Michele Di MuroC'è più di una ragione se l'Italia viene definita, sin dal medioevo, il 'Belpaese'. Clima mite, buon cibo, cultura e paesaggi meravigliosi rendono la visita della nostra nazione un'esperienza unica e irripetibile. Ogni cittadino è perfettamente consapevole di questo e, con fare campanilistico, è pronto a sostenerlo con chiunque provenga da un altro luogo. Ma quanti di noi conoscono davvero il territorio italiano? Non molti. Siamo cresciuti in un contesto socioeconomico in cui, per la prima volta, ci è stata data la possibilità di viaggiare in aereo in maniera agevole ed economica. Con poche decine di euro è possibile partire alla scoperta di una qualsiasi capitale o città europea. Ci siamo sentiti davvero parte di un unico continente, da conoscere ed esplorare. E senza alcun dubbio, ciò ha rappresentato un fattore culturale di grande importanza e rilievo, che ha avuto tuttavia come conseguenza diretta la diminuzione dell'interesse delle nuove generazioni verso il nostro Paese. Spinti a scoprire il diverso e nuovo, ignoriamo le meraviglie che si trovano da millenni a pochi chilometri da casa. Ci vantiamo di aver visto la Gioconda al Louvre e magari non sappiamo neanche dove e cosa sia l'antica abbazia di San Galgano, in provincia di Siena. Vero è che non basta una vita intera per conoscere l'enorme patrimonio paesaggistico e culturale del nostro Paese. Ma è altresì vero, che varrebbe la pena rinunciare a un week end in una qualsiasi città europea, per riscoprire anche solo un 'pezzetto' del nostro territorio e della nostra Storia. Da anni, ormai, si lavora sul piano nazionale e territoriale all'inversione delle tendenze. In primis, attraverso l'attività di divulgazione; in secondo luogo, tramite un lavoro attivo rivolto alla costruzione e al ripristino di antichi tracciati e percorsi di visita, strettamente connessi alla storia del territorio. Ciò fornisce un 'input' ben preciso alle comunità locali, che sono inviate ad attivarsi, onde favorire e migliorare l'accoglienza del 'viandante'. Pensiamo, in tal senso, al peso che hanno avuto le giornate del Fai (Fondo ambiente italiano) e al lavoro svolto dal Cai (Club alpino italiano), oppure all'attività del Mibact, che ha realizzato l'atlante dei cammini: una mappatura di oltre 40 percorsi di particolare rilievo paesaggistico e storico, attraverso i quali viaggiare nel nostro Paese a piedi o in bicicletta. Quest'estate, chi non ha ancora programmato le sue vacanze può dunque scegliere di aderire all'iniziativa promossa dal ministero dei Beni culturali nella precedente legislatura, attraverso la quale è stato nominato il 2019 come anno del 'turismo slow'. Ovvero, 'lento'. Nel 2017, l'allora ministro, Dario Franceschini, lo spiegò perfettamente: "Il 2019 come anno del turismo lento sarà un ulteriore modo per valorizzare i territori italiani meno conosciuti dal turismo internazionale e rilanciarli in chiave sostenibile, favorendo esperienze di viaggio innovative: dai treni storici a alta panoramicità, agli itinerari culturali, ai cammini, alle ciclovie, ai viaggi a cavallo. Investire sul turismo sostenibile", aggiunse, "è una strategia di sviluppo che ha come fine la tutela e la riproposizione innovativa di luoghi, memorie, conoscenze e artigianalità che fanno del nostro Paese un luogo unico: un circuito di bellezza straordinariamente diffuso lungo tutto il suo territorio fisico e lungo un arco di secoli di civiltà". L'idea di base è che il viaggio in macchina, col treno veloce o in aereo, per quanto ci consenta di raggiungere la meta in minor tempo, ci impedisce di godere appieno il panorama e le singole peculiarità locali, che sono ciò che rende il nostro Paese un luogo meraviglioso. E' questo un modo per vivere una sorta di 'viaggio nel tempo', ripercorrendo le stesse strade che i nostri antenati usavano per spostarsi da un posto all'altro. Al tempo stesso, è una grande occasione di rilancio per quei territori poco frequentati e lontani dalle zone di grande attrattiva turistica. Vista l'estensione dei nostri tracciati non c'è che l'imbarazzo della scelta. Si può, per esempio, scegliere di affrontare il viaggio da Roma verso la Puglia seguendo il tracciato della via Francigena del sud, da poco ripristinato e la cui mappatura completa è in corso di realizzazione, utilizzato anticamente dai pellegrini che volevano raggiungere Gerusalemme. Oppure, si potrebbe pensare di affrontare il viaggio sulla Romea Strata: l'unione di più strade percorse in passato per arrivare a Roma partendo dal nord-est dell'Italia. Oltre ai siti istituzionali e ai libri reportage (come quello di Paolo Rumiz sulla via Appia, ndr), il web pullula di blog nei quali gli autori raccontano le loro esperienze di viaggio e forniscono utili consigli per preparare al meglio la partenza. Come diceva Goethe: "Non è abbastanza fare dei passi che un giorno ci condurranno alla meta: ogni passo deve essere lui stesso una meta, nello stesso momento in cui ci porta avanti". Buon cammino a tutti.


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