Francesca BuffoVenerdì 18 febbraio 2010, alle ore 17.30, presso il noto caffè letterario ‘Giubbe Rosse’ di Firenze, si terrà la presentazione ufficiale del volume dell’onorevole Paolo Guzzanti intitolato: ‘Mignottocrazia. La sera andavamo a ministre’, edito da Aliberti. Data l’attualità dell’argomento, per le grandi manifestazioni di protesta delle donne tenutesi in 230 città italiane, abbiamo perciò deciso di incontrare l’autore di quest’opera per meglio comprendere cosa stia effettivamente accadendo sulla frontiera sociale del rapporto con l’universo femminile del nostro Paese.

Onorevole Guzzanti, perché ha sentito il bisogno di scrivere un libro intitolato ‘Mignottocrazia’? Secondo lei, il nostro Paese sta assistendo a una deriva estetizzante in cui alla donna viene richiesto esclusivamente un dato di avvenenza fisica?
“Innanzitutto, diciamo che ci sono donne con grandi qualità intellettuali che sono anche bellissime. Dunque, io non dividerei il mondo femminile in due categorie assolute, le belle e stupide contro le bruttine e intelligenti: ci sono numerose donne belle e intelligenti, come tante altre brutte e stupide, così come molti uomini. Per esempio, il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che conosco da molti anni, cioè sin da quando era presidente dei Giovani industriali, è una donna in ‘gambissima’, con una mentalità aperta, laica. Ed è anche molto affascinante. In secondo luogo, io ho scritto un libro con un titolo ‘scomodo’ e anche un po' sgradevole, ma questa sgradevolezza non è dovuta a me, bensì a una situazione che questo titolo rispecchia molto: una deriva del potere che ormai si fonda su una forma di prostituzione. Non si tratta delle solite storie, vere o false, attribuite al presidente del Consiglio, alle sue personali avventure e svagatezze, o alle sue serate in libertà. Questo, certamente, fa parte di un quadro generale, ma ciò a cui mi riferisco io è invece il ‘berlusconismo’ in quanto ‘sistema’. Io conosco molto bene Berlusconi e l’ho sentito teorizzare molto intelligentemente certe cose. E ciò rappresenta un dato molto importante: a Berlusconi non capitano degli incidenti, non commette delle gaffes, bensì sa benissimo che, quando agisce in un certo modo, in campo sessuale ma anche in altri, egli acquista popolarità. Se si vanno a vedere i sondaggi, si nota che, in determinate situazioni, la sua popolarità sale anziché scendere, come talvolta qualcuno si augurerebbe, magari per motivi di buon gusto. In pratica, Berlusconi, molto più semplicemente, è convinto di poter sostituire il personale politico, che generalmente è brutto, maschile, poco attraente, ma pericolosamente indipendente, o che cerca di pensare con la propria testa, con una generazione di giovani, prevalentemente belle ragazze ma non solo, che si segnalano, fondamentalmente, per il proprio sex appeal. Questo, dunque, esclude eventuali storie sessuali o vicende piccanti che, talvolta, ci sono, ma rappresentano, nel mio libro, un dato secondario”.

Dunque, lei denuncia soprattutto questa moda che ha reso prioritaria, in politica, la cosiddetta 'bella presenza'?
“Naturalmente: se l’avvenenza è il primo requisito, si va a penalizzare fortemente l’intelligenza e le altre qualità intellettuali, perché se si debbono scegliere 100 belle ragazze e vengono scartate tutte quelle che non lo sono, questo abbassa notevolmente il livello qualitativo della selezione. Ciò lo si è capito molto bene proprio al momento della fondazione del Pdl, quando si è svolto il I Congresso. Io già ne ero fuori, ma ho seguito l’evento per televisione e lì si è visto che le ‘prime file’, in quell’evento, non erano più occupate dai vecchi politici del Partito, non c’erano Alfredo Biondi, Fabrizio Cicchitto o Antonio Martino, bensì delle persone sconosciute ma graziose, prevalentemente ragazze, ma anche alcuni ragazzi che avevano come caratteristica quello di essere belli e giovani. Nella mentalità di Berlusconi questa dev’essere la modalità con cui ottenere il ‘ricambio di sangue’ della politica, ottenendo, in questo modo, un parlamento di gente che poi si comporta in maniera ‘impiegatizia’, perché questi candidati vengono addirittura portati in determinate scuole dove vengono sottoposti a dei veri e propri corsi intensivi di apprendimento di regolamenti e via dicendo”.

