Come diceva Filippo Turati, ‘in politica bisogna vedere le cose un quarto d’ora prima’: nel caso della Rosa nel pugno, per mesi ‘i Socialisti’ sono stati facili profeti nel ritenere che un determinato accordo politico-elettorale avrebbe retto solo mantenendo al contempo saldi e distinti i soggetti politici che lo componevano, ovvero valorizzando il meglio delle due tradizioni, quella radicale e quella socialista, e non promuovendone una a discapito dell’altra. Gli esiti di quelle parole inascoltate sono, ormai, evidenti a tutti: i dirigenti delle formazioni socialiste che aderiscono al centro-sinistra siano, oggi, capaci di ragionare non in astratto intorno ad un’ampia e concreta federazione che non metta definitivamente ‘in soffitta’ il legame socialista e radicale, ma lo modifichi nella sostanza pratica. Diversamente, una lunga discussione provocherà solo una lacerazione traumatica e a rimetterci saranno ancora una volta i socialisti nel loro insieme.
Una concreta disponibilità deve essere fornita a tutti coloro che vogliono mantenere il legame con la storia e con il futuro del socialismo italiano, che certamente non è una ‘storia minore’ o ‘dannata’, bandita dal socialismo europeo. Si apra dunque una discussione più larga e, in un certo senso, più ‘alta’: ne avrà da guadagnare la sinistra italiana in generale ed anche un quadro politico italiano oggi in movimento. Marco Pannella ha cercato di ‘cannibalizzare’ l’area socialista, ma non riuscirà nei propri intenti: egli cercò già di farlo nel 1994 – ’95, quando i socialisti orfani del Psi cercarono il suo sostegno nella speranza di essere difesi. Oggi, si accanisce con i socialisti della diaspora che gli hanno ‘dato corda’, ma la corda si è spezzata. Ora diviene importante, per i socialisti, prendere una pausa di riflessione, non per riparlare del passato, bensì per tracciare il futuro. E l’unità dei socialisti può risultare assai più vicina rispetto agli ultimi mesi.