Carlo PatrignaniIl risultato elettorale, pur se ci consegna premesse traballanti per la governabilità, ha prodotto due fatti nuovi. Il primo, la inevitabile ricerca di una “nuova teoria del simbolico”, come sostiene il filosofo 'comunista eretico' Giacomo Marramao. E, quindi, di "una soggettività che sappia mobilitare le passioni e non solo affidarsi alla razionalità". Il secondo, l'aver posto fine alla prassi 'togliattiana' dell'adattamento della linea politica allo 'status quo' invece che al 'cambiamento radicale': alla ristrutturazione della società si è sempre preferito il consociativismo che ha dominato la politica del '900 e fino ai giorni nostri. Non è stato così, forse, per 'la via italiana al socialismo' di Palmiro Togliatti 'il doppio' per esser paladino della democrazia in Italia ma asservito alle politiche totalitarie di Stalin che, nei fatti, si è tradotta nel 'catto-comunsimo' e nel 'compromesso storico', in luogo della naturale e coerente 'alternativa democratica e liberale' al sistema? E non è stato così anche dopo il crollo del muro di Berlino del 1989 con la via, meno burrascosa e costosa per 'il principio del Partito', del consociativismo, divenuto 'inciucio', invece di una chiara e trasparente scelta di campo socialista nel Pse? L'esplosione del Movimento 5 stelle, che altro è, aggiunge Marramao, se non "la reazione degli strati sociali che si sentono esclusi e non rappresentati dalle logiche e dagli apparti dei Partiti"? Che sono rimasti 'passivi' di fronte alle politiche di austerità, che producono diseguaglianze economiche crescenti e negano la fruizione di diritti sociali e civili? Ecco che, per una continua mancanza di risposte, i tanti penalizzati e marginalizzati si sono affidati al 'populista' di turno che - si chiami Silvio Berlusconi o Beppe Grillo o altrove Bart De Wever in Belgio o Geert Wilders in Olanda - urla, insulta e sobilla le piazze piene. E' ovvio che quanto accaduto in Italia non risparmia la fragilissima Europa: il sondaggio semestrale di Eurobarometro realizzato dalla Commissione europea indica chiaramente fino a che punto la crisi ha minato la fiducia dei cittadini nell'Unione europea. In un Paese come la Spagna, nel 2007, prima dell'inizio della crisi, la fiducia netta - la differenza tra chi ha fiducia e chi non ne ha - era di 42 punti: 65% per cento contro 23%, mentre oggi é mutata in una sfiducia netta di 52 punti: 20% contro 72%. Un crollo, dunque, spettacolare. Dentro il risultato elettorale italiano e quanto sta accadendo in Europa si può rintracciare quel che diceva in ‘La Rivoluzione liberale’, Piero Gobetti: "Il mussolinismo è [...] un risultato assai più grave del fascismo, perché ha confermato nel popolo l'abito cortigiano, lo scarso senso della propria responsabilità, il vezzo di attendere dal duce, dal domatore, dal deus ex machina la propria salvezza". E seguendo il pensiero liberale di Gobetti si può trovare una possibile via d'uscita: "Il fascismo è il Governo che si merita un'Italia di disoccupati e di parassiti, ancora lontana dalle moderne forme di convivenza democratiche e liberali e, per combatterlo, bisogna lavorare per una rivoluzione integrale dell'economia come delle coscienze". Insomma, da un risultato elettorale destabilizzante per le istituzioni repubblicane, che impone una non più differibile ristrutturazione della sinistra, può prendere l'avvio per la sinistra italiana, in particolare per il Partito democratico, la ricerca di un nuovo 'paradigma culturale' - e quindi politico - che a fronte della gravissima crisi del 'capitalismo finanziario', tutt'altro che transitoria, abbia al centro la persona umana e il suo benessere. Benessere che è legato, non come teorizza l'ideologia neoliberista al denaro, alla retribuzione, alla carriera e ai consumi sfrenati, ma al soddisfacimento obbligatorio e uguale per tutti dei 'bisogni materiali', necessari alla sopravvivenza: una casa, un lavoro, un salario dignitosi, l'assistenza sanitaria e, soprattutto, alla disponsabilità di quei 'bisogni immateriali' indispensabili alla formazione e crescita di una identità umana originale di ciascuno - la cultura e l'accesso alla conoscenza, il diritto all'istruzione, alla qualità della vita, al tempo libero per sè e per gli altri, per i quali va riconosciuta la massima libertà di ciascuno. Ossia, ciascuno dev'essere assolutamente libero nella scelta di cosa e come formarsi la propria identità umana, sociale e professionale.




(articolo tratto dal blog www.huffingtonpost.it)
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