E’ per questo motivo che in molti dibattiti televisivi si nota, in alcuni esponenti, un certo ricorso alla ‘pappardella mnemonica’ o di un ‘intercalare’ del tipo: "Come giustamente ha detto il presidente Berlusconi…", oppure: "Come ritiene anche il nostro premier…"?
“Sì, esattamente: una formazione da Partito comunista cinese. Io, infatti, cominciai a dire, allorquando iniziai a dar segni d’insofferenza, che gli incontri o le varie convention del Partito ormai sembravano i festeggiamenti di Kim Il-sung, il presidente della Corea del Nord, con tutte queste danzatrici, quel ‘trionfo’ grafico di ‘nuvole’, le 'mascherine' che ti accompagnano al posto come a teatro. Insomma, tutte cose che non servono a molto, in politica”.

Berlusconi sta commettendo questi errori perché scambia certi criteri come dei risvolti di modernità?
“Berlusconi persegue un suo fine. Secondo me, tutto questo è un errore, ma dal suo punto di vista è una cosa astutissima: egli punta a ‘disossare’, in un certo senso, la democrazia dalle sue regole ‘incardinate’. Come dice egli stesso, lui è l’uomo del fare e non gli importa dell’esistenza di quelli che chiama “lacci e lacciuoli”, che poi sono la Camera, il Senato, le commissioni, gli emendamenti, le votazioni, il presidente della Repubblica, la Costituzione, insomma tutto ciò che lo ostacola, ignorando - o meglio, non lo ignora affatto, anzi lo sa benissimo - che la democrazia occidentale, che non è quella di Chavez o di Putin, si fonda su due elementi, quello delle elezioni, in cui si va a votare, un Partito perde, un altro vince, il primo va all'opposizione e il secondo governa: questo è l’aspetto competitivo della politica, ma poi c’è anche quello delle regole, delle procedure, dei pesi e contrappesi, dei ‘check and balance’, che servono espressamente a ostacolare proprio chi governa o chi ha vinto le elezioni. Quando Obama ha vinto le presidenziali negli Stati Uniti, poi si è trovato contro il Congresso e il Senato e, infine, ha perso le elezioni di medio termine. E così è accaduto anche in Francia. Ciò perché la democrazia deve avere le elezioni, con chi vince e chi perde, ma anche il momento in cui chi governa deve trovare ostacoli, cercare compromessi, fare patti anche col ‘nemico’, se necessario. Questo secondo aspetto, per Berlusconi è solo fumo negli occhi…".

Il premier desidera poteri intrinsecamente sovrani, secondo lei?
“Sì. Egli si comporta - e non so se ne è consapevole - come Luigi XIV quando inventò Versailles: la reggia di Versailles venne infatti ideata dal ‘Re sole’ per togliersi dalle ‘scatole’ il ceto nobiliare, che gli dava fastidio e non pagava le tasse. E così fece creare questa città virtuale, li ficcò tutti là dentro, furono spesi fiumi di soldi per stabilire qual era la moda dell’anno e come ci si dovesse vestire e poi feste, ricevimenti, festini, nidi d’amore e così via. Se si va a Versailles si percepisce chiaramente l’importanza della sessualità alla corte di Luigi XIV. E le ville di Berlusconi, quella di Arcore, Palazzo Grazioli, villa Certosa e le altre, sono perciò i luoghi in cui Berlusconi ha creato l’antipolitica, dove gli ammessi vengono introdotti in questo mondo riempito di belle ragazze mentre, sull’altro versante, quello popolare, specialmente al sud, le ragazze vengono spinte dalle madri a farsi il ‘book’, un bel reportage fotografico personale da far circolare affinché arrivi a Emilio Fede o ad altri che forse lo porteranno ‘a palazzo’. Così fu, per esempio, per Noemi Letizia, la quale lo raccontò in maniera molto efficace in un’intervista: “Squilla il cellulare: chi sarà? E una voce risponde: “Sono il presidente del Consiglio…”.

