ha dato i frutti sperati. Non ha saputo selezionare una classe politica adeguata, non ha rivestito di efficienza i governi, non ha contribuito a legittimare gli schieramenti politici, vicendevolmente e di fronte all’opinione pubblica; non ha garantito la supremazia della politica rispetto ai poteri forti economici o ad istituzioni quali la Chiesa, la magistratura e i sindacati.
Dunque, non c’è da piangere se ora anche l’idea stessa del bipolarismo sta venendo meno. Berlusconi, che di questa idea è stato il grande artefice, ora ne è il principale prigioniero. Pur di riaffermare la propria leadership nel centro-destra, si nega quella libertà di manovra che invece si sono attribuiti Fini e Casini. Con ciò congelando i voti del proprio notevole bacino elettorale. Se Berlusconi dichiarasse solennemente conclusa la stagione, farebbe fare un gran passo avanti alla situazione politica italiana. Si innescherebbe un processo di scomposizione e ricomposizione degli schieramenti che porterebbe a creare alleanze fra forze più affini di quanto non lo siano adesso. Si avrebbe una rappresentazione più precisa della società italiana che non si riconosce, nella sua maggioranza, negli estremismi della Lega e di una parte di An da un lato, o dei vari Agnoletto, Diliberto, Pecoraro Scanio, dall’altro. Prenda atto Berlusconi dell’irresistibile vocazione a stare assieme che hanno vasti settori della Margherita e dell’UDC; sfidi Fini e lo stato maggiore di An ad avventurarsi soli e affrancati nel periglioso mare della politica italiana. Improvvisamente, si ritroverebbe corteggiato da una parte di coloro che oggi lo demonizzano e che, alla fine, non hanno posizioni troppo diverse da lui in politica estera ed economica. Forse farebbe piacere a lui; e di certo non sarebbe male per innescare un processo salutare di rinnovamento.


Articolo tratto dal quotidiano 'L'opinione delle Libertà' del 21 luglio 2006
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