Serena Di GiovanniRaffaele Calabretta, dell'Istituto di scienze e tecnologie della cognizione del Consiglio nazionale delle ricerche (Istc-Cnr) ha guidato un team internazionale di ricercatori in uno studio che ha dimostrato come la piattaforma web utilizzata per supportare il dibattito politico abbia un impatto sulla qualità e sull'output della discussione stessa. Una ricerca interessante, soprattutto alla luce dell'attuale dibattito, innescato dal M5S e dal Pd, sulle forme più idonee per esercitare la sovranità popolare e sul concetto di 'democrazia partecipativa'. Nello studio, pubblicato sulla rivista 'New Media & Society', i partecipanti hanno discusso in merito a possibili riforme della legge elettorale attraverso una piattaforma on line, con regole ben precise e all'interno di categorie predeterminate, che hanno favorito il dialogo. Ne abbiamo parlato direttamente con Raffaele Calabretta, al quale, per l'occasione, abbiamo chiesto un parere su alcune questioni politiche d'attualità, in particolare circa i recenti 'scontri verbali' tra M5S e Pd sulle forme più consone per esercitare la democrazia, sull'intervento di Luigi Di Maio all'Ash Center di Harvard in merito a 'Rousseau' - la nuova piattaforma di democrazia diretta ideata dai 'grillini' - e più in generale sul rapporto tra web, informazione e democrazia.

Professor Calabretta, innanzitutto che cos'è il 'Deliberatorium'?
"Il 'Deliberatorium' è un innovativo strumento internet, messo a punto presso il Mit di Boston da Mark Klein al fine di favorire una miglior deliberazione collettiva. Mark è uno degli autori dello studio sulla democrazia on line che abbiamo appena pubblicato, insieme con Paolo Spada, all'epoca 'postdoc' alla Kennedy School of Government - la stessa dove è intervenuto recentemente Luigi Di Maio - Luca Iandoli e Ivana Quinto, entrambi dell'Università Federico II di Napoli. A differenza dei forum tradizionali e di Facebook, dove ognuno è libero di 'postare' dove vuole le proprie opinioni e di 'ripostarle' in forma diversa, nel 'Deliberatorium' ci sono regole precise da seguire. E l'inserimento dei contributi dei partecipanti avviene esclusivamente in categorie predeterminate: a) 'issue',  il problema da risolvere; b) 'idea', la soluzione al problema; c) 'argument', l'argomento a favore o contro. Esso è strutturato come una mappa argomentativa, cioè una struttura a forma di albero che segue una logica precisa, visualizzando l'andamento della discussione man mano che si forma. I contenuti della discussione non seguono un criterio temporale come nei 'forum', bensì tematico, che porta alla formazione di una rete che rappresenta le posizioni alternative sullo stesso tema, con i relativi pro e contro. Il risultato è una mappa visiva, che mostra gli argomenti e le connessioni che li collegano. Tutto ciò permette ai partecipanti di chiarire il proprio pensiero e le proprie idee. Mettendo insieme la mappa argomentativa del 'Deliberatorium' e la metodologia delle 'Doparie', nel 2012 abbiamo progettato la piattaforma di democrazia on line per realizzare la ricerca che abbiamo appena pubblicato".

E le 'Doparie', invece?
"Le 'Doparie' sono un progetto scientifico del Cnr, nel 2005, che propone una metodologia di democrazia interna ai Partiti politici basata sulla consultazione di iscritti/elettori su temi centrali e controversi, secondo i principi della democrazia deliberativa. Non si tratta di democrazia diretta, ma di democrazia partecipativa, che integra quella rappresentativa legittimandola".

Beppe Grillo ha più volte dichiarato che la democrazia rappresentativa è in crisi irreversibile e che il web può salvare e migliorare le cose attraverso gli strumenti della rete: cosa ne pensa?
"Anche studiosi di teoria politica tra i più accreditati concordano, ormai, sul fatto che la democrazia rappresentativa sia in crisi. Le ragioni di questa crisi sono tante, tra cui, molto importante, è la crisi di legittimità di cui soffrono le istituzioni e, in particolare, i Partiti politici. Secondo l'Eurobarometro, per esempio, a fine 2016 la fiducia degli italiani nei Partiti è al 9%, dopo aver toccato il fondo col 4% nel maggio 2012. Ebbene, tale crisi di legittimità non è solo italiana: basti pensare che il prossimo incontro dell'American Political Science Association di San Francisco affronterà proprio questo tema. Gli strumenti della rete, tra cui le piattaforme di democrazia on line, possono essere molto utili, a patto che vengano progettate e realizzate secondo criteri specifici, che mirino a costruire una fase informativa che preceda il voto e che sia bilanciata, neutra, completa. Insomma, che diano luogo a un dibattito equilibrato, argomentato e trasparente. È quello che propone la metodologia delle 'Doparie', ma è un auspicio che non si è ancora realizzato nella pratica".

