Vittorio LussanaE’ angosciante notare, in questi giorni di convulsa campagna elettorale, come i leader di tutti i Partiti siano impegnati in promesse di natura fiscale, in restituzioni più o meno ‘campate in aria’ di tributi, in roboanti progetti di accordi internazionali senza che nessuno riesca minimamente ad approcciare uno ‘straccio’ di disegno o di progetto per una nuova società, basata su innovativi modelli di sviluppo. Eppure, i problemi del nostro Paese sono lì, davanti agli occhi di tutti: il settore agricolo ha subìto un pesante ridimensionamento, quello industriale risulta fortemente condizionato da annose carenze infrastrutturali, il terziario avanzato potrebbe rappresentare un’interessante via di riassorbimento occupazionale, mentre i nostri principali esponenti politici si domandano se non sia un “qualcosa che si mangia”. L’universo della nostra politica ha perduto ogni genere di visione globale e collettiva. Anche e soprattutto a sinistra, dove solamente Bobo Craxi ha cercato di ‘abbozzare’, nei giorni scorsi, un’analisi attorno alla grave crisi di investimenti che ha prodotto un crollo della produzione industriale da ‘coma profondo’. “Una concezione ‘selvaggia’ e senza regole del liberismo di mercato, quando non guidata da forze di Governo responsabili, lascia il tempo che trova”, ha sottolineato. Idee e modi di trattare la questione della conduzione della cosa pubblica che non si leggono e non si sentono da nessuna parte. Nemmeno a sinistra, a riprova del fatto che il ‘berlusconismo’ è riuscito soprattutto a scardinare la ‘grammatica’ della politica italiana. E' questa la devastazione generata dalla seconda Repubblica pienamente imputabile a Silvio Berlusconi: un modo di fare politica aberrante, opportunistico, legato a promesse da ‘outlet’, da supermercato delle idee, che ha prodotto la segmentazione di ogni programmazione, il rattrappimento di ogni visione intellettuale, un analfabetismo miserabile rispetto alle cose concrete che si dovrebbero fare. Un vero e proprio abbrutimento: questo è quanto si sta osservando. Erano ben altri i dibattiti che avremmo voluto sentire: gli orizzonti della ‘green economy’ e di uno sviluppo sostenibile; il tema di una effettiva modernizzazione del capitalismo italiano; una riqualificazione ‘liberale’ di mestieri e professioni in grado di generare nuove aziende e nuovi protagonisti sia sui mercati interni, sia su quelli internazionali. Il bello è che ‘l’alieno’, in questa campagna elettorale, sembra essere proprio Bobo Craxi, che rimane perplesso di fronte a un confronto a dir poco stucchevole dopo aver appreso dal padre una scuola, una tradizione e una cultura politica autorevole, di altissimo livello. Sempre in questi giorni, Craxi è stato uno dei pochi a rilasciare un’intervista in merito ai problemi del cosiddetto ‘popolo delle Partite Iva’, un tema evitato come la ‘peste’ da una campagna elettorale tutta basata su fotografie con animaletti e cagnolini, da ‘twitterate’ deliranti riprese dalle agenzie di stampa, da ‘minchiatine’ e ‘cavolatine’ sganciate qua e là in un guazzabuglio caotico di promesse e buoni propositi i quali, solamente tra qualche mese, verranno regolarmente dimenticati. Vogliamo deciderci a parlare di politica, oppure stiamo veramente tutti qui a smacchiare il collo alle giraffe? Fateci sapere, grazie.




Direttore responsabile del mensile 'Periodico italiano magazine' e dei siti di approfondimento www.laici.it e www.periodicoitalianomagazine.it
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Cristina - Milano - Mail - martedi 12 febbraio 2013 5.46
Ora i politichesi hanno immaginato anche di essere amanti degli animali....che nausea... Forse solo in campagna elettorale hanno scoperto che milioni di italiani convivono con i loro animali e servono i nostri voti... Solo poco tempo fa volevano mettere la tassa sui nostri amici a 4 zampe....come fossero "beni di proprietà".... Meglio che taccio....meglio....
A milano la nuova giunta non aveva nominato neanche il "nuovo" garante degli animali finchè le associazioni non lo hanno fatto presente.....pazzesco!!!!!


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