Vittorio LussanaNei giorni scorsi, Matteo Salvini ha scritto una lettera di risposta al giornale tedesco 'die Welt', che ci ha lasciati alquanto perplessi. Si tratta della testata d'informazione che ha commentato gli aiuti che si stanno studiando a Bruxelles con l'infelice frase: "La mafia, in Italia, sta aspettando i soldi dell'Europa". E' indubbiamente vero, che il quotidiano tedesco ha fatto, come suol dirsi in questi casi, "di tutta un'erba un fascio". E che esso meritasse una risposta. Ma sarebbe stato più corretto, da parte di Salvini, andare ad accertarsi come quella frase si trovasse all'interno di un contesto d'analisi assai più articolato. Non si è trattato di un vuoto slogan totalmente 'campato per aria', come purtroppo sono soliti fare i nostri politici di terza generazione. In secondo luogo, la lettera del leader della Lega, postata sulla sua pagina Facebook, è stracolma di imprecisioni. Innanzitutto, intorno al cosiddetto 'fondo salva-Stati', in merito al quale Matteo Salvini, dopo aver 'rinfacciato' al giornale tedesco il contributo italiano degli anni scorsi per il finanziamento del Meccanismo europeo di stabilità (Mes, ndr), ha sostanzialmente affermato che di quei soldi l'Italia non avrebbe mai saputo più nulla. Una frase che ha dimostrato come il nostro ex ministro degli Interni, più che un mentitore, sia soprattutto assai poco informato, o quantomeno mal consigliato dal proprio gruppo di economisti. Chi ha infatti gestito il 'vecchio Mes' negli anni passati, ha acquistato obbligazioni e titoli di debito di altri Paesi, in particolar modo della Grecia. E grazie ai tassi d'interesse ottenuti sui mercati internazionali ha rimborsato all'Italia quasi tutto. Mancherebbe ancora qualcosa, a dire il vero: poco più di un centinaio di milioni di euro. Ma si tratta veramente di 'poca roba', rispetto alle cifre di cui stiamo parlando, in questi giorni, per la fase 'post coronavirus'. In terzo luogo, non è affatto vero, come invece ha dichiarato Salvini, che l'Unione europea, negli ultimi decenni, non ha aiutato l'Italia o le avrebbe negato delle risorse. In realtà, la Ue ha finanziato numerosi progetti e 'patti territoriali' passando per le Regioni, le quali a loro volta hanno girato i fondi accordati ai comuni interessati. Questi ultimi, tuttavia, il più delle volte non li hanno spesi, per manifesta incapacità a realizzare quei progetti e quelle idee formalmente - ma solo formalmente - ben presentate. Tutto o quasi tutto, qui da noi, resta sulla 'carta'. Di conseguenza, l'Unione europea si è vista costretta a riprendersi il denaro accordato, per finanziare la Polonia e altri Paesi dell'est europeo. Ciò è accaduto in maniera evidente, per esempio, nel triennio 2011-2013. Ed ecco perché gli Stati 'nordici' non si fidano delle nostre intenzioni: per motivazioni assai ben 'motivate', purtroppo. In particolar modo, per lo scarso livello qualitativo della nostra attuale classe politica - a cui lo stesso Salvini appartiene - che non realizza mai le cose che dice di voler fare. Ai tedeschi si possono dire tante cose. Ma di certo, essi non difettano di capacità organizzative o concretezza politica. Sia come sia, tornando alla lettera di Matteo Salvini al 'die Welt', essa si conclude con la consueta 'filippica', totalmente inutile, contro le Ong impegnate a salvare le vite dei migranti nel mar Mediterraneo, invitando il quotidiano tedesco a produrre delle inchieste contro di loro. Un tema che, oltre a essere assai poco pertinente, in questo caso, ha palesato l'evidente stato confusionale del leader della Lega, che lo ha condotto (non è la prima volta...) a entrare a 'gamba tesa' sulle competenze professionali altrui. Fondasse lui un suo giornale finalizzato ad accertare chi ci sia, effettivamente, 'dietro' alle Ong: scoprirà un 'mondo' che non è affatto quello che disegna lui. Insomma, Matteo Salvini non può di certo imporre a un direttore di testata cosa deve scrivere sul giornale che dirige, o quali inchieste dovrebbe fare o a non fare: è proprio questo il 'determinismo' di cui appare, ancora oggi, 'impregnato' il 'sovranismo' di casa nostra. Esattamente questo. Tutto ci manca, ormai, in questo nostro Paese. Soprattutto, nel pieno di una quarantena dettata da un'emergenza sanitaria assai grave. Ma la sola e unica cosa che, in questo preciso momento, non ci serve per niente, è il rimpianto per certi 'pulpiti'. Di chiesa o di piazza essi siano.




Direttore responsabile di www.laici.it e della rivista mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)

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