Valentina CirilliIl dolore passa, ma la bellezza resta. Così disse Pierre-Auguste Renoir all'allievo Henri Matisse quando, nonostante la malattia e la sofferenza che lo affliggevano, seguitava a dipingere l'ultimo capolavoro. La lezione del maestro impressionista sull'esperienza salvifica della bellezza e di come, nel suo audace tentativo di superamento del dolore, essa sia in grado di creare un varco verso il miglioramento di se stessi, l'aveva ben chiara il fondatore della Comunità di San Patrignano. Quando Vincenzo Muccioli decise, nel 1978, di aprire i cancelli della comunità agli ultimi, aveva in mente un luogo di rinascita. Quel posto magico, immerso nel verde delle colline riminesi, sarebbe stato il posto delle seconde possibilità. Quelle di tutti coloro che, nonostante gli sbagli, si sarebbero riappropriati della loro esistenza a partire da un valore fondamentale: la bellezza. L'ideale della bellezza che salva. Nel 2018, la comunità di recupero più grande al mondo ha festeggiato i 40 anni dalla sua nascita. E lo ha fatto inaugurando una raccolta di opere d'arte che più di 40 artisti, galleristi e collezionisti contemporanei hanno scelto di donare. Dopo la Triennale di Milano, la 'Collezione San Patrignano: work in progress' ha fatto tappa al museo Maxxi di Roma, per poi approdare in questi giorni, al termine di un lungo tour itinerante, presso il nascente museo di Rimini. La rassegna è un'ampia selezione di opere di Michelangelo Pistoletto; Vanessa Beecroft; Alessandro Busci; Giorgio Griffa; Agnes Martin; Davide Monaldi; Julian Schnabel; Sandro Chia; Enzo Cucchi. Secondo la responsabile del coordinamento curatoriale, Clarice Pecori Giraldi, "si è trattato di un progetto unico nel panorama italiano: un esempio di sostenibilità, di valorizzazione, di progettualità comune tra il pubblico e il privato. La risposta di collezionisti, galleristi e artisti non si è fatta attendere. Il senso di partecipazione non ha confini, come non li ha l'arte. Il 'fil rouge' delle opere qui raccolte è la molteplicità di linguaggi, l'ampiezza dell'espressione. Esattamente l'aria che si respira a San Patrignano, dove ciascuno è spronato a esprimersi con le proprie capacità. È stato un dono avere l'opportunità di poter raccontare ad artisti, galleristi e collezionisti questo disegno. Il 'sogno' è quello di poter garantire l'accoglienza di San Patrignano per altri 40 anni". Andrea Gnassi, sindaco di Rimini, per parte sua ha dichiarato: "In un Paese fragile, con scarsa fiducia in se stesso, la cultura rappresenta un ricostituente formidabile, il veicolo per ripensare al proprio ruolo nel mondo e a un nuovo modello di sviluppo, in grado di garantire ricchezza diffusa, occupazione, coesione della comunità. Su questo asset, Rimini sta portando avanti un ambizioso e internazionale programma di riqualificazione e rigenerazione urbana che transita, appunto, dal restauro e quindi dalla rifunzionalizzazione dei suoi storici contenitori culturali. La sinergia con la Fondazione San Patrignano per una collezione che, in via permanente, costituirà la spina dorsale della nuova Galleria di Arte Contemporanea nel centro storico, è un tassello strategico di una visione di futuro concreta che finalmente si incentra sulla qualità della creazione artistica". Il progetto artistico di San Patrignano, insomma, ha offerto un modello prezioso per tutte le realtà del terzo settore che, oggi più che mai, combattono la dura battaglia per la propria sostenibilità e ha testimoniato come la nuova relazione tra pubblico, privato e sociale possa essere un beneficio per tutti.


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