Roberto LabateUna sera mi trovai a guardare uno strano film, un documentario. Non riuscivo a capirne bene il senso: ipotizzava un complotto che ci sarebbe stato per provocare il disastro della centrale nucleare a Chernobyl, di cui si parlò per tanti anni e se ne parla ancora oggi. Facevo fatica a comprendere cosa sottintendessero i vari protagonisti e qual era il filo del ragionamento. Compariva spesso un personaggio, che sembrava avere delle certezze assolute, sconvolgenti, su quell'evento. E riferiva di un incidente voluto, provocato. Aveva delle rivelazioni da fare su un evento di oltre 30 anni fa? E quali potevano essere? Come faceva a sapere certe cose in merito a un evento del genere, che cambiò la geografia di quei posti, uccidendo o facendo sfollare migliaia di persone? Non sapevo bene come prenderla, questa cosa. Poi mi accorsi che quel film stava prendendo la forma di una seduta psicanalitica: questo strano personaggio, spesso riferiva delle sue paure intorno a questa storia, perché il sistema di potere che c'era in Russia ai tempi di Chernobyl è lo stesso che c'è oggi. Diceva di aver ricevuto delle minacce. Pare sia stato intimidito dalle forze al potere, dal regime che era succeduto a quello sovietico, formato dalle stesse persone dei tempi dell'Urss. C'era un motivo per provocare il disastro di Chernobyl? E questo motivo era cancellare, far dimenticare il sistema difensivo del Duga, che non funzionava? C'erano delle altissime autorità coinvolte nell'ideazione e realizzazione del Duga: un sistema che andava fino ai più alti responsabili del regime sovietico che sono tutt'oggi al potere in altra veste: quella di democratici. Essi non vogliono che si sappia questa storia e, soprattutto, ciò che ne è derivato. Ovvero: il crollo dell'Unione sovietica, causato dalle ingentissime spese per sistemi di sorveglianza e missilistici che non funzionavano e che il disastro di Chernobyl doveva far dimenticare. Sono passate diverse settimane, mesi, da quando ho visto quello strano documentario. La cosa deve aver lavorato dentro di me, a livello inconscio. Perché l'Unione sovietica è implosa quasi all'improvviso? Non si è mai saputo realmente, in occidente: nessuno ha mai spiegato una caduta così repentina dell'impero sovietico, che sembrava un Moloch inamovibile, da sempre. Era quella la spiegazione? Ce l'avevamo sottomano, sotto terra e dovevamo scavare per tirarla fuori? Così ho pensato di contattare quello strano personaggio visto in quel film: una persona di cui non possiamo, ovviamente, fare il nome, dato che, tra le altre cose, ha ricevuto delle minacce. Ma la storia c'è tutta ed è, secondo noi, di una certa importanza, dato che quanto accaduto a Chernobyl nel 1986 viene considerato, come dice la Alexsievich, premio Nobel per la letteratura: "Il più grande disastro del secolo dopo le due guerre mondiali, direttamente legato al crollo dell'Unione sovietica e che ha cambiato il mondo in pratica. Una storia di cui specie in occidente non c'è una piena concezione". Questa persona, con la quale sono poi riuscito a mettermi in contatto, è un artista il quale, ai tempi del disastro, è rimasto anch'esso contaminato dalle radiazioni. Studiando il caso che riguardava il suo Paese e la sua generazione, per tutta la vita ha effettuato alcuni approfondimenti su Chernobyl, tra cui uno, un film, divenuto piuttosto famoso e che ha anche vinto il 'Sundance Film Festival' negli Stati Uniti. Ed è proprio il film che avevo visto io, per puro caso, quella sera, mentre era in programmazione su un network italiano. Questo personaggio, da me contattato via Facebook, ha cominciato a telefonarmi e scrivere dei messaggi, rispondendo ad alcune domande che gli ponevo in inglese, mentre lui mi rispondeva in russo. Per poter tradurre le sue risposte ho dovuto usare il traduttore di Google, non conoscendo la lingua. E ovviamente, sono diventati dei messaggi un po' criptici, il cui senso, tuttavia, in linea di massima si capiva. Ho anche chiesto a una traduttrice se era disponibile a tradurre questi messaggi, dato che lei era una un'insegnante di madrelingua russa, ma ne ho ottenuto un rifiuto, poiché questa è una storia che faceva e fa tutt'ora paura. Dopo i periodi atroci del terrore staliniano e quello della II guerra mondiale, alla