Emanuela ColatostiA 40 anni dall'uscita di 'Unknown Pleasure', il mondo della musica ha commemorato come poteva la nascita e il tramonto artico. Ma non è stato solo il suicidio di Ian Curtis a fare da 'effetto-meteora' per l'esigua produzione della band, che ammonta a solo due album. Il circolo Arci di Montefortino ha detto la sua, rinnovando un impegno a creare occasioni di vivibilità di un centro storico tanto difficile quanto meraviglioso, come quello di Artena. La serata del 13 settembre scorso, dedicata per l'appunto ai 'Joy Division', si è infatti consumata in una piazza della Resistenza trasformata in una splendida piattaforma sul reticolo stradale che la parte nuova della cittadina in provincia di Roma. Nell'oscurità della notte, stupisce davvero quanto possa essere illuminato il territorio ai piedi della collina su cui Artena s'inerpica. Abitabilità dei territori urbani e attenzione alla produzione artistica del territorio hanno portato all'organizzazione di una serata all'insegna del rock. Per ricordare e rivivere insieme un capitolo tanto breve quanto importante della storia della musica: quello in cui, in maniera assolutamente prematura, il punk inglese, con le sonorità e le scelte ritmiche dei Joy Division, già sembrava virare verso il 'post'. Ad affrontare questo discorso sono state convocate tre band locali, con il compito di proporre almeno una cover degli autori di 'Unknown Pleasure'. Il concerto è stato aperto dai Van der Rohe: autori sui riff di un 'alternative rock' che, cantato in italiano, risulta carico di tonalità cupe e isterismi. A partire dal sostrato malinconico del gruppo, che dal minimalismo dell'omonimo architetto prende il nome, si innesta la possibilità di una cover della band di Manchester. La frontwoman, Simona Panepuccia, si destreggia con onore nell'esecuzione di 'Trasmission'. A seguire una band di genere diverso. Proprio in questo risiedeva la 'sfida' artistica lanciata da Arci Montefortino: come possono gruppi che provengono da generi diversi restituire la propria versione di una canzone dei Joy Division? I Vinnie Jonez Band si collocano nel panorama fluido del 'post rock', tra influenze metal e innesti provenienti dal 'grunge'. Senza troppe difficoltà, il piglio della band capitanata da Gianluca Sacchi si cala nell'atmosfera di 'Shadowplay'. In chiusura i Nuàri, che invece provengono proprio dal punk: conservatori dello spirito originario per cui quel genere è nato a Londra, contagiano il pubblico con la loro iperattività, risvegliandolo dal torpore che, in qualche modo, le sonorità 'alt' e 'post' tendono a infondere. Se non fosse per un timbro vocale più alla Syd Barret di Daniele Macera, totalmente diverso da Ian Curtis, il passaggio di registro dai pezzi propri a 'Living in the Ice Age' è stato praticamente impercettibile. Tre diverse sfumature dei Joy Division che resteranno non incise.


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