Veniamo ai recenti 'scontri verbali' tra M5S e Pd, in particolare alla contestazione da parte del leader dei 5 stelle sul metodo utilizzato dal Pd, le primarie, le quali, secondo Beppe Grillo, oltre a essere costoso e obsoleto, non consentirebbe a tutti i cittadini di informarsi e di esprimere la loro opinione: è così?
"Mettendo da parte le polemiche sugli 'imbrogli' che si sono succeduti negli anni - voto dei cinesi, acquisto di pacchetti di tessere in prossimità delle primarie e altri episodi - si può dire che, dopo una prima fase, durata fino al 2011, che aveva suscitato entusiasmo tra politici ed elettori, le primarie stanno attraversando un periodo di crisi. Lo dicono politici di lungo corso come Veltroni, che le primarie le hanno valorizzate e le volevano regolamentare. Basti pensare al forte calo di votanti di quelle più recenti: un declino già iniziato con le primarie del 2009 che si è accentuato con un crollo di partecipazione del 33%; oppure, a quelle della Lega di qualche domenica fa, in cui hanno votato poco più del 50% dei militanti iscritti. Le primarie possono servire a favorire l'ascesa di outsider, come avvenuto nel caso di Matteo Renzi, ma non risolvono la crisi di legittimità di cui soffrono i Partiti politici. Veltroni, Bersani e lo stesso Renzi con le primarie del 2013, sono stati i vincitori incontrastati delle rispettive consultazioni di Partito, ma sono stati costretti a dimettersi per spaccature interne alla propria forza politica o, nel caso di Renzi, per la netta sconfitta al referendum costituzionale del novembre 2016. È normale che nei Partiti ci siano spaccature e posizioni diverse su alcuni temi, che ci siano maggioranze e minoranze. Gli strumenti di democrazia partecipativa possono servire a evitare la dittatura di una maggioranza o di una minoranza, a mettere in collegamento l'opposizione interna a una forza politica con la base degli iscritti/elettori".

E cosa succede, invece, in Partiti come il Pd e il M5S?
"Nel Pd, la minoranza è uscita dal Partito perché non aveva strumenti per opporsi alla maggioranza. E Renzi sta utilizzando impropriamente l'investitura delle primarie come trampolino per la premiership: era già successo nel 2013 e sta succedendo nuovamente. Viene da chiedersi: come potranno gli elettori influenzare le sue scelte se non le condivideranno? Perché, a dieci anni dalla nascita, non è stato ancora approvato il regolamento delle primarie? La democrazia interna al M5S non gode di miglior salute, anzi: la leadership di Grillo non è contendibile, nonostante il suo potere di condizionamento sia enorme, se non assoluto. Inoltre, in quattro anni abbiamo assistito a una raffica di espulsioni attraverso processi sommari, senza possibilità di replica adeguata. Chi decide le regole e il 'timing' delle consultazioni? Chi assicura che lo spazio informativo per le diverse posizioni in campo siano bilanciate? E chi controlla i risultati"?

Recentemente, il vicepresidente della Camera dei deputati, Luigi Di Maio, è stato ospitato all'Ash Center di Harvard per parlare di 'Rousseau', la piattaforma di democrazia diretta ideata dai 'grillini': cosa ne pensa di questa piattaforma?
"Dopo la consultazione sulle persone, sperimentata per la prima volta con le primarie di coalizione del centrosinistra del 2005 vinte da Prodi, il M5S ha avuto il merito di aver introdotto, nel 2014, le consultazioni sui temi. Si tratta di un'innovazione molto importante, che però, se utilizzata in maniera poco opportuna, apre il varco a pesanti critiche. Lasciamo da parte le polemiche sul numero esiguo dei votanti, rispetto alla platea degli elettori delle politiche del 2013 e concentriamoci sull'organizzazione delle consultazioni on line: come mai su alcuni temi si fanno e per altri no? Per esempio: Grillo, postando un 'tweet' subito dopo le elezioni 2013, ha fatto sapere che non ci sarebbe stato alcun referendum interno sulle alleanze di governo, nonostante le numerose richieste provenienti dalla base e dagli stessi parlamentari. E c'è un'altra domanda importante: come mai prima del voto non si dà spazio sul blog alle diverse posizioni in campo e si pubblica solo la posizione di Grillo, o di singoli esperti che la pensano come lui? Il potere e il carisma di cui gode Beppe Grillo nel M5S gli permettono di influenzare il risultato delle consultazioni. E la recente decisione di annullare le 'comunarie' di Genova, poi sconfessata da una sentenza del Tar, solleva molti interrogativi e mostra chiaramente quanto sia importante fissare regole certe e condivise. Infine, c'è la questione della piattaforma utilizzata dal M5S: la ricerca che abbiamo pubblicato recentemente sulla rivista scientifica 'New Media & Society' mostra che la qualità della discussione sulle piattaforme on line può essere influenzata dalla tecnologia utilizzata. Finora, le ricerche sulla 'E-democracy' si erano concentrate sulle conseguenze sociali e non sull'output dei processi partecipativi. Grazie alla collaborazione con il Mit, nel 2012 abbiamo costruito una piattaforma on line e abbiamo organizzato una 'doparia on line' sulla riforma della legge elettorale, comparando i forum tradizionali con il 'Deliberatorium'. Nel 'forum', i partecipanti hanno prodotto più idee - spesso ripetitive e autoreferenziali - e meno argomentazioni sotto forma di pro e contro. Invece, nel 'Deliberatorium', i partecipanti hanno prodotto più argomentazioni a sostegno delle varie proposte, hanno pubblicato contenuti meno ridondanti, prestato maggior attenzione ai contributi forniti da altri utenti, favorendo una valutazione più articolata e critica delle varie proposte. In sintesi, i risultati della ricerca mostrano che il modo in cui è costruita la piattaforma è fondamentale e può influenzare il risultato. La ricerca ha una validità ecologica: 639 persone che si sono volontariamente iscritte, senza incentivi economici; due modelli di deliberazione a confronto e 4 gruppi di discussione; tre settimane di dibattito e sei mesi complessivi di lavoro; più di 800 interventi; una scheda elettorale con 15 sistemi elettorali, 18 idee correlate e 12 temi per la prossima 'doparia', tutti proposti dai partecipanti".

