Antonio Di Giovanni

Ogni tanto un farmaco usato da milioni di persone viene ritirato dal mercato perché provoca gravi danni all’organismo, oppure perché talvolta provoca la morte stessa del consumatore. Ogni tanto qualcuno viene preso con le mani nel sacco a pagare tangenti per evitare controlli sui farmaci, spesso muore tanta gente ignara di tutto ciò. E’ di pochi mesi fa la scoperta di un giro di corruzione nel settore farmaceutico che ha visto indagate 30 persone e ne ha portate all’arresto 8 tra cui spiccano 2 alti dirigenti dell’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), l’ente di vigilanza sull’immissione dei farmaci nel mercato nazionale. A nessuno importa della salute dei milioni di consumatori che, ignari, giorno dopo giorno assumono sostanze le quali, in teoria, servirebbero a curare, ma che in realtà uccidono. Tant’è che, come si è appreso dai quotidiani nazionali, i due dirigenti indagati, in cambio di mazzette regali e viaggi premio facilitavano le procedure necessarie alle case farmaceutiche per commercializzare i medicinali senza i dovuti controlli. Il farmaco in questione è il più famoso di tutti, quello che nel lessico quotidiano è diventato il sinonimo indiscusso di 'antinfiammatorio': l’Aulin. A chi di noi infatti non è mai capitato di chiedere come antinfiammatorio "una bustina di Aulin" non conoscendo di fatto altro tipo di medicamento? La sua notorietà e la sua larga diffusione ne ha fatto la vera e propria icona del farmaco antinfiammatorio. L’Aulin tuttavia, che nel nostro Paese è ancora in commercio, è stato ritirato dal mercato dall’Agenzia del farmaco irlandese già molti anni fa perché ha provocato insufficienze epatiche così gravi da dover trapiantare il fegato in diversi pazienti. L’Irlanda di fatto non è il primo Paese ad avere tolto il principio chimico del Nimesulide (presente nei farmaci: Aulin, Algimesil, Antalgo, Areuma, Dimesul, Domes, Efridol, Eudolene, Fansulide, Flolid, Isodol, Ledolid, Ledoren, Nerelid, Nide, Nimenol, Nims, Noxalide, Resulin, Solving, Sulidamor, Fansidol, Sulide, Idealid, Delfos, Domes, Noalgos, Algolider, Aulin, Fansidol, Mesulid, Nimesil, Remov, Migraless, Edemax, Mesulid Fast, Nimedex e in molti farmaci generici). Finlandia e Spagna già dal 2002 hanno deciso la medesima cosa assieme ad altri Stati, mentre Stati Uniti e Giappone non hanno voluto neanche approvarne la commercializzazione. Delle migliaia di prodotti chimici che le lobbies del farmaco producono e vendono, quanti sono sicuri e quanti invece pericolosi per la salute pubblica? Nessuno lo può sapere, se non quando si manifestano pubblicamente i danni o le morti. E questo avviene perché le ditte produttrici dei farmaci stessi, per farli entrare quanto prima nel mercato, ‘modificano’ gli studi di sicurezza grazie anche alla sudditanza, per non dire collusione, di quegli istituti che dovrebbero salvaguardare la salute pubblica (Fda, Aifa, Emea, ecc.) e che ce li mettono gentilmente a disposizione nelle farmacie e, da qualche tempo, anche nei banconi dei supermercati. Tra le altre cose oltre danno alle persone fisiche si aggiunge quello economico per lo Stato infatti la Roche assieme a Bayer, Pfizer, Glaxo, e altre 30 aziende sono state denunciate dal Procuratore Capo di Istanbul per aver gonfiato i prezzi dei medicinali acquistati dalle istituzioni governative. Secondo tale denuncia, le ditte in questione "hanno partecipato ad una organizzazione illegale con lo scopo di compiere atti criminali, abusi di autorità, falsificazione di documenti ufficiali, affermazioni false in documenti ufficiali". Quindi non stiamo parlando proprio di stinchi di santo, anche se fin qui non c’è granché di strano: le strategia del business fa questo e molto altro. La cosa veramente scandalosa è che ci sono in commercio ancora migliaia di farmaci pericolosi per la salute pubblica e questo con il beneplacito delle case di produzione e delle agenzie per il controllo. Una informazione corretta può salvarci la vita, mentre un’informazione deviata o incompleta può metterla a rischio. Ad esempio, quante persone in loro libertà e coscienza farebbero la chemioterapia se venissero a sapere che la sopravvivenza a 5 anni dal trattamento chimico devastante è poco più del 2% ? Credo molti di meno, se leggessero i risultati dello studio medico multicentrico (Usa e Australia), pubblicati sulla rivista prestigiosa del settore “A Clinical Oncology” e rintracciabile nel sito governativo http://www.pubmed.gov/. Una ricerca enorme che ha coinvolto 225.000 persone seguite per 14 anni sui 22 casi più diffusi di tumori. Questa è l’informazione a cui mi riferivo prima, ma io mi fermo qui: sono sicuro che una mela al giorno non può più bastare.


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