Raffaello MorelliCaro Lussana, mi permetto, dato il nostro buonissimo rapporto laico, di osservare che il Tuo pezzo "Io vi compatisco" appartiene alla Tua dimensione letteraria, che esprime il disappunto per questo popolo italiano che non ci piace. Sai che questo disappunto ti accomuna ai liberali, che in quasi vent'anni non sono mai stati (a differenza di alcune vergini dai sacri manti) dalla parte ‘berlusconiana’, di continuo criticata. Eppure, nonostante i ripetuti e pazienti tentativi, i liberali sono stati reiteratamente respinti dalla sinistra, proprio in quanto tali. Anche lo scorso gennaio, appunto perché indisponibili, come liberali, ad andare oltre un'alleanza elettorale (circostanza analoga a 5 anni fa, ma oggi aggravata dal quadro politico). Tuttavia, la questione reale è che da lungo tempo, nella situazione italiana, argomenti siffatti dovrebbero avere perduto la dimensione letteraria e rientrare esclusivamente nella concreta politica della convivenza. E, stando nella politica, questo tuo anatema letterario mi appare inquietante, soprattutto perché contrasta con il tuo effettivo comportarti e finisce per renderti politicamente autolesionista. Desidero motivarti in sintesi il perché. E siccome parti dall'episodio Alfano-Annunziata, parto anch'io da qui. La reazione dell'Annunziata alla proposta Alfano di discutere con il presidente incaricato Bersani due precise richieste, è un episodio inammissibile nell'ottica laica. Ed è reso più grave dall'esperienza e dall'attitudine ragionante dell'interessata. Non penso tu possa negare che le richieste di Alfano sono ovviamente confutabili, ma rientravano totalmente nel suo ruolo di alto esponente della seconda coalizione (a un soffio dalla prima, inaspettatamente per gli invasati). Viceversa, il dichiararle “impresentabili” da parte dell'intervistatore stravolge il significato di servizio pubblico e, quindi, incide sulla struttura stessa del conflitto democratico. Che la cosa non sia avvenuta fortuitamente è dimostrato, come sai, dal fatto che l'Annunziata ha continuato a insistere nella sua tesi, mai precisando, quanto meno, che le sue parole volevano solo riferire il giudizio al riguardo di una parte del Pd. Anzi, l'Annunziata ha sottolineato che questa era la sua opinione, con ciò stesso aggravando ulteriormente l'episodio, dato che un giornalista del servizio pubblico non dovrebbe mai mettersi a dibattere con i propri ospiti sul loro stesso piano, può esclusivamente condurre le interviste con un taglio incalzante per far capire agli spettatori quali sono i temi criticati dalla parte politica avversaria, ma senza dare giudizi. L'episodio è, in sé, molto grave (oltretutto, allunga la catena dei piaceri gratuiti fatti al centrodestra, rendendo credibili le sue proteste di discriminazione e procurando voti sonanti). Peraltro, potrebbe ridursi a un infortunio personale se non rendesse trasparente la mentalità radicata e diffusa in una certa sinistra: non concepire che non vengano seguite le linee indicate dai ‘saggi’ predestinati a essere dalla parte giusta e a saper sempre cosa fare (cioè essa stessa). Non si tratta solo di una convinzione fortemente opinabile (in base all'esperienza storica), ma legittima: l'indignazione di tale sinistra è talmente forte che la spinge a non accettare la cittadinanza dei ‘diversi’ da sé, appunto perché impresentabili, così da escludere non solo alleanze organiche di Governo, ma pure la convergenza del voto in parlamento. Vorrei tu riflettessi sulla circostanza che un comportamento simile si può razionalmente adottare solo negando la realtà dei fatti. Più volte i fatti hanno dimostrato che questi italiani ‘diversi’ esistono e hanno una consistenza della stessa grandezza di quella dei ‘predestinati’. Non cambia che il tipo di diversità di questi italiani non piaccia alla sinistra e anche a noi, seppur per diversi motivi. La questione è solo se considerarla ammissibile, oppure no. Se si considera ammissibile, in una situazione parlamentare eccezionale come la presente (al Senato ci sono tre gruppi principali e nessuna ordinaria maggioranza politica possibile) occorre trovare una soluzione di Governo che concerna i punti più importanti per i cittadini su cui la convergenza possa esserci o avvenire. Per esempio, l’Europa, la riforma della legge elettorale con il doppio turno, l’abolizione del finanziamento pubblico ai Partiti, l’immediato pagamento dei debiti dello Stato verso i privati. Chi accetti questi quattro