La rete internet garantisce davvero la democrazia?
"No. La rete può essere non solo strumento di maggior democrazia, ma anche di manipolazione propagandistica. Senza entrare nel merito dei fenomeni emergenti delle 'fake news' e della 'post verità', c'è da dire che oggi i temi di discussione quotidiana vengono influenzati in maniera decisiva dalle strategie degli 'staff' di comunicazione dei Partiti. Solo l'introduzione di strumenti partecipativi/deliberativi regolamentati come le 'doparie' possono invertire la tendenza e spingere le persone a rientrare nella vita dei Partiti, migliorandola. La metodologia di strumenti come le 'doparie' prevede che i partecipanti prima del voto abbiano la possibilità di informarsi sui dibattiti e di approfondire attraverso siti appositi, di argomentare e scambiare pareri con gli esperti e gli altri partecipanti. Ovviamente, le 'doparie' non sono la 'panacea' a tutti i mali della democrazia rappresentativa. Attraverso il progetto, stiamo studiando i diversi strumenti partecipativi che possono migliorare la democrazia interna ai Partiti. Nel 2012 abbiamo organizzato la 'doparia on line'. E nei primi sei mesi del 2012 e nella primavera 2016 ho visitato il Center of Deliberative Democracy di Stanford per collaborare con Jim Fishkin, che ha ideato i sondaggi deliberativi; nel novembre 2016, abbiamo organizzato, a Roma, la prima 'doparia face to face', sul tema di un'eventuale uscita dall'Euro. Nel tempo, ci sono state anche iniziative locali autonome: cito solo il caso di Francesco Catalano, che si è laureato in Scienze Politiche a Bari con una tesi sulle 'doparie' e sta organizzando a Valenzano una 'doparia' sul tema delle nuove forme dei contratti di lavoro".

Raffaele Calabretta è ricercatore permanente del Consiglio Nazionale delle Ricerche dal 1988. Dal 2002 al 2008 ha fatto parte del Consiglio d'Istituto dell'Istituto di Scienze e Tecnologie della cognizione di Roma. È stato membro del Center of Computational Ecology della Yale University e, dal 2001, è membro affiliato del New England Complex Systems Institute (Cambridge, MA). Nel 1997, ha trascorso un anno sabbatico come postdoc alla Yale University. Nel 2000 e nel 2002 è ritornato a Yale come Visiting Fellow del Department of Ecology and Evolutionary Biology e di Psychology e, nel 2010, come Visiting Fellow del Department of Psychology. Nel 2012 è stato Visiting Scholar alla Stanford University. Nella primavera del 2016 è stato di nuovo invitato a Stanford e ha partecipato come co-organizzatore al primo sondaggio deliberativo, realizzato tra gli studenti del campus californiano. Ha sviluppato la teoria delle 'doparie' nei libri: 'Il film delle emozioni' (2007, Gaffi editore, giunto alla seconda edizione) e 'Doparie dopo le primarie' (Nutrimenti, 2010), mentre nel 2011 ha pubblicato il primo articolo scientifico sull'argomento. Nei primi mesi del 2012, insieme a collaboratori della Harvard Kennedy School of Government e del Mit, ha organizzato e diretto il primo esperimento di 'doparia on line'. Nel novembre del 2016 ha organizzato a Roma la prima 'doparia face to face' sul tema dell'Euro. Il suo progetto, 'Doparie', è presente su facebook: chiunque può aderirvi liberamente aderendo alle iniziative promosse sui social e sul web.
 
Per info: http://doparie.it


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Giuliano - Barsotti - Mail - martedi 30 maggio 2017 16.37
Un ottimo articolo in tutti i sensi. Finalmente un po' si chiarezza sull'utilità, anche "politica", della rete se impostata sul rigore scientifico
franco principi - Roma - Mail - martedi 30 maggio 2017 16.0
I tempi sono più che maturi perchè qualche partito si decida ad adottare almeno sperimentalmente questa nuova metodologia.Questa scelta sarebbe la prova di una sincera volontà di contribuire al superamento dell'impasse che sta conoscendo ovunque la democrazia rappresentativa


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