Clelia Moscariello‘Il complesso di Penelope’ di Laura Cima, edito da Il Poligrafo, è un libro che trasmette grande passione politica, che si rifà agli ultimi due secoli di lotte per l’emancipazione delle donne, che manda un messaggio preciso alle giovani generazioni. Laura Cima è stata deputata dei Verdi in parlamento, una femminista che ha vissuto il ’68 e che, da sempre, lavora all’interno delle istituzioni. Laura invita le donne a essere soggetti attivi e non passivi, a non lasciarsi manipolare dagli uomini, perché il contesto in cui viviamo risulta fortemente maschile. La Cima, tra l’altro, nel suo libro cita le ‘Madri costituenti’ e critica quella parte della Costituzione costruita su un modello maschilista, parla delle nuove parlamentari, che vede troppo silenziose e inermi di fronte al potere degli uomini. Eppure, qualcosa sta cambiando: la società, per fortuna, va più avanti rispetto alla politica la quale, suo malgrado, rimane un passo indietro.

Onorevole Cima, lei è protagonista da molti anni delle lotte per i diritti delle donne, per una politica ambientalista e contro le discriminazioni di genere: cos’è, oggi, ‘il complesso di Penelope’?
“E’ un libro che racconta un po’ la mia vita politica e quella di tante donne. Ho cercato di raccogliere le donne per me più importanti, con le quali ho lavorato assieme o di cui ho letto il loro libro: sono state tutte una guida per me. Questo mio lavoro è anche un’analisi sociale della situazione italiana, dove le donne non sono valorizzate e gli uomini non sono più capaci di fare politica, non ottengono risultati, non hanno credibilità. Questo libro è inoltre un messaggio mandato alle donne più giovani, che spesso non hanno speranza per il loro futuro, per i loro figli e per il loro lavoro, che trovano difficilmente e che, oggi, è sempre precario. Il libro nasce proprio dalla voglia di spiegare la mia esperienza, perché ‘contagi’ altre donne giovani affinché abbiano voglia di fare politica in un modo del tutto autonomo dagli uomini, senza farsi influenzare o condizionare. Io non vedo altre possibilità per uscire dalla situazione di stallo in cui siamo. Io credo che, in effetti, il mondo si stia un po’ muovendo in questa direzione”.

Lei ha dichiarato: “Oggi la crisi economica, sembra rimettere in discussione i risultati di molti anni di lotte e riproporre modelli di pensiero e di azione che hanno contribuito a perpetuare l’esclusione, o a segnare la marginalità della presenza femminile nei luoghi decisionali”. La crisi ha aggravato la posizione della donne nei ruoli decisionali?
“Ha aggravato tutte le posizioni delle donne: questa è la realtà che, purtroppo, la crisi ha determinato in tutta Europa. A livello decisionale, la crisi ha aperto delle possibilità: non è un caso se vediamo che, a livello di vertice, sono state nominate delle donne. Questa crisi apre anche degli squarci di responsabilità: se le donne hanno le idee e la capacità di affermarsi, possono verosimilmente prendere il posto degli uomini.  Sentivo oggi alla radio che la moglie  di Barack Obama è più popolare di Obama stesso. C’è una crescente popolarità delle donne rispetto agli uomini: questo è un aspetto interessante. Per esempio, la Merkel è stata rieletta. Quindi, nulla è così scontato, qualche ‘porta’ si apre e il mondo va avanti. Se gli uomini non riescono più a costruire, le donne vanno avanti”.

Le donne come possono combattere la crisi?
“Le donne, nel momento in cui entrano in politica, interessano molto più degli uomini. Io ricordo che le donne lavoravano in parlamento, gli uomini invece facevano gli interventi. E’ molto importante che le donne imparino a svolgere un ruolo da protagoniste, ma senza farsi influenzare dagli uomini, perché il nostro contesto è molto maschile e, se non si riesce a distaccarsene, porta acqua al ‘mulino’ degli interessi maschili, che creano solo insicurezze, in questo momento”.

Come dovrebbero essere educate, oggi, le ragazze più giovani?
“In generale, direi di pensare con la propria testa, di studiare, di confrontarsi molto con gli altri. Bisogna adattarsi a vivere in questo mondo e non è facile: oggi, la formazione della scuola è obsoleta. Io consiglierei di studiare all’estero. E, ovviamente, consiglierei di fare politica. Il mondo così andrebbe meglio e le donne saprebbero cosa pretendere. Si può cambiare tutto, ma bisogna sapere come cambiarlo e avere un’idea di quale strada percorrere per cambiarlo. E una donna giovane ha tantissime potenzialità”.

Secondo lei, la famosa competizione tra donne è sempre sana o rischia di avvantaggiare gli uomini? Occorrerebbe una maggiore solidarietà femminile?
“Io credo che la competizione tra donne sia anche giusta. Secondo me, il vero problema è il rischio di risultare ‘gregarie’ degli uomini e ciò diventa malsano. Gli uomini, se tu sei dipendente da loro, cercano di creare competizione e di metterti contro le altre donne. Bisogna imparare a gestire il conflitto, perché dobbiamo imparare a essere un soggetto collettivo. Sono cose che stiamo imparando. Io mi aspettavo molto di più dalle nuove parlamentari di questa legislatura:  sono giovani, ma molto silenziose e non protagoniste, poco autonome. E, soprattutto, non protagoniste sulle cose delle donne. Anche sulla questione del cognome della madre al figlio,  nonostante la presenza del 40 per centro delle donne, nessuna ha sentito l’interesse di fare leggi a diritto delle donne. E ciò è preoccupante. Eppure, sussiste uno scollamento tra chi c’è, nelle associazioni, nel volontariato, nella società, nei movimenti e chi è nelle istituzioni. Non è un dialogo facile: credo che bisogna lavorarci molto. E’ ciò che mi propongo di fare io…”.

