Vittorio CraxiNon bisognerebbe lasciar cadere nel vuoto la recente riflessione del Presidente Cossiga intorno ai margini di manovra di una politica che è stata seccamente sconfitta alle elezioni amministrative. Una scomposizione e ricomposizione del quadro politico passa anche dalla omogeneizzazione delle forze affini al popolarismo europeo ed al ‘ritocco’, in termini proporzionalistici, della legge elettorale. Una manovra di tali proporzioni in effetti sancirebbe la fine di una lunga fase storica di cui Silvio Berlusconi è stato protagonista. Tuttavia, egli stesso potrebbe determinare un’alternanza meglio ordinata, che garantirebbe stabilità, governabilità e conferimento alle grandi famiglie della democrazia europea dell’avvenire della democrazia italiana. Diversamente, fra un ‘rimbrotto’ del Presidente della Confindustria, che pretende la centralità delle imprese nelle scelte politiche del Paese, e una discussione fra rimpasti e ‘rimpastini’, assisteremo ad una lunga e penosa agonia in attesa che si faccia l’alba. Non si tratta di ridurre i danni di un quadro politico di maggioranza oramai vistosamente in decomposizione. I socialisti autonomisti, riformisti e liberali hanno innanzitutto il dovere ed il compito di non far venire meno il proprio contributo e la propria azione svolta in anni difficili. Perciò, più che mai attuale si rivela l’imperativo di Pietro Nenni: “Rinnovarsi o perire”.
Dobbiamo riflettere ad alta voce, affidando alla nostra discussione il carattere pratico di chi non vuole escludere alcuna scelta di fronte a sé, evitando furbeschi trasformismi od opportunismi che non mancano e non mancheranno. D’altronde, abbiamo sullo sfondo la necessità di riunirci a Congresso per stabilire le nostre scelte strategiche: il ritorno ad un sistema proporzionale renderebbe il nostro cammino più semplice, e l’unità fra socialisti una strada utile, per noi e per il Paese; una situazione di stallo, invece, renderebbe necessario, per i socialisti, mettersi in discussione e in movimento. Infatti, a differenza di altri partiti della coalizione che mantengono e, in alcuni casi, rafforzano il proprio peso elettorale, il Nuovo Psi arretra rispetto alle consultazioni europee: si è dunque esaurita la ‘carica’ dell’Unità Socialista promossa alle elezioni dello scorso anno, raccolta, invece, da altre organizzazioni politiche. Non siamo riusciti a trarre alcun vantaggio nelle regioni dove eravamo l’unico simbolo socialista sulla scheda elettorale. Vi è stata una discreta affermazione dei socialisti quando essi si sono proposti in autonomia, come avverrà, fra l’altro, in Basilicata. Tuttavia, siamo di fronte a un dato su cui, ora, è necessario riflettere nella collegiale assunzione di responsabilità, avviando una discussione, critica e pratica, all’interno del partito. Il peso e il ruolo della Lega Nord, all’interno della coalizione della Casa della Libertà, ha dunque vistosamente condizionato il voto nel meridione, che ha osteggiato, in forma omogenea, la politica del governo sulle riforme costituzionali. Inoltre, l’emarginazione delle forze laiche e riformiste e il mancato accordo con i radicali ha, nei fatti, sbilanciato l’alleanza su un versante, quello appunto della Lega Nord, totalmente incompatibile con forze di limpida e coerente tradizione repubblicana. Per questa ragione, è necessario un atto di forte discontinuità all’interno del governo, in mancanza del quale proporrò alla Segreteria Nazionale del mio partito il nostro formale disimpegno dall’esecutivo.


Vicesegretario e Portavoce Nazionale del Nuovo PSI
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