punti deve anche constatare che la strada per realizzarli è quella di un Governo il meno possibile ‘targato’, che possa avere il voto di molte forze politiche, anche se non di tutte (i ‘grillini’ non vogliono né l’Europa, né la riforma elettorale). Non trovando neppure questo accordo minimale, si arriverebbe a un altro turno elettorale con il cosiddetto ‘porcellum’, nel quale evidentemente saranno favoriti coloro che hanno le linee più fantasmagoriche nel rifiutare la politica fatta, i progetti politici di cambiamento secondo le regole piuttosto che secondo il carisma del leader (cioè sarebbero ancor più favorite le due linee più spregiudicate nell'intercettare la voglia di ‘sbaraccare’ il potere delle ‘caste’ partitiche e burocratiche, vale a dire il centrodestra e il M5S). Dunque, come vedi, insistere nel dichiarare che gli altri sono impresentabili porta in un vicolo cieco l'Italia e la stessa sinistra. E anche la dimensione letteraria del compatire, se applicata alla politica, ha esiti contrari ai desideri di chi compatisce prendendo a modello l'impresentabilità. Naturalmente, da un punto di vista logico esiste anche un'altra ipotesi per motivare in piena coerenza il giudizio di impresentabilità dato dalla sinistra sugli italiani diversi da essa: non considerare ammissibile la diversità di quegli italiani. Questa ipotesi, peraltro, appartiene a un preciso filone: quello di chi pensa seriamente a spezzare la convivenza con quei diversi anche con atti di forza, al di là del perimetro parlamentare. Perché solo allora l'attuale stallo parlamentare non sarebbe seguito da un nuovo turno elettorale a ‘porcellum immutato’ e con rabbia accresciuta. Solo che questa ricerca della prova di forza a ogni costo non è ‘neutra’. Sulla scorta della Storia, pensi davvero possa essere fruttuosa per la politica della razionalità laica? Pensi davvero che sia il modo migliore per coniugare i criteri di libertà individuale del cittadino con la loro applicazione a una fascia statisticamente amplia di cittadini? Non credi che, in un mondo globalizzato, simili velleità del rifiutare i diversi, in sostanza rivoluzionarie, siano la strada maestra per fare sprofondare l'Italia nell'avventura con uscita ‘in fondo a destra’, con lampi vari di tecnocrazie burocratiche? Non pensi che l'ipotesi logica per motivare in piena coerenza il giudizio di impresentabili finisca per addormentare la ragione laica che, come si sa, addormentandosi genera mostri? Anche perché, dovresti essere vaccinato dai metodi di una certa sinistra: dalla vicenda Craxi, dalla demonizzazione di Martelli e la proscrizione di Del Turco. Ed è qui il nodo del perché ti scrivo queste considerazioni. La logica politica coerente della impresentabilità esiste, ma ha diverse implicazioni, assai negative per la libera convivenza, di principio oltreché pratiche. Le principali di principio sono tre: la sovrana libertà del cittadino viene sostituita dalla autorità dei predestinati sul cittadino (qualcuno deve conoscere il vero per poter utilizzare l’impresentabilità). Il cardine della liberaldemocrazia, ovvero l’alternarsi al potere, viene ‘segato’, dato che l’alternarsi al potere non è compatibile con il criterio dell’impresentabilità, che implica lo scegliersi un’alternativa anziché un’altra. Viene fatto il passo decisivo, invece, verso una concezione fondata non sull’equilibrio dei poteri, bensì sul prevalere della casta dei custodi della legalità, cui viene affidato il compito di definire il giusto, come nei casi vergognosi dei giudici del terremoto dell’Aquila, dei giudici di Palermo che contestano leggi e sentenze della Corte costituzionale, dei giudici di Taranto che si assumono impropri ruoli di Governo del territorio al punto da non voler rispettare leggi dello Stato su questo tema, perché secondo loro si è ‘osato’ violare una loro sentenza. Si aggiunga che, in clima del genere, questa stessa sinistra gabella come grande innovazione di apertura civile l’elezione a presidente della Camera di una burocrate Onu, che certamente è degnissima persona, ma che ha cominciato il mandato cogliendo la tendenza fideistica del ricorrere agli ‘ottimati’ e ha schierato la Camera contro le impostazioni laiche, sostenendo che “anche i protagonisti della vita spirituale e religiosa ci spronano a osare di più” (credevo che la fonte della democrazia fosse il confronto civile tra i cittadini, non la fede religiosa). Per tutti questi motivi, ritengo si debba praticare la consapevolezza