Marta De LucaCertamente, ha fatto piacere che alle recenti elezioni comunali di Roma, Ignazio Marino e il Pd capitolino siano riusciti a difendersi dignitosamente dalla supponenza demagogica del voto puramente di protesta. Tuttavia, consigliamo vivamente alla dirigenza nazionale del Partito democratico di non considerare del tutto superate le recenti difficoltà e le numerose contraddizioni vissute, soprattutto a livello nazionale. Il buon radicamento territoriale ottenuto nel corso di questi anni non deve infatti illudere circa l’incapacità di questo Partito nell’individuare temi e soluzioni ogni qual volta esso si ritrova a competere sul terreno delle elezioni politiche nazionali, consultazioni nelle quali il Pd risulta balbettante sotto il profilo della proposta, o rappresentato da esponenti umanamente rispettabili ma poco dotati di quell’astuzia da contrapporre alla furbizia basso-populista delle altre compagini politiche. Sino a oggi, il Pd non ha saputo offrire nulla di nuovo a un elettorato in grado di accertare per proprio conto l’impronta burocratica di un ceto politico che si è sempre illuso di poter inseguire Berlusconi sulla strada del paternalismo più effimero e di basso profilo: queste sono operazioni che rischiano solamente di ‘imborghesire’ la sinistra riformista, impedendole di interessarsi ai problemi concreti dei cittadini. Una sinistra che dimentica, oltre al proprio nome, persino il proprio cognome, non può essere in grado di offrire alcuna valida alternativa al ‘berlusconismo’, all’orgoglio ‘territorialista’ della Lega Nord, o alla contestazione ‘grillina’. Una cultura progressista degna di questo nome non deve mai dimenticare i problemi dei più deboli, il degrado imperante nelle periferie, la scarsa mobilità sociale imposta dalla più antimeritocratica e ricattatoria delle democrazie occidentali. La ‘non vittoria’ dello scorso mese di febbraio e tutte le contraddizioni esplose in seguito hanno per lo meno avuto il merito di svelare una classe dirigente fortemente autoreferenziale, buona per animare qualche ‘salotto pariolino’ che, tuttavia, non intende ‘piegare la schiena’ al fine di analizzare le vere movenze di fondo di una società divenuta multiforme, complessa, assai variegata. Ciò, tra l’altro, con la tacita complicità di un sistema dell’informazione superficiale e presuntuoso, il quale si è spesso lasciato abbagliare dai ‘lustrini’ di una ‘pseudo-cultura’ spocchiosamente intellettualoide e incapace di comunicare con i ceti meno abbienti del Paese. Una sinistra mentalmente pigra, che si rifiuta ostinatamente di tornare alle proprie origini riformistiche più autentiche e vere.


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