Vittorio LussanaGentilissimi, ho seguito un poco, in questi giorni, il vostro 'guazzabuglio' di cose espresse alla 'Leopolda'. Il comico Maurizio Crozza ne ha subito approfittato per fare una parodia 'chapliniana' dell'ex presidente del Consiglio, dipinto come un attore ormai sul viale del tramonto, mentre la Giorgina Meloni, per parte sua, ha spiritosamente cercato di cogliere le contraddizioni della Boschi (non del tutto a torto...). Anche sui 'social', le ironie si sprecavano. Eppure, dopo anni di 'giramenti di scatole' anche personali, questa volta ho provato simpatia per voi due 'toscanacci'. A vostro modo, state cercando di reagire, nel tentativo di affinare un nuovo metodo di lavoro e di propaganda: tanto la fanno tutti, no? Perché prendersela soltanto con voi? Però, Matteo: si poteva far di più, in passato, su questo fronte, sai? Di più e meglio. Magari approfondendo anche gli aspetti occupazionali di queste operazioni, dato che la comunicazione è uno dei pochi settori destinati a resistere alla globalizzazione. Anche se c'è chi sta già lavorando ai 'giornalisti-cibernetici', i quali non potranno far molto di più che informare freddamente l'opinione pubblica. E sempre secondo le linee editoriali di chi programmerà questi futuri 'robot'. Ma proprio tali aspetti di 'necessaria umanità' del giornalismo, ci conducono a comprendere l'esigenza di un mondo dell'informazione destinato a cambiare. Ci tengo a precisare, che intorno a questa materia sarebbe necessario aprire un dibattito serio, una discussione approfondita, per non finire tra le 'sabbie mobili' delle 'marchette' e delle 'fake news'. Ovvero, al fine di superare un modo falso e tendenzioso di fare informazione, in cui la 'dose' di verità destinata a cittadini e lettori, spesso non raggiunge nemmeno il 50% di quanto viene detto o scritto. Soprattutto, nel campo della comunicazione politica. Bisognava saper prevedere la deriva attuale, cari Matteo e Maria Elena. Ed essere più cauti. Ecco perché il vostro attuale sperimentalismo appare, per l'ennesima volta, un tentativo tardivo, a dimostrazione di una sinistra che arriva sempre in ritardo. Sempre in ritardo! Durante l'intera seconda Repubblica, tutto il mondo che discendeva dai vecchi Partiti storici (Dc, Pci, Psi, Pri e Pli) ha finito con l'assumere numerosi elementi della comunicazione 'berlusconiana', dimenticando alcuni ambienti che detenevano i princìpi più saldi e sacrosanti del giornalismo italiano. Ecco perché sorgevano le analogie: si doveva innovare e fare di più sul 'lato' della stampa di 'fiancheggiamento', poiché il dolore di una voce che si spegne, come per esempio quella de 'l'Unità' - il giornale fondato da Antonio Gramsci - già di per sé impedisce ogni dibattito culturale serio nel Paese, funzionale a tenere in vita quel mondo del socialismo 'gramsciano' che rappresenta, insieme alla poetica e all'opera 'pasoliniana', uno dei pochi filoni di pensiero 'salvabili' dalle macerie del muro di Berlino. Anche l'amico Walter Veltroni, esponente indubbiamente dotato di un proprio bagaglio culturale e di uno stile giornalistico di assoluta rilevanza, nel periodo in cui ha ricoperto cariche politiche di primo piano ha finito con l'inseguire il 'plebiscitarismo' del centrodestra generando nuova confusione, senza cioè distinguersi da quell'omologazione e da quella carenza di pluralismo che ha messo in discussione l'esistenza stessa di ogni visione politica seria, agganciata al meglio delle nostre tradizioni storiche e culturali. Ecco perché ha 'preso piede' il Movimento 5 Stelle: se non ci sono più luoghi di riconoscibilità tra destra e sinistra, meglio affidarsi, a questo punto, a una forza politica totalmente 'post ideologica'. Ma il messaggio 'sbagliato' è partito proprio da voi, ragazzi, che avete continuato a giocarvi una vostra 'partita' anti-pluralista, oligarchica, antidemocratica. S'intendeva costruire una nuova identità culturale progressista? Un'idea innovativa di sinistra democratica? Benissimo. Ma allora, perché cadere in una contraddizione del genere? Dei democratici che, alla fine, non sono democratici? E cosa diamine significa, scusate? I dubbi sollevati dal professor Gustavo Zagrebelsky, nel corso della campagna referendaria per l'approvazione della riforma costituzionale, non erano solamente giuridici. O, per lo meno, erano tali per lui e per l'intero contesto di quella campagna. Ma quelle stesse perplessità potevano benissimo essere estese e applicate anche al settore politico, per l'alto profilo dei contenuti che si stavano dibattendo. Abbiamo tutti quanti letto e amato Pier Paolo Pasolini e poi inseguiamo gli stessi obiettivi omologativi del pensiero unico, cattolico e millenario? Suvvia, ragazzi! Nella vostra riforma costituzionale c'era lo stesso confuso 'calderone' di cose che già Silvio Berlusconi e Donato Bruno avevano cercato di imporre agli italiani nel 2005. Uno statuto delle minoranze stabilito dalla maggioranza, tanto per dirne una, insieme ad altri criteri totalmente 'oligarchici', che hanno comunicato agli italiani sempre la stessa, medesima e consueta impressione di un mondo politico chiuso in se stesso, a prescindere dal buon senso o dal 'buon cuore' dell'esponente chiamato a interpretare il nuovo ordinamento riformato. In più, dovreste sapere da decenni, ormai, che nutro un 'debole' per lo strumento della 'sfiducia costruttiva': come mai non c'era in quella vostra 'roba' lì? Il mondo 'berlusconiano', per sincero rispetto verso le mie qualità di generosità e altruismo e per il mio personale senso del dovere, su questo punto mi aveva ascoltato. Ma perché mai devo finire a trovarmi a mio agio con una cattolica ortodossa come la signora Silvana De Mari - che trovo, peraltro, simpaticissima - mentre proprio voialtri, insieme ai quali intendevo e ancora intendo costruire una nuova sinistra laica e riformista, mi dovete finire 'dritti per dritti' sugli 'zebedei'? Me lo spiegate, per favore? E non era neanche la prima volta... Sentite, ragazzi, adesso facciamo così: il Partito, per favore, lo mandate a Congresso, così vediamo cosa 'salta fuori', ché Zingaretti mi è simpatico anche se parla con la 'zeppola'. Voi due, invece, vi mettete 'sotto', per cortesia, con queste vostre attività: organizzate convegni, inventate siti web, tirate su dei giovani preparati e interessanti. Insomma: adesso vi mettete a lavorare sul serio, per favore. Tra l'altro, occuparsi di comunicazione è divertente: ci s'innamora di questo mestiere, ve lo posso assicurare. La Boschi è fotogenica e il Renzi è un ragazzo simpatico (quando non esagera...): utilizzate queste vostre qualità e portate a sintesi le esperienze fatte in questi anni. Vedrete, che dal buon lavoro vien sempre frutto.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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