Vittorio CraxiIl Governo italiano potrebbe muoversi militarmente in Libia soltanto sotto l'usbergo dell'Onu. Ma vale la pena ricordare, che quando si trattò di sgomberare Gheddafi si utilizzò un'interpretazione estensiva del mandato del Consiglio di sicurezza, generando e alimentando quella confusione che, oggi, è sfociata in una guerra civile 'alla somala'. In gioco, ci sono interessi vitali per il nostro Paese, che già all'epoca del primo intervento furono sostanzialmente e prepotentemente aggrediti dalle ingerenze di Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia. Invocare un intervento delle Nazioni Unite e internazionalizzare il conflitto avrebbe senso nella misura in cui queste potenze militari ed economiche sottoscrivessero la loro rinuncia agli interessi (e alle royalties) che derivano dallo sfruttamento delle risorse del sottosuolo libico. Un intervento militare ha senso se l'Italia si facesse promotrice di un'iniziativa 'panmediterranea', con l'implicita alleanza e il coinvolgimento delle tre nazioni arabe confinanti - Egitto, Tunisia e Algeria - interessate. Tale iniziativa si richiederà e si rivelerà necessaria per ragioni di contenimento dell'espansionismo 'jihadista' e, a ogni buon conto, sarà altresì necessario che il dialogo possibile tra le numerose fazioni che si fronteggiano, venga sviluppato nell'ambito degli interessi del mondo arabo 'maghrebino' e dell'Unione africana.




Responsabile Esteri del Partito socialista italiano
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Alfredo Tocchi - Milano/Italia - Mail - domenica 22 febbraio 2015 15.10
Per una morale laica
Quante altre vite devono essere sacrificate prima che l'occidente si risvegli?
Nel nome della tolleranza, del reciproco rispetto e della libertà di religione, l'uomo occidentale condanna blandamente chi cancella duemila anni di progresso e di civiltà, sgozzando, bruciando vivo o esponendo alla gogna tutti coloro che si oppongano a una visione del mondo peggiore di un incubo.
Tolleranza, reciproco rispetto e libertà di religione sono conquiste e valori fondanti - chi lo nega - della nostra società. Ma al barbaro criminale che nega tali valori è necessario impartire una punizione esemplare, prima che commetta altri crimini. Il nemico deve essere sconfitto prima possibile, nel nome delle sue vittime e di coloro che è ancora possibile salvare.
La minaccia rappresentata dall'ISIS non ha precedenti nella storia moderna. Persino gli orrori della seconda guerra mondiale sono stati perpetrati da nazioni che condividevano valori comuni. Il reato di genocidio non esisteva, ma esisteva la III° Convenzione di Ginevra sui diritti dei prigionieri. Violazioni ci sono state, ma proprio per punire anche tali violazioni sono stati istituiti tribunali internazionali.
Il califfato si pone completamente al di fuori di questi schemi, mettendo in atto comportamenti criminali giustificati dall'appartenenza a una religione. Da giurista, rammento che la violazione della legge rimane tale, altrimenti la legge non sarebbe più uguale per tutti. La Francia è l'unico paese che ha sempre ribadito la prevalenza delle norme statuali sui precetti religiosi. Stato laico, in cui il rispetto della legge viene prima di tutto. In Italia - è cosa nota - l'influenza dei cattolici è più che mai determinante in ambito politico e si tende a confondere morale laica e morale cattolica. In molti casi, infatti, morale cattolica e morale laica coincidono.
Con l'ISIS siamo allo scontro di civiltà. Su questo siamo tutti d'accordo. Morale religiosa e morale laica sono un'unica cosa nella visione dell'Islam, radicale o moderato che sia. Questa è la prima vera minaccia che è stata sottovalutata.
L'altra minaccia, perfettamente compresa ma ignorata nel nome degli interessi economici, è che i paesi Arabi hanno finanziato per anni i movimenti musulmani di rivolta. Non è un caso se l'ISIS dispone di risorse economiche, armamenti e centri di addestramento. L'intelligence occidentale ha dato l'allarme molti anni fa, ma è mancata la volontà politica di scontrarsi con i signori del petrolio.
Così oggi i barbari dalle bandiere nere sono a 300 chilometri dalle nostre coste, armati e perfettamente in grado di attraversare il Mar Mediterraneo, quando si sentiranno pronti.
Nel nome del dialogo, si invocano incontri, sostegno alle fazioni moderate, rispetto dei reciproci valori. Quali valori? Bruciare vivo un prigioniero? Sgozzare giornalisti? Ucciderci persino nelle redazioni dei nostri giornali?
Io sono un laico. Agnostico, rivendico il diritto di sorridere davanti a vignette che prendono in giro la credulità popolare. Come Voltaire, rivendico il diritto di sorridere delle sciocchezze della Bibbia, pur rispettando chi ha deciso di credere che sia la parola del Signore.
Da laico - e nel nome della mia morale laica - io invoco un intervento contro chi ignora duemila anni di progresso e di civiltà e pretende di ridurmi schiavo di una religione che dà la morte a uomini e donne colpevoli soltanto di rivendicare i diritti fondamentali dell'Uomo.


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