Piero Ostellino

Dopo la sconfitta dei socialisti francesi, quella dei socialdemocratici tedeschi - per non parlare della prospettiva che anche i laburisti inglesi perdano le elezioni e che persino in Svezia governano i conservatori - dimostra che la socialdemocrazia non ha più nulla da dire. Fino a ieri, ciò che essa faceva - spesa pubblica elevata, forte imposizione fiscale, presenza massiccia dello Stato - oggi lo fa la destra con la conservazione dello statu quo. A far le veci dei socialdemocratici è rimasta l' estrema sinistra. I liberali - i veri vincitori delle elezioni tedesche - invocano più iniziativa individuale, meno assistenzialismo, una riforma fiscale che lasci più soldi in tasca al cittadino senza annullare certe conquiste dell' economia sociale di mercato. A Londra ci si chiede se una spesa pubblica attorno al 50 per cento del Prodotto nazionale sia sostenibile e si propone un «dimagrimento dello Stato». Che piaccia o no, le scelte elettorali della gente riflettono una conoscenza empirica della realtà migliore di quella ideologica degli intellettuali e di certi politici. È la democrazia. In Italia, la confusione è totale. Berlusconi progetterebbe di allearsi ai «poteri forti». Che sono, poi, il debolissimo establishment economico, industriale e finanziario; l' «economia di relazioni» (io do una cosa a te, tu ne dai una a me, comprese le direzioni dei giornali) affinché nulla cambi; il capitalismo non contendibile al cui interno le azioni si pesano, non si contano, refrattario alla concorrenza. Se il progetto andasse in porto, il Cavaliere avrebbe edificato il Mausoleo del proprio fallimento come politico, con la mummia imbalsamata della rivoluzione liberale promessa e mai fatta, lui stesso e l' establishment sulla balconata ad assistere alla paralisi del Paese. I giornali di centrodestra invitano i telespettatori a non pagare il canone, per non finanziare «Annozero»; ma l' intero quadro politico, compreso il centrodestra, vi si oppone. L' abolizione del canone avrebbe, come logica conseguenza, quella del tetto pubblicitario della Rai - che oggi ne avvantaggia i concorrenti privati - e la sua probabile privatizzazione. Che nessuno vuole perché è terreno di pascolo della politica. Una battaglia di principio, di libertà - il canone è una sorta di «patrimoniale» sulla proprietà di un televisore - è diventata una guerra di parte, cui persino quella per la quale quei giornali si battono è contraria ! Una trasmissione Tv progressista accusa il Cavaliere di aver corrotto il Paese. La Tv commerciale incoraggerebbe «la mercificazione del corpo della donna». Ma rimproverare la donna di fare, in piena libertà, ciò che più le piace, o le conviene, non è, forse, un modo peggiore di considerarla un «oggetto» invece che un «soggetto»? A gridare «il corpo è mio e me lo gestisco io» non erano, forse, ieri, quelle stesse femministe che, invecchiate, oggi si scandalizzano, e ne danno colpa a Berlusconi (!?), se qualche ragazzotta se lo gestisce come crede? Mah.

 




(articolo tratto dal quotidiano 'il Corriere della Sera' del 3 ottobre 2009)

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Carlo Cadorna - Frascati - Mail - mercoledi 14 ottobre 2009 21.2
Penso, ma sopratutto spero, che la matematica (2+2=4) obblighi Berlusconi
a fare delle vere riforme liberali per far quadrare i conti. Per fortuna c'è l'Europa con il fucile spianato......


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