morte di Stalin (anche quello una sorta di 'giallo storico', poiché pare che ebbe un malore e i suoi collaboratori, tra cui Berja, il temutissimo capo della Polizia segreta, fecero in modo di non prestargli soccorso, in maniera che morisse steso sul pavimento, soffocato nel proprio vomito. Berja non riuscì comunque a succedergli e finì, a sua volta, in un carcere staliniano. E pare che l'ultima volta che è stato visto, urlasse di disperazione completamente nudo nella sua cella, ndr) giunse al potere l'ucraino Nikita Kruscev, che cominciò a denunciare i crimini dell'era staliniana prima di esser messo, a sua volta, da parte. Si arrivò, pertanto, alla lunga fase di immobilismo e conservatorismo di Leonid Breznev, alla morte del quale, negli anni '80 del secolo scorso, emerse dalle file del Partito comunista sovietico, un giovane e promettente uomo del 'nuovo corso', che cercò di inaugurare l'era delle riforme, della 'perestroika' e della 'glasnost', la trasparenza. Un uomo che voleva sinceramente e realmente cambiare il Paese e i rapporti di questo col resto del mondo. Riuscì persino a convincere Ronald Reagan che i sovietici non erano più "l'impero del male", come li aveva definiti il presidente americano all'inizio del suo mandato. Gorbaciov riportava successi notevoli all'estero, ma in patria doveva affrontare una situazione sempre più difficile, fra conservatori, nostalgici dei vecchi tempi dell'impero sovietico e delle figure forti e autoritarie. Fazioni che lo appoggiavano in questa volontà riformatrice, all'interno delle quali, però, nacque un'enorme forza disgregatrice, fra le varie popolazioni, centinaia, che costituivano quello che era l'Unione sovietica, tenuta insieme con la forza militare tipica di uno regime totalitario. Gorbaciov introdusse per primo concetti di democrazia e libertà, che però potevano rivelarsi fatali, come poi si rivelarono per l'architettura stessa dell'Urss. A questo, si univa una crisi economica che ormai era impossibile tacere. L'economia dell'Urss, fatta di impianti industriali vecchi, di esperimenti collettivi sbagliati in agricoltura e di un terziario ancora non sviluppato, non riusciva più a crescere, in sostanza. E scontava decenni di arretratezza tecnologica e scientifica. Inoltre, l'Unione sovietica era coinvolta in una assurda e per molti versi suicida corsa agli armamenti con l'occidente e gli Stati Uniti. Ma le spese enormi per un apparato militare divenuto, a sua volt,a obsoleto furono un qualcosa che rischiava di avere - e in parte ebbe - un ruolo nefasto per l'Urss. La conoscenza è potere. L'informazione è potere. E, soprattutto, il controllo dell'informazione è potere. Infatti, il controllo dell'informazione ebbe un ruolo primario in questa vicenda. Soprattutto nel 'dopo', nelle ore successive all'esplosione del quarto reattore di Chernobyl, quando nessuno avvertì che c'era stata un'enorme fuga radioattiva. Nessuno lo disse per giorni, alla popolazione della zona limitrofa. E nessuno lo disse ai pompieri, mandati a spegnere l'enorme incendio che si era formato nella centrale per l'esplosione di quella notte. Tutti quegli uomini, i pompieri, moriranno nei giorni successivi fra atroci sofferenze, come testimoniato da alcune delle storie raccontate da Svetlana Alexsievic, premio Nobel per la letteratura con il suo capolavoro: 'Preghiera per Chernobyl' (edito in Italia da 'Le Cicogne'). La prima storia che la Alexsievic racconta è quella drammatica di un pompiere che, in quella famosa notte, venne mandato in soccorso per cercare di domare l'incendio che si era scatenato. Non era stato avvisato di nulla, né lui, né i suoi compagni, dell'enorme fuga radioattiva che si era sprigionata. Il pompiere, con i suoi compagni, salì fin sul tetto della centrale, pieno di grafite radioattiva, in maniche di camicia. Morirà nei giorni seguenti, fra le atroci sofferenze di un corpo in disfacimento, come tutti i suoi compagni. Arrivò la moglie ad assisterlo, quando era ormai a letto ricoverato: "Hai potuto vedere come è successo? Siete stati i primi ad arrivare sul posto", gli chiese la sua compagna. E lui rispose: "Sicuramente si è trattato di sabotaggio. Qualcosa di organizzato. Tutti i nostri ragazzi sono dello stesso avviso". Se ne salverà uno solo di quei ragazzi, il