Vittorio LussanaPotrà sembrare irriverente compiacersi del disastro italiano, in questi giorni di festività pasquali. Tuttavia, questo nostro divertito sentimento appartiene anch'esso, in qualche modo, al campo dell'estetica, in una società che parla troppo e che ben poche cose conosce realmente. Pertanto, procediamo in questo nostro raccontare un'Italia che si 'morde la coda', vittima della propria apologia psicopatologica causata da un discutibile gusto per l'auto-annullamento. Una sorta di catarsi aristotelica, che 'sguazza' tra le pozzanghere dei problemi in attesa che qualcuno li risolva, che 'parlotta' con voce querula completamente sorda alle indicazioni altrui, anche le più disinteressate. Perché un popolo di fatalisti non può minimamente comprendere, o per lo meno riconoscere, una logica che appare, ai suoi occhi, 'ribaltata'. E noi dobbiamo raccontare tale 'estetica del disastro' correndo anche il rischio di finirci dentro con tutte le 'scarpe'. In una nazione costruita sulla scarsa fantasia dei 'padani' e la scarsissima capacità organizzativa dei meridionali, quale sarebbe la prossima mostruosità che dovremmo commentare? Forse la presunta 'invasione' di migliaia di disperati, giunti qui da noi per intaccare il nostro ancor più presunto benessere? Non c'è nulla di male nel provare paura e diffidenza: si tratta di sentimenti assolutamente umani. Ed è anche ingenuo consigliare a chi determinati problemi li vive concretamente ogni giorno, di affidarsi a forme di altruismo e generosità che sembrano corrispondere alla 'dabbenaggine'. Ma anche il semplice consiglio di "non avere paura", in verità è stato accolto in maniera distorta, in uno dei tanti 'sbandamenti' d'identità che ci stanno 'sballottando' sempre più tra un eccesso e l'altro. L'apertura verso il prossimo, in termini sociologici, è soprattutto la capacità d'individuare i propri errori per correggere e migliorare se stessi. Senza questo tipo di confronto non può esserci evoluzione alcuna: non c'è scambio. E quando non c'è scambio, non c'è cambiamento. Viceversa, le diverse forme di chiusura - psicopatologica, lo ribadiamo - che si stanno sempre più evidenziando rappresentano, ancora una volta, quell'ipocrisia di fondo degli italiani, che li porta a volgere il proprio sguardo da un'altra parte, per non dover accettare la propria incapacità di cambiare una mentalità surreale: per il rifiuto di dover ammettere l'errore di aver accettato l'errore. Come al solito, qui da noi si fa finta di non vedere quel che non si vuole vedere. In particolare, una società totalmente incentrata sulla velocità, che concepisce la vita come un 'thriller' in cui ogni 'vuoto' deve sempre e forzatamente essere riempito da una sensazione, da un'emozione, da uno slogan, rifiutando in tal modo concetti, pensieri e idee che appartengono al mondo dell'intelligenza, del dinamismo scientifico, della riflessione culturale più autentica. Un 'culto del disastro' che rivela un qualcosa di irrisolto, che mescola indistintamente la realtà con la fantasia, in una continua fibrillazione nichilista dove la vita vera viene considerata un 'lusso' che non va in rete, o che non si deve vedere in tv. Forme disordinate di 'tanatologia inconsapevole', che trovano origine nell'impossibilità di poter vivere una guerra vera, oppure di orientarne l'essenza verso il suo esatto contrario, ovvero la pace e la fratellanza tra gli esseri umani. Perché mai dovremmo augurare buona Pasqua a gente del genere? Quest'esigenza di 'riempire i vuoti' alla Brian De Palma, in cui il giuoco diviene quello di provocare appositamente ansie e paure in frangenti in cui non accade un bel nulla, è il 'tappeto' sotto al quale gran parte degli italiani nascondono se stessi, insieme ai problemi del Paese: una vera e propria mancanza di coraggio nel vivere la vita innalzandosi a un livello spirituale più elevato. Se per lo meno vi fosse coerenza in tali forme di cattolicesimo ritualista, ci troveremmo di fronte a una scala di valori ben distinta dalla nostra, che tuttavia potremmo accettare e rispettare come realtà oggettiva. Invece, quel che più inquieta è quest'assurda slealtà di fondo, che alla fine conduce solamente a tradire se stessi. E tocca proprio a noi, laici e razionalisti, metterci a scrivere di filosofia morale, augurando a tutti quanti buona Pasqua, serene ferie estive, un felice Natale, un fortunato anno nuovo, congratulazioni e felicitazioni varie. Gli italiani sono diventati un popolo di perfetti sconosciuti: chi augurerebbe buona Pasqua a qualcuno che non si conosce? Nessuno. Eppure, dobbiamo farlo, perché oltre ai vari disastri che si susseguono l'uno all'altro, ci sentiamo immensamente compiaciuti della nostra coerente normalità. Anche quando sappiamo bene che essa non sembra affatto 'normale'.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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Elena - Catania - Mail - domenica 1 aprile 2018 10.54
Vi è un problema di classe dirigente: questo è ovvio. Tuttavia, questi ragazzi del 5 stelle in fondo sono i nostri figli e dobbiamo, secondo me, lasciargli fare il loro tentativo di cambaire questo benedetto paese. Solo così potremo, un giorno, liberarci dalle logiche dissimulatorie e opportunistiche che lei ha denunciato con lucida ironia. Il popolo è sovrano ma nei limiti della legge, dato che anche il popolo prende le sue belle cantonate: su questo le do pienamente ragione. Auguri.