Berlusconi è pericoloso per la democrazia?
“Vi risponderò come Carlo De Benedetti, su cui ho scritto un libro credendolo un ‘antiberlusconi’, mentre poi ho scoperto che nutre verso l’attuale presidente del Consiglio una grande simpatia umana. De Benedetti mi disse, una volta, una cosa che io trovo molto giusta e intelligente: “Quando un uomo di successo viene dagli affari o dal mondo delle aziende, inevitabilmente è un dittatore”. Le aziende di successo, infatti, si governano col ‘pugno di ferro’, con sistemi che non sono quelli della democrazia: si tratta di concezioni gerarchiche, poco flessibili, dirigiste, dove il ‘capo’ è tale per tutti, anche quando offre lo champagne e corteggia le impiegate, manda mazzi di fiori e così via. C’è tutto un galateo, nel mondo delle aziende. “Se fossi entrato in politica”, mi disse De Benedetti, “e avessi concorso a fare il primo ministro, io stesso sarei stato un pericolo per la democrazia”. Insomma, Berlusconi, di per sé, non è una persona malvagia o con delle idee assurde: più semplicemente, è uno di quelli che pensano che si possa governare un Paese così come si guida un’azienda. E ciò è profondamente sbagliato, soprattutto se il sistema di governo è quello di una democrazia occidentale”.

Oltre al titolo, in copertina c'è anche un sommario che appare piuttosto allusivo: “La sera andavamo a ministre”. Cosa significa? Può spiegarcelo?
“Si tratta di un’allusione a un sistema intrinsecamente ‘prostitutorio’: allorquando si ammette che la bellezza e il sex appeal sono gli strumenti principali da utilizzare per avere successo e non la laurea o gli anni di esperienza passati in un’amministrazione pubblica, ma viceversa le tue misure o il tuo aspetto fisico, inevitabilmente si crea un’osmosi tra il comportamento pubblico-politico e quello privato. Una tendenza che ormai vediamo ovunque, poiché stiamo vivendo in un momento di grande prostituzione di massa: lo sanno bene coloro che studiano il fenomeno, per esempio, delle ragazzine che si prostituiscono per farsi ricaricare il telefonino. Se a ciò aggiungiamo tutta una serie di ‘scandaletti’ o ‘scandaloni’ che, a torto o a ragione, sono stati attribuiti ad alcune vicende personali del premier, emerge una cultura che proviene dalla televisione, in cui c’è tutto questo mondo di ‘vallette’, ‘veline’, ‘meteorine’, ‘letterine’ e via dicendo, tutte ragazze con un bel cubetto, belle ‘tettine’, un bel visino e gambe lunghe che aspirano, naturalmente, a fare carriera, che vogliono andare al ‘Grande Fratello’, oppure vogliono fare l’assessore in qualche amministrazione regionale o addirittura andare in parlamento. E, ovviamente, si crea una sorta di ‘scalata’ a conoscere, a entrare nelle ‘grazie’ di quello che Veronica Lario ha definito “l’imperatore”, cioè il presidente del Consiglio. Poi, certamente, il premier sarà anche la persona più casta di questo mondo, come certe volte egli stesso sostiene, ma questo non è importante: quel che conta, alla fine, è il ‘movimento’, il fenomeno che si viene a creare, che uccide la dignità della donna. Tutto quello che si era costruito non dico col femminismo, ma con tutta una mentalità che, negli anni ‘70 del secolo scorso, aveva creato una nuova donna, una nuova società e tutte queste belle cose, rischiano di essere polverizzate con i cingoli dei ‘carri armati’: ci troviamo ormai di fronte a un popolo di giovani italiane che non sanno cosa sia la politica, che non parlano correttamente in italiano, che non leggono un libro nemmeno con una pistola puntata alla tempia e che, tuttavia, sanno che se si comporteranno ‘bene’ in ‘quel senso’, faranno carriera. Questo non è ammissibile, anche perché c’è la tendenza a far passare tutta questa ‘roba’ come un segno dei tempi, perché adesso siamo nell’epoca di internet, dei social network, insomma: come un risvolto di modernità. Un po’ tutto questo è vero, perché avviene anche da altre parti, ma ciò accade in particolar modo in Italia, perché talvolta noi italiani nel ‘peggio’ primeggiamo”.