quale, ogni tanto, interviene in qualche inchiesta televisiva di ricostruzione dei fatti. Tra l'altro, ha invalidità e danni permanenti come moltissime altre persone che hanno avuto a che fare con quella tragedia. Pare che i morti causati dalla centrale nucleare di Chernobyl siano stati circa un milione e mezzo, mentre i feriti, gli ammalati o coloro che hanno patito danni al fisico e al sistema nervoso sono quasi incalcolabili. Nessuno, a quei tempi, poté dire o riportare queste cose. Chernobyl è una storia avvolta tutt'oggi in una cappa di mistero: una storia che fa paura, una tragedia di portata storica inimmaginabile, che ha minato le fondamenta dell'Unione sovietica e del suo apparato tecnologico, che a sua volta regolava il sistema difensivo. Teniamo ben presente questo punto: il sistema difensivo. L'Urss, benché ridotta economicamente allo stremo, era stata trascinata dall'occidente e dagli Stati Uniti in una folle corsa agli armamenti. E aveva costruito dei complicati sistemi di sorveglianza: antenne enormi nell'area, antenne lunghe chilometri alte centinaia di metri. Insomma, un sistema fra i più costosi mai inventati e i cui i responsabili sarebbero stati chiamati a rispondere. Ma poi ci fu Chernobyl e più nessuno rispose più di queste cose. Niente più commissioni d'inchiesta sui sistemi di videosorveglianza: c'era stata Chernobyl, l'apocalisse, tutto il resto passava in secondo piano, non contava più. "Non è saltato per aria solo Chernobyl, ma con lui è saltato per aria il comunismo", ha dichiarato un vetero-comunista nostalgico alla Alexsievic. Forse, si tratta della più grande storia mai raccontata. Una storia che è ancora un mistero per le migliori menti e i più grandi autori dei nostri tempi. Autori come la Alexsievic, per l'appunto. E tantissimi autori di libri, film e documentari. Ma per entrare in una storia del genere e se si vuole trovare veramente qualcosa, occorre procedere la questione in maniera completamente diversa e cercare di evitare di entrare nel 'gioco di specchi' delle versioni ufficiali, che non portano a nulla. Ci sono state tantissime versioni, infatti. Tante verità ufficiali, che non rispondono a nulla e non fanno capire nulla del perché e di cosa fosse successo a Chernobyl. Bisogna ragionare, altresì, per induzione, per accostamenti. Esisteva un enorme sistema di sorveglianza a Chernobyl, chiamato Duga. Il Duga era un'antenna, o un insieme di antenne, che costituivano un apparato imponente, lungo un chilometro e alto centinaia di metri: una cosa impressionante a vedersi. Si trattava di uno dei sistemi difensivi più grandi e più costosi mai realizzati in Unione sovietica e nel mondo. Questo enorme e costosissimo apparato difensivo non funzionava bene. Il Duga era costato una fortuna, nel clima della corsa agli armamenti e degli 'scudi spaziali', o antimissilistici, di quegli anni. Il responsabile era un personaggio potentissimo di allora, che sarebbe stato chiamato a rispondere di questo sistema in un'inchiesta tenutasi, in soli tre mesi, successivamente al disastro. Un'inchiesta che gli avrebbe rovinato la carriera, la reputazione e la vita. A lui e a tutto il blocco di potere che aveva lavorato a questo colossale sistema. Ma cosa accadde a Chernobyl? Tutto cominciò con una telefonata, fatta proprio da questo alto responsabile, che intimava ad alcuni tecnici di turno quella notte nella centrale nucleare, di fare un esperimento inusuale e molto pericoloso. Ci furono due telefonate, in verità: una arrivò di giorno, in cui i responsabili di quel turno si erano rifiutati di fare quest'esperimento, giudicandolo troppo pericoloso. Poi ce ne fu una seconda, di notte, in cui i tecnici vennero convinti a eseguirlo. E ci fu l'incidente. Una catastrofe immane, che cancellò qualsiasi commissione d'inchiesta, che infatti non venne mai istituita. E ci fu un lungo, lunghissimo stato di emergenza, determinato da quest'esplosione e da un'enorme fuga radioattiva, che contaminò tutte le zone circostanti, le quali vennero sfollate. Ciò portò alla distruzione di tutta un'intera regione e a circa un milione e mezzo di vittime, per malformazioni, tumori e leucemie. Fatti che segnarono la popolazione stanziale per decenni. E ci fu il crollo della fede di un popolo in un sistema, quello