che la letteratura è sempre auspicabile in quanto concreta manifestazione di diversità, ma che essa non debba mantenere la dimensione di un ‘sogno’ eliminando i dati sperimentali. Quest’ultimi hanno sempre dimostrato che il ‘sogno letterario’ non migliora le regole per la libertà nella convivenza, cosa che può fare solo la politica praticata. E allora, il problema italiano non è il popolo, che ha le sue caratteristiche (alcune delle quali ineliminabili e che descrivi con grande efficacia), ma gran parte dei sostenitori delle scelte fondate sulla libertà del cittadino. Questi, per varie ragioni storiche, non si impegnano abbastanza - e in modo dichiarato e coerente - su questo terreno, dedicandosi sempre alla ricerca di effimere convenienze personali, le quali finiscono per rendere possibile la riduzione del conflitto politico a una pura lotta per il potere, a prescindere dal giudicare sulle idee e sui risultati raggiunti. In una parola, si disinteressano al diffondere l’esercizio della metodologia individuale fondata sul senso critico e sulle scelte, ossequiando solo la forza numerica, facendo a gara per compiacere il potente di turno, in particolare i suoi amici (attitudine praticata anche da una folla di tuoi colleghi, cosa più grave dato il vostro ruolo informativo). Insomma, il popolo italiano è quello che è e il rifiuto letterario serve solo come ‘sfogo’, non come terapia, per curarne le disfunzioni. Addirittura, rischia di fare da ‘paravento’ agli avversari della sovranità del cittadino. Un importante liberale dei miei anni giovanili, grande professore alla Cesare Alfieri, Pompeo Biondi, definiva la libertà come la ragione che non si stanca di combattere. Mi permetto di richiamarlo ora poiché, a mio parere, il vero ‘nocciolo’ della questione sta qui. La sinistra dell’impresentabile rifiuta questo concetto. Ha un’incorreggibile propensione a pensare la Storia conclusa con il proprio successo (che, proprio per lo stesso motivo, in realtà non arriva mai). Tu e io possiamo rammaricarci di vivere in un’epoca in cui l’Italia politica non ha slancio e risulta ‘asfittica’. Ma è il destino di questa nostra generazione: non possiamo evitare di farci i conti, se si vuol cercare di lasciare per il dopo una situazione un po’ migliore. Cordiali saluti.




Presidente nazionale della Federazione dei liberali italiani
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carlo cadorna - Frascati - Mail - martedi 26 marzo 2013 14.21
Risposta ad Ancor: mi sembra che č poco informato. A Craxi dovrebbero fare un monumento perchč č stato il salvatore della Patria. Agli ex PCI un processo per alto tradimento; altro che governo!!!!!
ARBOR - MILANO - Mail - lunedi 25 marzo 2013 19.30
Ritengo sia inutile, ed oggi del tutto superfluo continuare con i revisionismi, diciamola tutta: Mussolini ha fatto degli errori ma ha modernizzato il Paese, anche Stalin oltre a vincere la guerra qualcosa di buono l'ha fatto e (parlando de minimis) perfino Craxi, pur rubando spudoratamente, č riuscito in qualche azione di governo. Adesso non ci resta che guardare avanti. Ci sono tre fazioni politiche praticamente equivalenti, si mettano assieme e cerchino di fare quello che hanno in comune le loro proposte. Se Grillo non ci sta, amen, lasciamolo bloggare.
Se mi ripasso tutte le promesse che sono state fatte in campagna elettorale, non hanno che l'imbarazzo della scelta. Quindi al lavoro, ma senza nascondersi dietro il classico dito, se tu non vuoi questo io non faccio quell'altro.
Solo una cosa bisognerebbe evitare, entrambe le parti dovrebbero mettere da parte le vecchie cariatidi impresentabili, forse anche Bersani e Berlusconi potrebbero (dovrebbero) defilarsi..... purtroppo ho paura che questa sia utopia da uomo della strada, continueremo a vedere i balletti condotti da Cicchitto, Verdini, Letta e la Bindi.
carlo cadorna - Frascati - Mail - lunedi 25 marzo 2013 18.10
Una parte della sinistra č rimasta ai tempi della guerra fredda. Nč potrebbe essere altrimenti dal momento che non vi č stato nessun pentimento per il tradimento di allora(i soldi di Mosca)nč per quello della grande guerra. L'unico che ha compiuto una revisione, anche se non completa, č il Presidente che, infatti, č l'unico presentabile di quello schieramento.
A proposito di presentabilitā...
Per il resto mi pare che tutta, ma proprio tutta la classe politica dovrebbe vergognarsi e lasciare il posto ai trentenni.


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