Gli italiani, riguardo a Berlusconi, pensano che spesso un uomo che parte da presupposti generalmente considerati ‘sbagliati’ possa più facilmente ottenere delle realizzazioni giuste, corrette, efficaci: è ancora valido, secondo lei, questo ragionamento, oppure ritiene che, a 17 anni di distanza dal ‘mitico’ 1994, sia giunto il momento di spiegare al Paese che nemmeno l'attuale premier possieda la ‘bacchetta magica’?
"E’ una domanda francamente ottimista. Gli italiani da Berlusconi non vogliono riforme istituzionali o realizzazioni concrete: gli italiani votano Berlusconi perché gli piace, poiché è un uomo che fa esattamente ciò che molti vorrebbero fare e non possono, ha un sacco di soldi, gli piacciono le belle donne, insomma ci rispecchia fedelmente. Ma la cosa più preoccupante e che quando Berlusconi finisce al centro di vicende piccanti, in cui l’immagine della donna viene messa in discussione e, forse, anche umiliata, purtroppo i sondaggi ci dicono che la popolarità di Berlusconi proprio presso le donne italiane cresce. E questo è un fatto molto indicativo, nella sua negatività. Io ho sentito dire, soprattutto a Roma, in cui si parla un linguaggio talvolta ‘greve’, frasi del tipo: “Embè? A lui je piacciono le donne: sempre mejo de quelli che vanno coi ‘froci’…”, dimostrando ancora l’esistenza di determinati cliché, di una certa omofobia, pregiudizi che però mantengono una loro grande ‘presa’ popolare, purtroppo…”.




(Anticipazione tratta dal numero zero del mensile cartaceo 'Periodico italiano magazine' di prossima pubblicazione)
 

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Giuseppe - Roma - Mail - domenica 20 febbraio 2011 12.57
Ma senti chi sta pontificando!! Il figliuol prodigo è tornato alla mangiatoia del padre padrone. Mi dispiace che laici.it vada a sentire il parere di iindividui i che dovrebbero invece essere ignorati pe3rchè assolutamente privi di dignità e morale.
Alessio Pitta - Roma - Mail - sabato 19 febbraio 2011 9.32
ah..parliamo dello stesso individuo che in questi giorni è tornato muto muto nelle file del PDL? PUNTO UNO: FARE PACE COL CERVELLO...VERGOGNA!!!!!
Carlo Cadorna - Frascati - Mail Web Site - mercoledi 16 febbraio 2011 17.18
Guzzanti ha ragione. Ma questo non giustifica la persecuzione dei giudici che è molto più pericolosa per la democrazia del berlusconismo!
In democrazia devono essere gli elettori a mandarlo a casa e senza condizionamenti da parte della magistratura.
Laroche Antonella - Parigi Francia - Mail - mercoledi 16 febbraio 2011 10.29
D'accordissimo con quanto detto nell'articolo. In quanto donna è particolarmente triste vedere che in Italia sono venerati i profeti dell'avere e non dell'essere e che in questo marasma dove la volgarità è "le maître mot" la donna è la più grande nemica di se stessa, complice nella sua incapacità d'indignazione.
Raccomando a tutti il pamphlet di Stéphane HESSEL, eroe della resistenza francese, "Indignez-vous!" (spero sia tradotto presto in italiano, urge infatti formare le coscienze !


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