Roberto - Roma - Mail - sabato 31 marzo 2018 21.23
Io invece giudico questo articolo un autoentico capolavoro, dato che è stato capace, il suo autore, di evidenziare li dato piu' semplice di tutti. Mentre tutti si affannano a dire che hanno vinto, altri si autoescludono e altri ancora vorrebbero sostenere qualsiasi governo, con autentica faccia di "bronzo" dopo la campagna elettorale fatta completamente contro il Movimento dei 5 stelle (che ho votato anche io stavolta) questo articolo chiarisce che in realtà non ha vinto nessuno. Veramente simpatico, anche se comprensibile solamente da pochi. Piu' letterario che giornalistico probabilmente. Ma decisamente preciso nel fotografare un paese diviso al proprio interno che pretende di fare la voce grossa quando, invece, è solamente una nazione allo sfascio. Soprattutto la sua classe politica. Strano e per palati sofisticati, certamente, ma io credo di aver capito. ...
Vittorio Lussana - Roma/Milano/Bergamo - Mail - sabato 31 marzo 2018 15.2
RISPOSTA AL SIG. MARIO: mi compiaccio oltremodo che un clerico-fascista come lei accusi gli altri di "pensiero unico" e di volontà omologative, dopo più di dumeila anni di autoritarismo e dopo aver mantenuto il popolo regolarmente al di fuori della Storia. Adesso, siete diventati i principali difensori della democrazia e della volontà popolare, all'alba dell'anno di grazia 2018. Non posso che compiacermi di tutto questo, poiché dimostra esattamente l'assunto laico di una vittoria culturale della liberaldemocrazia. Anche quando perde. Buona Pasqua, signor Mario.
mario - italia - Mail - giovedi 29 marzo 2018 12.38
La mia coscienza prevale sul silenzio quando leggo certe cose.
È strano che, dopo tanta esperienza che la storia ha insegnato a tutti, ancora a molti intellettuali sfugga il difetto atavico che gli è propria; quella di “arroganza e presunzione”. Dall’alto del loro trono di “possessori della verità filosofica” cercano di anticipare il naturale corso della natura addirittura obbligando i poveri esseri viventi a convivenze innaturali per soddisfare la loro sete di sperimentare e verifica del loro pensiero aulico e che vorrebbero che fosse “unico” (esempio la “filosofia”gender) .
Ho visto studiando nei libri e verificato nella realtà come intellettuali costruttori hanno sperimentato su “persone normali”, ad adattarsi a scatole, involucri edilizi facendoli passare come “il vivere dignitoso e giusto” rispetto alle costruzioni coloniche o casette in mezzo alla natura con forme a due falde e tre finestre come lo è nella simmetria la distribuzione degli elementi della nostra faccia.
E i risultati quali sono stati? Quello dello sfacelo della dignità dell’essere vivente messo in alveari dove convivono disadattamento e trasformazione di buoni essere umani in cattivi, in esseri immondi delinquenti dove la vita la vivono come nessun valore.
Il suo pensiero è così irrispettoso verso le persone che in una democrazia alla fine la maggioranza ha deciso che questo tipo di obbligatoria convivenza non funziona, che questo modello è fallito, non per l’incapacità delle persone normali di capire, ma per la ingenuità di intellettuali che invece di vivere la quotidianità, sguazzano nel loro mondo ideale (buonismo) di come invece dovrebbe essere.
Di questi suoi auguri di Buona Pasqua, se sono così descritti (anche se detto con raffinata dialettica), ne facciamo veramente a meno…
Giuseppina - Napoli - Mail - mercoledi 28 marzo 2018 22.9
come potrebbe mai essere normale uno stato con tre stati? Quello mafioso, quello Vaticano, quello parlamentare che, come vedo, non si scinde mai... Strettamente vivono parassiti eterni del popolo !!!


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