Alessandro SilvestriLa figura di Craxi è stata troppo complessa per indurre non solo noi che abbiamo incrociato le nostre vite con la sua per tramite della comune fede politica, ma per tutto il Paese che ancora non ha ben chiaro l'effettivo contributo politico che egli dette (assieme al suo Partito, va detto) alla modernizzazione dell'Italia e dell'Europa. Lo stesso Blair (ciò è stato finalmente testimoniato dallo ‘Speciale Tg1’ andato in onda alla sera del 23 gennaio scorso, che comunque ha colto un aspetto soltanto dell’intricata vicenda che portò alla cancellazione di una classe dirigente) ha affermato che gli spunti politici principali utilizzati dal New Labour furono presi dalla politica di Craxi dei primi anni ‘80. Lo si sapeva nella cerchia degli studiosi e dei militanti più attenti (e personalmente l'ho scritto in tanti miei interventi), ma adesso esiste un documento inoppugnabile. Ma che dire della vicenda degli euromissili, che a mio avviso rimane il più importante intervento politico di Craxi e dell'Italia nella Storia contemporanea dell’Europa e del mondo? Quella decisione dimostrò anche un altro aspetto: la validità dell'Internazionale socialista come rete di collegamento extra-nazionale che affrontò, per la prima volta concretamente, un problema politico di portata globale. Non ho dubbi personalmente sul fatto che la figura di Bettino (del nostro compagno Bettino per sempre) venga un giorno riabilitata e non già per liturgia governativo-statalistica, ma soprattutto per volontà di popolo. Una cosa deve però essere chiara, oggi e sempre: il Partito socialista è, nel mondo, la sinistra schematicamente detta (termine, quello di sinistra, che a me spiega poco, così come il termine ‘riformismo’ era appena tollerato dallo stesso Turati per descrivere il suo socialismo) e il fatto che in questo momento latiti dalla scena politica nazionale non ci induca nel prendere la facile scorciatoia che la figlia di Craxi, Stefania, ha preso. La comprendo profondamente sul piano umano, ma non posso che stigmatizzarla su quello politico. Bettino Craxi fu uno dei socialisti più moderni dell'Europa e contribuì non poco all'unità europea e alla nascita del Pse. Fu anche uno statista di primaria importanza nella storia travagliata di questo Paese, che ebbe solo il difetto di essere almeno 10 anni avanti rispetto all'Italia sonnacchiosa di allora, bloccata dal compromesso storico e dall'uso del terrorismo per fini eversivi, con il sostegno e gli ordini che venivano dettati dagli interessi delle 2 principali potenze straniere. Bisognerà rivedere complessivamente, prima o poi, e riannodare i fili di Gladio, della P2, dello stragismo troppo vicino ad apparati istituzionali, delle BR. Ebbene, Craxi, dimostrando un assoluto senso dello Stato e del disprezzo della subordinazione di un qualsiasi Stato sovrano nei confronti di un altro (e qui c'è alla base la dottrina fortissima del socialismo libertario, oltre al carattere dell'uomo) per difendere il suo Paese non esitò a menare fendenti politici a Urss e Usa. Tanti aspetti sarebbero da trattare, da riempire un nuovo libro sulla vita e sulle opere di Craxi, come ad esempio l'apertura politica dell'Europa tramite il suo esempio, di una nuova via di dialogo col mondo arabo, dopo secoli di muro culturale invalicabile e di colpevole colonialismo banditesco. Poi arrivò l'era Bush e quella dei suoi "amici" europei, e il mondo intero fu precipitato nuovamente nei secoli dell'imperialismo guerrafondaio di cui ancora oggi paghiamo un prezzo altissimo. Dopo lo spartiacque del 1989, solo in Italia, però, avvenne un fatto assai singolare: tutti quei Partiti che bene o male (spesso molto male, va detto) avevano comunque contribuito all'equilibrismo (di equilibrio sarebbe improprio parlare) della stabilità politica nazionale vengono spazzati via a vantaggio delle ali estreme del panorama politico, determinando così che chi aveva perso storicamente sul campo, fascismo e comunismo ‘post’ o ‘neo’ che fossero, fu fatto vincere a tavolino. La parte ancor più assurda di tutto ciò è che, in realtà, della situazione ne beneficiò più di altri quella rete di personaggi senza scrupoli, torvi e interessati a tutto (in buona parte, al tempo, oscuri comprimari, come lo stesso Berlusconi), ma non certo al progresso delll'Italia, che pochi anni prima erano stati smascherati attraverso le inchieste sulla P2. La massima centrale eversiva d'Italia, cioè, che si vedeva miracolosamente servita su di un piatto d'argento la testa dei leaders politici che li aveva contrastati con gli strumenti democratici e istituzionali, e le chiavi di accesso diretto al potere. Oggi, a undici anni dalla morte in brutale solitudine di Bettino Craxi, il signor Licio Gelli si gode tranquillamente la sua pensione dorata, il signor Silvio Berlusconi continua a trascinare nel fango l'Italia, contornato dagli antichi fratelli di loggia, e gli eredi del comunismo non riescono, ormai da 17 anni, a trovare alcuna strada efficace per riportare il Paese alla normalità. La Storia ha, come sempre, troppi pochi scolari, ma noi, nel nostro piccolo, non molliamo.


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Giovanni Giavazzi - Vigevano PV - Mail - mercoledi 2 febbraio 2011 11.57
Condivido completamente l'esaltazione dei meriti di Craxi.
Manca però un minimo accenno ai demeriti.
Fu un corrotto (solidale di Berlusconi per spillargli soldi) ed un pavido.
Morì in solitudine perchè non osò affrontere un regolare processo. Come Berlusconi. Questo però è ancora più spregiudicato e non fugge dall'Italia per non affrontare i processi ...


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