comunista, che seppur aveva visto alcune ingiustizie e aberrazioni, era ancora giudicato fondamentalmente giusto. Quando partì l'enorme 'copertura' delle informazioni, la grande menzogna che seguì al disastro dopo l'esplosione, alcuni funzionari pianificarono apertamente certe operazioni, calcolando il numero di vite umane che sarebbe costato per fare questo o quello. Il popolo, che era sempre stato piuttosto cinico coi suoi dirigenti, ora vide chiaramente come quel sistema, con i suoi spietati burocrati, mandava la gente a morire. E infatti morirono a migliaia, a milioni. Ecco perché, improvvisamente crollò la fede del popolo nel comunismo e nella perestrojka di Gorbacev, il quale aveva innestato dei processi autodistruttivi nella stessa Unione sovietica. E questo portò, con la crisi economica successiva, al crollo dell'Urss. Un'implosione determinata da ragioni economiche: il sistema non reggeva più, specie dopo le folli spese per la corsa agli armamenti. Il popolo russo, visto quanto era accaduto, visto il cinismo e la 'copertura' delle centinaia di migliaia di persone che continuavano a morire, spesso per mancanza di informazioni valide da parte del governo, non credette più al modello politico dal punto di vista morale. Il comunismo sovietico perse ogni giustificazione e legittimazione davanti al suo stesso popolo, martoriato da Chernobyll.

Tempi presenti
Ora bisogna fare un tuffo nei tempi attuali, in Russia e Ucraina. Ci sono appena state le elezioni in Russia, per il rinnovo del parlamento. E il movimento 'Russia Unita' di Vladimir Putin, come scontato, gode ancora oggi di una larghissima maggioranza. In buona sostanza, non ha rivali. Anche le altre piccole formazioni, gli ex comunisti e i nazionalisti, sono alleati del partito di maggioranza relativa e l'autocrate si ritrova solo al comando da oltre 20 anni. In Ucraina, invece, c'è la guerra civile, anche se a tratti: la parte 'russofona' del Paese, la Crimea, dopo vari disordini si è distaccata dal govenro di Kiev e ha votato per il parlamento russo: delle elezioni 'finte', praticamente fantasma. I vari oppositori di Putin sono stati via via incarcerati, mentre qualcuno è stato trovato morto. Lo stesso Putin dispone di un potere praticamente illimitato e di ricchezze spaventose, multimiliardarie, come testimoniato delle inchieste suo paradisi fiscali 'off shore' a Panama, grazie ai suoi interessi con l'azienda di Stato russa del gas, la Gazprom, insieme a molte altre attività. Tutti i cosiddetti oligarchi russi, per prosperare e non finire in galera come successo a Kodorksky, per 10 anni, devolvono una parte sostanziosa - si dice addirittura il 50% dei loro guadagni - a Putin, che è uno degli uomini più ricchi e potenti del mondo grazie a queste fortune intestate a prestanome in paradisi fiscali. Ora, a parte la condizione attuale del nuovo regime, perché tale lo possiamo definire e l'instabilità in Ucraina, quale tipo di legame possiamo ipotizzare tra il complotto di Chernobyl, la caduta dell'Unione Sovietica e i tempi presenti? Ebbene, si tratta di un collegamento che è nelle cose. Un regime del genere, per avere potere, deve contare su informazioni da cui far derivare un 'potere di ricatto' sui rivali. Putin è un uomo dell'ex Kgb. Quindi, ha le informazioni e sa tutto di tutti. Sa, con ogni probabilità, anche quello che è successo a Chernobyl. Conosce la storia ufficiale e, con ogni probabilità, anche il complotto che c'è stato. Non può non saperlo. E governa incontrastato grazie a questo suo potere di ricatto, legato anche a questa storia. Come ha fatto, questo oscuro tenente del Kgb, a diventare uno degli uomini più potenti e inamovibili del mondo? Ebbene: egli è inamovibile perché, conoscendo tutto di tutti, può ricattare chiunque. Qui stiamo andando per ipotesi, nei riguardi del presidente Putin. Ma sicuramente, del complotto di Chernobyl ben difficilmente può esserne all'oscuro: se lo conosciamo noi, fra mille difficoltà e dopo 30 anni, come fa a non conoscerlo lui che proviene dai servizi segreti? Una verità che può esser divenuta motivo di ricatto verso tutto un apparato e un blocco di potere. Il quale, per salvarsi da eventuali e pericolose inchieste sul funzionamento del Duga, che aveva creato una catastrofe di proporzioni