La vicenda giudiziaria di Adriano Sofri, massimo esponente negli anni settanta del movimento extraparlamentare di sinistra ‘Lotta Continua’, va avanti ormai da 15 anni, da quando cioè venne condannato in via definitiva per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi insieme a Giorgio Pietrostefani e Ovidio Bompressi. Ecco una sintetica cronistoria della sua storia:

Maggio 1972: Luigi Calabresi, Commissario dell’Ufficio politico della Questura di Milano, viene assassinato davanti alla sua abitazione con due colpi di pistola. Era stato al centro di una pesante campagna che gli imputava la responsabilità della morte dell’anarchico Pinelli, caduto da una finestra dello stabile della Questura mentre veniva interrogato sulla strage di piazza Fontana (12 dicembre 1969).
Settembre 1972: vengono arrestati Gianni Nardi, Bruno Stefano, estremisti di destra, e la tedesca Gudrun Kiess, su una macchina piena di armi ed esplosivo. Nardi somigliava moltissimo all’identikit dell’uomo che aveva ucciso Calabresi. Nel febbraio 1973, i tre ottennero la libertà provvisoria, uscendo definitivamente dall’inchiesta.
Primavera 1981: vengono depositati, presso il Tribunale di Torino, i verbali degli interrogatori del pentito Roberto Sandalo il quale, riferendo confidenze di Marco Donat Cattin, attribuisce la responsabilità dell’omicidio Calabresi ad una struttura clandestina di ‘Lotta Continua’.
Luglio 1988: su ordine della Procura di Milano vengono arrestati Adriano Sofri, Giorgio Pietrostefani, Ovidio Bompressi e Leonardo Marino. L’arresto nasce dalla confessione dello stesso Marino: Bompressi sarebbe stato l’esecutore materiale, Sofri e Pietrostefani i mandanti morali e lui stesso l’autista dell’agguato.
Maggio 1990: Sofri, Bompressi e Pietrostefani sono condannati a 22 anni di carcere, Marino ad 11.
Luglio 1991: la prima Corte d’Assise d’appello conferma la sentenza di primo grado.
Ottobre 1992: la Cassazione annulla la precedente sentenza e rinvia gli atti alla Corte d’Assise d’appello di Milano.
Dicembre 1993: la seconda Corte d' Assise d’appello di Milano assolve Pietrostefani, Bompressi e Marino e, per interpretazione estensiva, anche Adriano Sofri, che non aveva presentato appello.
Ottobre 1994: la Cassazione annulla la sentenza d’assoluzione.
Novembre 1995: la terza Corte d’Assise d’appello condanna Sofri, Bompressi e Pietrostefani a 22 anni di detenzione, mentre per Marino viene riconosciuta la prescrizione del reato.
Gennaio 1997: la Cassazione respinge tutti i ricorsi.
Marzo 1998: la corte d'appello di Milano respinge la richiesta di revisione.
Ottobre 1998: la Cassazione annulla l'ordinanza di Milano e rinvia alla corte d'appello di Brescia la decisione.
Marzo 1999: anche la Corte d'Appello di Brescia respinge la revisione.
Maggio 1999: la Cassazione annulla l' ordinanza di Brescia, rinviando la decisione alla corte d’appello di Venezia.
Gennaio 2000: Venezia rigetta la richiesta di revisione e conferma la condanna. Sofri torna in carcere, Bompressi si costituisce il 7 marzo e il 29 dello stesso mese ottiene il differimento per motivi di salute. Pietrostefani resta latitante.
Ottobre 2000: la prima sezione penale della Corte di Cassazione rigetta il ricorso e la condanna diventa definitiva.
Ottobre 2001: il Ministero di Grazia e Giustizia decide di non trasmettere al Quirinale la richiesta di grazia di Bompressi, che successivamente presenterà una nuova domanda.
Gennaio 2002: il Tribunale di sorveglianza respinge l’istanza di Bompressi per la sospensione della pena. Il giorno dopo Bompressi viene arrestato, ma il 21 febbraio ottiene di nuovo la sospensione.
Ottobre 2002: Bompressi ottiene la detenzione domiciliare per le sue gravi condizioni di salute.
Giugno 2003: la Corte europea dei diritti dell'uomo respinge, in quanto “irricevibile”, il ricorso di Sofri, Bompressi e Pietrostefani che chiedevano la revisione del processo denunciando una violazione nei loro confronti del diritto ad un processo equo sancito dall’articolo 6 della Convenzione europea dei diritti umani.
Dicembre 2003: approda in commissione Affari costituzionali della Camera la proposta di legge di Marco Boato, appoggiata da parlamentari di diverse posizioni politiche, che affida al solo presidente della Repubblica la facoltà di concedere la grazia e faciliterebbe la concessione della grazia a Sofri.
Ultimo atto, lo scorso 2 aprile 2004: il Parlamento respinge la proposta del Presidente del Gruppo Misto alla Camera dei Deputati, Marco Boato.

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