Silvia MattinaQuando alcuni di noi hanno cominciato a scrivere per il sito 'Laici.it', ci siamo resi conto che si trattava di uno spazio colto, sofisticato, capace di arrivare al 'nocciolo' di molti problemi culturali, scardinando i luoghi comuni e le banalità che, ogni giorno, leggiamo sui giornali. Solo che, purtroppo, in Italia non c'è più una classe culturale e giornalistica in grado di comprendere uno 'spazio' del genere. 'Laici.it' non è solo un bollettino che riflette sulla religione, i costumi o il potere, bensì ci ha fatto comprendere, con i suoi 500 numeri, che la Storia, in particolar modo quella del nostro Paese, va letta per 'strati sovrapposti'. Ci voleva coraggio per occuparsi di una testata che non fosse redatta secondo le regole 'rimbambite' che vengono insegnate nelle varie scuole di giornalismo, o in quelle facoltà di Scienze della comunicazione che stanno mandando all'ammasso il cervello delle giovani generazioni. E ci voleva coraggio a spazzare via qualsiasi logica di schieramento politico, qualsiasi riferimento alla nostra sinistra, alla nostra destra, alla politica corrotta, alla nostra attuale mancanza di ideali. Come direttore responsabile di questo sito, Vittorio Lussana ha saputo liquidare ogni questione ideologica demolendo l'ideologia stessa. Ed è proprio su questo punto che una parte dei nostri 'binari culturali', capaci solamente di ricreare scarne dicotomie, hanno cominciato ad apprezzare una sincera, appassionata e altruistica "libera circolazione delle idee". Scrittori e giornalisti, intellettuali e artisti, attori e poeti hanno tutti trovato, su queste colonne, una 'boccata d'ossigeno' rispetto a quel provincialismo affamato solamente di un po' di visibilità, o interessato a ritagliarsi un luogo di potere attraverso il quale compiacere la grande politica. Noi giovani allievi e provetti giornalisti abbiamo cominciato a rileggere, tra le pagine di 'Laici.it', più di quindici anni della nostra vita, in un Paese in cui è in atto una dissoluzione che non è solo fisica, non è solo morale, ma addirittura ancestrale. Una difesa della nostra Storia che diviene 'pietra di sacrificio' e luogo di profonda sensibilità. Perché se la Storia è luce, a cosa serve la luce? 'Laici.it' è una piccola postazione sulla frontiera della cultura italiana. Un ultimo luogo della nostra memoria repubblicana ancora esistente, in cui si percorrono corridoi che portano sempre là, in fondo a quei misteri e a quei 'pezzi' della nostra vita che rivelano incoerenze e religiosità sincretiche, eclettismi e pensieri, visioni e punti di vista. Su 'Laici.it' abbiamo letto personaggi ed esponenti politici di tutti i generi e tipi, di tutte le provenienze e tradizioni. Un'idea di libertà in cui ritrovare, quasi con stupore, il candore nel potere e il potere del candore. Esponenti e personaggi che odorano di saggezza, ma anche di passione, dolore e amore verso un Paese, che nelle sue profondissime crisi d'identità viene amato come una sorella, come un'amica, come un'amante, come una madre. Come se l'Italia fosse ancora oggi un'idea tutta da creare e completare. E mentre queste preoccupazioni e complessità si legano assieme l'una all'altra, nel tentativo di difendere un'idea nuova di laicità che nulla ha a che fare con il censo, con la cultura, con le posizioni sociali e professionali, dall'altro lato viene a crearsi una semplicità quasi 'isolata', tesa a occupare caselle che sembravano non interessare più a nessuno. Un eroismo semplice, in cui la Storia diviene lineare. E attorno a questa 'roba' c'è un mondo di uffici stampa, di parole, di eventi e manifestazioni. A molti può anche dare fastidio che 'Laici.it' non voglia 'puntare il dito' su ogni cosa, non indichi nemici culturali o politici, non racconti un'Italia che, forse, non esiste, né è mai esistita. In una Storia rovistata 'a strati', la cultura laica sta sempre un po' più 'sotto', poiché scava in profondità, verso il punto originario della nostra Repubblica e della nostra stessa unità risorgimentale. E i vari contributi a quella che è l'influenza e la tradizione laica, non sono altro che un tentativo di 'fare il verso' all'Italia di oggi, vuota e inconcludente, stupida e incompetente. E' lo sforzo, in fondo, di proseguire un discorso iniziato da Camillo Cavour e Giuseppe Garibaldi, che continua una visione anticlericale che possa finalmente affrancarci dagli atavismi e dai dogmatismi, che prosegue con l'Italia della modernizzazione e della trasformazione dei suoi costumi, giungendo là dove nessuna ideologia è mai riuscita ad arrivare. E cioè lungo la frontiera del nostro futuro, coniugando una strana forma di neo-liberalismo che rifiuta di declinare verso il conservatorismo e le politiche di mera propaganda irrazionalista. 'Laici.it' è un sito di approfondimento culturale, prima ancora che politico. Un tentativo di regolare l'orologio della Storia prima della nascita dei Partiti di massa, osservando con coraggio e razionalità l'avvento di un politeismo televisivo in quanto forma di religiosità pagana, in cui ogni cosa è divenuta chiacchiera sommessa di un Paese che continua a dimenticarsi di Giordano Bruno, di Benedetto Croce, di Giovanni Gentile e Antonio Gramsci. Ma non è ciò che si è perduto a preoccupare noi giovani, approdati quasi per caso in questo 'spazio' di dibattito e di opinione: è quello che è rimasto ad affascinarci. E' un amore per il giornalismo e per un senso del dovere quasi di discendenza militare, a farci entrare nella testa certi pensieri e a lasciarceli dentro. Non si tratta di 'narrazione': su 'Laici.it' non si raccontano mai delle storie. Ma ogni suo numero settimanale viene montato in maniera quasi sempre diversa, poiché ogni singolo articolo è una storia a sé, come se l'anima di una moderna cultura dell'italianità potesse, al contempo, rimanere aperta a tutto e resistere a tutto. Insomma, questo sito che combatte il vuoto, che talvolta tratta quel 'divino' che va a svilirsi in una bellezza 'scheggiata', segmentata, consumata dal tempo, non è altro che un lungo viaggio dentro la nostra perdita di identità. E non potrebbe essere altrimenti, perché quando non ci si vuole rassegnare alla pochezza, resta la vita com'era: il diario di una vecchia Italia che rifiuta l'ipocrisia; un luogo che rispetta l'antico immaginario di un passato che ancora una volta ha dimostrato la forza di sorreggersi da solo. Perché il vero scandalo dei nostri giorni è la mancanza di un pensiero che sappia essere un nuovo punto di partenza per tutti coloro che hanno il coraggio e la voglia di ricominciare davvero. Questi 500 numeri di 'Laici.it' hanno segnato l'anno zero dei primi decenni del Terzo Millennio. E noi non possiamo far altro che ringraziarlo, per questo.


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