inimmaginabili, ha voluto evitare a tutti i costi di essere chiamato a rispondere di un disastro del genere. Bisogna ragionare in maniera diversa in questa storia: per deduzione e induzione. Se si segue la storiografia tradizionale, Vladimir Putin non è altro che un oscuro membro dell'apparato del Kgb. Ma se appuriamo e arriviamo alla conclusione che vi fu un complotto, a Chernobyl, legato da concause con il successivo crollo dell'Unione sovietica, non si può non dedurne che un uomo del Kgb ne fosse al corrente e che, conoscendo tutta l'operazione di copertura e d'insabbiamento successiva, sia riuscito a entrare in possesso e ad avvalersi di molte informazioni. Ed è su questo che, probabilmente, si basa il suo potere nell'attuale contesto storico-politico: sul potere di ricatto. Se egli è al corrente - come è più che probabile che sia - di come sono andate molte cose, può condizionare l'intero sistema di potere vetero-sovietico di cui ha fatto parte e trovare tutti gli appoggi e le sinergie necessarie per prendere il potere ed ergersi a monarca assoluto, certo che nessuno avrà mai il coraggio neppure di alzare la voce per disturbarlo, visto anche la fine che fanno gli oppositori o i giornalisti scomodi come la Pollitkoskaja, uccisa davanti alla sua casa, per aver scritto della guerra in Cecenia, di cui Putin fu propugnatore accanito.

La Russia oggi
Questa è la Russia di oggi. Il Paese emerso da decenni di Guerra Fredda, dai gulag e dal terrore staliniano, dal tentativo riformista di Kruscev, dal ritorno all'ortodossia e al grigiore di Breznev e, infine, dal tentativo democratico di Gorbaciov, che forse non poteva portare a nulla se non a quello che ha portato: alla dissoluzione dell'Unione Sovietica. Un modello autoritario, che si basava su un apparato burocratico basato totalmente sulla forza militare. Si dice che la Russia non possa vivere in democrazia, perché ciò farebbe esplodere i conflitti tra le centinaia di etnie che la compongono, portando a una guerra disgregatrice, che è quanto già successo. Ma bisogna andare oltre le versioni ufficiali e di comodo. Noi, qui, abbiamo proposto una versione della storia. Una narrazione di cui nessuno, ancora oggi, vuole sentir parlare, poiché genera terrore. È possibile che vi sia stato un complotto, a Chernobyl, che ha causato l'incidente e la catastrofe umanitaria che ne è seguita? Come abbiamo spiegato, questo complotto era legato direttamente alla costruzione di sistemi di sorveglianza impressionanti e costosissimi che non funzionavano e alle inchieste che avrebbero dovuto seguire dopo la catastrofe di Chernobyl, ma che invece vennero presto cancellate. Vi furono delle telefonate alla centrale e ai suoi comandi in quel giorno fatidico, anche se sono state negate e i nastri cancellati, o si è cercato di mistificarne il senso. Ma in ogni caso, tutto questo è legato in maniera indissolubile alla caduta dell'Unione sovietica: un apparato vetusto, che non riusciva più a riorganizzare la propria produzione industriale e neppure a sfamare i suoi concittadini. Questa è la storia di una tragedia enorme, che ha dato una svolta alla Storia con la 'S' maiuscola, che ha fatto cadere muri, cambiato il mondo, liberato tensioni e conflitti che, oggi, giungono fino a noi. La Storia non è quasi mai come la raccontano, o come il potere e chi lo detiene vuole che vada scritta. La vera Storia è ricerca continua, una sfida a guardare oltre le verità e le storie preconfezionate. Solo in questo senso, raccontare una storia di questa vastità e drammaticità, con occhi nuovi e più attenti, può costituire uno stimolo per qualcuno, affinché si raggiunga uno scopo o un traguardo valido per tutti.

Appendice al complotto di Chernobyl
Dato che cercare la chiarezza è basilare, in una vicenda avvolta da decenni nel mistero come questa, occorre anche fare il nome del famoso responsabile del Duga, che ordinò quella famosa telefonata al fine di effettuare il 'test' che ha causato l'incidente. Si tratta dell'allora ministro per le Comunicazioni, Vasiliy Shamshin, da molti ritenuto responsabile della catastrofe del 1986 assieme a tutta l'elite di governo di allora, che poi agì per coprire e mistificare ogni squarcio, anche minimo, di verità.


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