Vittorio LussanaStavolta ha ragione Giuliano Ferrara a mandare a ‘fare in culo’ colleghi e persone, a destra e a manca. Dopo l’assoluzione in appello di Silvio Berlusconi per il cosiddetto ‘caso Ruby’, continuare a considerare il sistema giudiziario italiano come se tutto fosse assolutamente ‘normale’, facendo finta di non vedere le modalità con cui esso, in numerosi casi, assolve con formule ‘piene’ indagati e imputati dopo anni di scandalismo e polemiche su tutti gli organi di informazione, danneggiando altresì reputazioni personali e carriere professionali, significa non conoscere nulla della liberaldemocrazia giuridica in sede dottrinaria e di diritto. Già la pubblicità di un processo dovrebbe bastare - come accade, per esempio, nel sistema anglosassone - a porre all’attenzione dell’opinione pubblica la moralità di un singolo individuo sottoposto a indagine giudiziaria. Individuo il quale, solo all’interno del processo dovrebbe sentirsi tenuto a difendersi e a opporre le proprie ragioni. Qui da noi, invece, si continuano a massacrare ambienti, cose e persone sin dalle primissime fasi di un procedimento istruttorio qualsiasi, secondo un modo di approfondire le inchieste o di presentare le prime fasi di un giudizio che, regolarmente, risulta accompagnato da analisi di costume e pubblicazioni sociologiche, plastici televisivi e ricostruzioni giornalistiche le quali, oltre a ledere e a screditare l’onorabilità pubblica di chi ne risulta coinvolto, il più delle volte lasciano il tempo che trovano, o che fino a un certo punto sono riuscite a trovare. Da oggi in poi, ognuno può tornare a ‘trombare’ con chi gli pare: sono ‘fatti suoi’, personali, che c’entrano poco o nulla con le diverse forme di prostituzione. Soprattutto se quest’ultime non vengono ‘provate’ in modo adeguato. Già è dura, per i singoli cittadini, doversi difendere dalla pubblicità negativa derivante da un processo: se poi ci mettiamo che l’ordinamento giudiziario impiega come minimo 5 o 6 anni per riuscire a dirimere penalmente una vicenda, figuriamoci cosa ne può discendere, in termini di vivibilità quotidiana, per chi all’improvviso si ritrova posto sotto la lente d’ingrandimento di un circuito mediatico che considera persino il ‘gossip’, il mero ‘pettegolezzo’ e la cosiddetta cronaca ‘rosa’ come dei filoni giornalistici d’inchiesta degni di tale definizione. Tutto ciò genera una serie gravissima di conseguenze giuridiche, materiali e morali, in termini di tutela della privacy e del cosiddetto diritto all’oblio. Un argomento, quest’ultimo, delicatissimo, che in futuro dovrà essere affrontato con grande cautela ed equilibrio, al fine di riuscire a farlo ‘digerire’ a una mentalità collettiva italiana generalmente ipocrita, totalmente immersa nella propria cultura voyeristica, sessista e ‘fallocratica’. In ogni caso, ora non ci sono più scusanti. Da adesso in poi, basta propaganda, vittimismi e ‘piagnistei’: si facciano le riforme di cui il Paese ha bisogno e non se ne parli più. Ci siamo tutti divertiti e ‘sganasciati’ abbastanza a scandagliare le vicende delle ‘olgettine’, di consiglieri regionali attaccati al 'palo' della ‘lap dance’, di erotici ‘bunga bunga’ e gare di ‘burlesque’. Ora, la ricreazione è finita. La campanella è suonata e si torna a studiare: tutti di nuovo in ‘classe’. Due sono i principali problemi da risolvere: portare a compimento delle buone riforme istituzionali e trovare una nuova leadership per lo schieramento di centrodestra. Le prime, fino a ora, hanno veramente fatto ‘piangere’: non si capisce perché dovremmo dotarci nuovamente di un sistema elettorale di parlamentari ‘calati dall’alto’ delle segreterie politiche e, in secondo luogo, per quale motivo si dovrebbe andare a ‘disegnare’ un nuovo Senato della Repubblica che vada a premiare consiglieri regionali e comunali i quali, in questi ultimi anni, hanno dimostrato di avere tutt’altro che l’autonomia del proprio territorio di competenza al centro dei loro rispettivi interessi politici. Crediamo, dunque, sia il caso di ‘aggiustare’ e migliorare i provvedimenti sin qui predisposti. Per quanto concerne, invece, la leadership del centrodestra, crediamo sia ormai giunto il momento di organizzare queste ‘benedette’ elezioni primarie di coalizione: non si può andare avanti con un leader il quale, oltre ad avere 80 anni ‘per gamba’, potrebbe, in futuro, ritrovarsi nuovamente ‘impelagato’ in ulteriori vicende giudiziarie, come per esempio quella della ‘compravendita’ di senatori, ‘avviata’ nel 2006 nel tentativo di far cadere il più presto possibile il Governo Prodi II. Le elezioni primarie non solo risulterebbero, prese di per sé, una buona operazione mediatica di rilancio d’immagine per l’intero fronte moderato italiano, ma potrebbero altresì rivelarsi assai utili per ricucire ‘strappi’, per superare divaricazioni e divisioni, mandando definitivamente in soffitta vecchi equivoci, antiche ‘ruggini’ e più di qualche incomprensione. A Silvio Berlusconi vogliamo solo chiedere, in questa sede, di non ricadere in uno dei suoi peggiori difetti caratteriali: quello di legarsi al ‘dito’ divergenze e presunti ‘tradimenti’ del passato. Per riuscire ad affrontare degnamente un avversario ‘ipnotico’ come Matteo Renzi, il centrodestra italiano avrà bisogno del contributo di tutti: si eviti di reiterare sempre i medesimi errori. Per fare dell’Italia una democrazia moderna e compiuta è necessario un grande Partito socialista che si confronti, civilmente, con un ampio schieramento cattolico-liberale. E’ uno schema abbastanza semplice, tutto sommato, da realizzare. Un ciclo politico si è concluso. E’ giunto perciò il momento di aprirne un altro, totalmente diverso, politicamente più pragmatico e concreto, che veda finalmente l’impegno e il contributo di tutti. E’ il Paese a chiedervelo: tenetelo a mente. Grazie.




Direttore responsabile di www.laici.it e del mensile 'Periodico italiano magazine' (www.periodicoitalianomagazine.it)
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Alba - Fabrica di Roma (Vt) - Mail - martedi 22 luglio 2014 13.47
Eccellente analisi. Ma dove recuperare i socialisti, i liberali, i radicali, i social democratici, quelli autentici e non impiegati di partito, insomma tutta quella gente perbene e per ciò sbeffeggiata per decenni, che abbia voglia ancora e sia in grado di amministrare la "cosa pubblica" non come fosse solo sua, ma di tutti e per tutti?
Cristina - Milano - Mail - martedi 22 luglio 2014 8.22
Bellissimo pezzo, condivido tutto.
Carlo Cadorna - Frascati - Mail - lunedi 21 luglio 2014 10.8
Il problema del centro-destra è che ci vorrebbe, nell'interesse del paese, uno schieramento di matrice liberale che, purtroppo, mal si sposa con la "dottrina sociale della Chiesa". Compito di questo schieramento dovrebbe essere quello di riportare l'Italia a produrre ricchezza.
Marina - Urbino - Mail - lunedi 21 luglio 2014 0.53
Come sempre ha sviscerato i problemi di questo nostro povero (disperato) Paese che ormai è immerso nella merda (scusate il francesismo) fino al collo.


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