Vittorio CraxiI socialisti riformisti di certo non scambiano questo pasticcio in 'salsa peronista' per una seria e adeguata revisione costituzionale. Sul 'Corriere della Sera', Galli della Loggia ha assimilato questa riforma alla nostra 'Grande Riforma'. Nulla di più falso e strumentale: se vincesse il 'Sì', noi ci troveremmo davanti a una democrazia meno partecipata, a un 'bicameralismo monco', a uno Stato ancor più 'centralista', guidato da un Governo meno rappresentativo ma più forte e incontrastabile. Tutti elementi che spingono il nostro Paese verso orizzonti tutt'affatto che sconosciuti, perché il dispotismo populista noi sappiamo che cos'è e dov'è. La sinistra é divisa perché non é guidata da un uomo della sinistra, ma da un 'centrista' che sta piegando ogni cosa alla propria convenienza, dividendoci persino sulla Carta costituzionale di tutti gli italiani. Nel corso della campagna é avanzata con maggior chiarezza, nella grande diversità delle opinioni, la ragione dei 'No' della sinistra riformista a questa riforma. In queste settimane vi siano state pressioni per evitare di esporre l'Italia e il Governo a 'brutte figure'. Penso lo abbiano capito i più 'avvertiti': un lavorìo per salvare in 'corner' il titolare del 'Sì' c'è stato ed é in atto. D'altronde, nonostante la propaganda governativa incalzante dalle televisioni pubbliche, il 'No' si è fatto strada e ha rovesciato quello che doveva essere un 'plebiscito', che infatti non sarà tale. Per questo motivo, la strategia del rinvio é stata 'accarezzata' non curanti della spregiudicatezza a cui si andava incontro. Penso che su ciò si debba continuare a vigilare, per non sottrarre ai cittadini il diritto di esprimere un 'No' convinto e legittimo.




Presidente del Comitato socialista per il 'No' alla riforma costituzionale
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