La lunga lotta partita negli anni ’60 per l’emancipazione femminile secondo lei ha ottenuto i risultati sperati, oppure oggi ci troviamo di fronte a una situazione di regresso?
“E’ sempre stato così nella Storia: le conquiste delle donne hanno cambiato la Storia, ma poi sono state cancellate dalla Storia. Quindi, gli uomini hanno cancellato il ruolo che le donne hanno avuto: non è una novità. Io credo che, rispetto a quando noi donne eravamo giovani, abbiamo raggiunto diritti costituzionali di effettiva parità. Nonostante la Costituzione dicesse sin dal 1948 che gli uomini e le donne sono uguali, nel 1966 non c’erano tanti diritti. In seguito, sono state cambiate tante cose nei rapporti sociali, culturali, familiari, politici: c’è stata una vera e propria rivoluzione. Poi, tutte le volte c’è il tentativo, da parte maschile, di riprendersi il potere, come stiamo vedendo in Spagna con la legge sull’aborto: un vero e proprio  regresso. Adesso, con la rete si riesce a organizzarsi, siamo in grado di collegarci. Una volta, c’era chi non aveva denaro per mettersi in contatto con le altre donne. Io credo che, oggi, ci siano più opportunità. Proprio in questi giorni ho proposto una petizione sul cognome femminile da dare ai bambini e ho scoperto che non sono solo le donne, ma anche gli uomini a chiederlo spesso. La politica è molto più indietro della realtà: lo vediamo anche nel modo in cui si affronta la questione delle coppie gay e delle coppie di fatto…”.

Chi sono state, per lei, le vere 'madri costituenti'?
“Le ventuno che sono entrate nell’Assemblea costituente sono state capaci di difendere le loro idee e di trovare una sintesi tra le loro convinzioni. E’ la parte della Carta, tra l’altro, che nessuno vuole cambiare. Invece, la parte che hanno scritto gli uomini, quella che viene dal potere, è quella che tutti giudicano obsoleta. Io ritengo che le donne debbano pensare a un mondo funzionale a loro, ai loro bambini, alla loro vita e non accettare le cose così come sono, perché sono state costruite intonro a un modello culturale maschile”.

Molti articoli della nostra Costituzione, in particolare quel ‘pioneristico’ articolo 3 sull’uguaglianza, ha rappresentato un modello par tante Costituzioni in Europa e nel mondo: secondo lei, in Italia, è una norma rispettata?
“Con molta fatica: io sono stata in parlamento quando ho dovuto fare la riforma dell’articolo 51 collegato all’art 3 nel merito della rappresentanza politica delle donne. La Corte costituzionale è fatta tutta da uomini e si capisce anche il perché: infatti, aveva cancellato delle leggi elettorali positive per alcune donne, sostenendo che andavano contro l’uguaglianza tra donne e uomini. Quindi, è emerso n modello poco chiaro: molte cose sono parziali. Abbiamo dovuto cambiare l’articolo 51, che poi non ha avuto alcuna influenza sulla legge ‘Porcellum’. Anche adesso, la Corte costituzionale ha detto che passa una sola preferenza, mentre invece è chiaro che ci sono due preferenze, sia a livello regionale, sia nazionale. Vengono elette più donne e tutte le volte bisogna rifare la ‘battaglia’ per difendere questo risultato. La Repubblica non ha rimosso gli ostacoli: finché le donne non smettono di lottare è costretta ad avere una maggioranza di uomini”.

Le donne hanno sbagliato qualcosa in questi anni?
“Non lo so: non si può pensare che sarebbe stato meglio fare cose diverse. Adesso, c’è un ripensamento del femminismo. In Italia, si è sottovalutata la politica e anche alcune femministe se ne sono discostate. In un primo momento, poteva essere giusto, ma poi bisognava tornare alla politica. Invece, abbiamo lasciato campo libero agli uomini. In particolare, c’è stato un peggioramento nel ventennio ‘berlusconiano’: questo modello di premier che sceglie le sue donne in base a requisiti non proprio ortodossi è stato disastroso. Il 13 febbraio dello scorso anno, le donne non ne potevano più e sono scese in piazza. Si è concessa una certa complicità e non si è fatta una vera battaglia politica su queste cose”.


A questo proposito cosa pensa di Veronica Lario e della lettera che inviò a suo tempo a ‘Repubblica’ nei confronti di Silvio Berlusconi?
“Aveva ragione: denunciava una cosa vera, quando parlava della sua ‘malattia’ e dei ‘festini’. Poi, ognuno dei due faceva la propria vita da un sacco di tempo, dato che a casa di Berlusconi c’erano sempre queste feste. Fino ad allora, lui però a lei ha fatto anche comodo…”.

Il futuro è donna?
“Molti uomini si discostano da questo modello maschilista, diventano più femminili: molto padri, per esempio, allevano i propri figli. Tutto cambia, secondo me. E le donne assumeranno più spazio, lo stanno già assumendo e anche molti uomini lo accettano volentieri, i giovani assai più velocemente. La Storia va avanti…”.




'Il complesso di Penelope: le donne e il potere in Italia' di Laura Cima

Prefazione di Marisa Rodano

Il Poligrafo Casa Editrice pp. 303 € 22

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