Vittorio LussanaDa quando la Lega Nord ha fatto la sua comparsa sulla scena della politica italiana, io mi vergogno delle mie origini lombarde. E voglio che si sappia. Pur essendo nato e cresciuto a Roma, sono sempre stato fiero della gente da cui provengo: onesta, laboriosa, concreta, che parla un linguaggio quasi sconosciuto per la mentalità degli italiani, almeno dall’Arno in giù. Ma i settentrionali, i lombardi in particolare, non sono più quelli di una volta. Mi dispiace: avete trasformato la mia regione e il nord’Italia nel peggior ‘cortile’ d’Europa, sulla base di una suggestione localistica e provinciale che evidenzia solamente la drammatica crisi di identità di persone che non sanno più neanche chi sono, da dove provengono, che cosa hanno realizzato storicamente. Le origini della mia famiglia sono bergamasche, cioè della città in cui venne orchestrato e messo a punto uno dei pochi episodi storici che mi ha sempre fatto sentire orgoglioso di essere italiano: la spedizione dei Mille. Ma oggi, i bergamaschi rigettano questo loro passato, quasi lo ripudiano, sull’orda di una serie di ‘scemenze’ da ‘pidocchi arricchiti’, da cattolici impazziti. Il loro leader, un intrigante arruffone di provenienza Pci, è stato messo a dettare l’agenda di Governo dell’intero Paese. E, addirittura, si permette di decidere chi e quando debba essere defenestrato dai Partiti altrui. Una simile arroganza meriterebbe la più clamorosa delle censure. Ma l’errore più disastroso del centrodestra di questi anni è stato proprio quello di credere che il fenomeno leghista fosse sulla via di un lento dissolvimento. Ebbene: le cose non stanno affatto così. E il Pdl pagherà amaramente le conseguenze di un simile errore, prima o dopo la fine della sua attuale leadership, con o senza Berlusconi. Il quale, al di là delle polemiche di questi giorni nei riguardi del presidente della Camera, che comunque ha compreso anch’egli assai tardivamente la situazione, ha il ‘torto’ di aver accettato e favorito una simile deriva. Il folclorismo propagandistico della Lega Nord ha già generato dei danni culturali profondi, delle vere e proprie lesioni nel tessuto umano e solidaristico dell’Italia settentrionale, oltreché trascinare l’intero Paese verso un baratro politico sempre più vicino, sempre più incombente. E tutto ciò semplicemente a causa della miopia nichilista di un movimento che punta a una tipologia di federalismo che si incentra su una chiusura territoriale tesa a delegare la gestione della parte maggiormente produttiva e industrializzata del Paese ad un nucleo politico di avventurieri assolutamente fatti in casa, completamente ‘inventati’. La gran parte della popolazione del nord’Italia, per ben 50 anni è stata capace di votare ostinatamente Democrazia Cristiana senza mai accettare un qualsiasi concetto di alternanza politica. Dopodiché, delusi dalla classe dirigente che loro stessi avevano fedelmente sostenuto, si sono affidati al primo avventuriero che passava per la strada. Mentre adesso vorrebbero farci credere che, per mezzo di una classe dirigente ‘stanziale’, si sarebbe in grado di far competere i propri prodotti sui mercati internazionali, di poter essere adeguatamente rappresentati presso i più alti consessi internazionali, di poter riuscire a far funzionare in maniera efficiente enti e servizi locali. Tutti problemi che, dal 1987 a oggi, non sono mutati di una virgola. E poi? Quale altro coniglio verrà estratto dal ‘cilindro’? Se già l’esaltazione, assolutamente conservatrice e totalitarista, del ‘mondo piccolo’ di ‘guareschiana memoria’ era il frutto rancoroso di un ‘cretino al cubo’, di un finto liberale nostalgico verso una società che già ai suoi tempi non esisteva più, qui la ‘cretinaggine’ ha ormai raggiunto livelli spaziali, da fantascienza. Non si cammina all’indietro: è una delle lezioni più semplici da imparare nella vita. Eppure, proprio i ‘miei’ lombardi, quelli che con il loro lavoro hanno saputo realizzare il più clamoroso dei miracoli economici si sono messi in testa di tornare indietro, di voler bloccare tutto: il tempo, gli spazi, le frontiere, l’Europa, le stesse organizzazioni dell’Onu. L’egoismo particolaristico è lontano mille miglia da ogni forma di carità e di solidarietà cristiana. La qual cosa significa che il leghismo stesso è paragonabile a una forma secolarizzata di eresia cattolica, ovvero il frutto ‘bacato’ di una mentalità ritualista che, qui da noi, ha sempre fatto più danni che altro, anche se a molti scoccia che, oggi, arrivi qualcuno a scriverlo a chiare lettere. Avete rotto le ‘scatole’ con le vostre doppiezze da ‘pagliacci di paese’, con la vostra goliardia da ubriachezza molesta, che non fa più ridere proprio nessuno. Perché ormai si è capito che gente siete: voi siete quelli che tutte le domeniche andate alla Messa per poi, subito dopo, riempire l’aria che vi circonda di bestemmie di ogni tipo. Ipocriti e falsi come sepolcri imbiancati: questo è ciò che siete diventati, cari leghisti del ‘bàsemel’.





Direttore responsabile della rivista 'Periodico Italiano'
(editoriale tratto dal web magazine www.periodicoitaliano.info)

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Marco - Buronzo - Mail - giovedi 29 aprile 2010 21.14
@Bojago l'analisi corretta non implica per forza una reale e funzionale soluzione del problema...
@Borgioli Chiunque può "spacciare per analisi politica i suoi rancori personali" purché sia fondata non esclusivamente su quest'ultimi e che abbia una basa oggettiva da cui partire per un dibattito... Chiunque abbia svolto un analisi politica non può rimanere imparziale e far la propria idea si chiama comunque giornalismo (purché abbia, come già detto, una base oggettiva condizione che questo articolo soddisfa pienamente...)
Marco - Buronzo - Mail - giovedi 29 aprile 2010 20.35
Senza parole. E poi ci sono persone che vengono definite giornaliste in grado solo di scrivere porcate... Grazie a persone come lei quest'Italia non morirà o almeno non morirà soffocata nell'ignoranza e dall'omertà. Grazie...
bojago - padova - Mail - giovedi 29 aprile 2010 19.55
questa sua analisi della situazione non è affatto diversa da quella che a sinistra si faceva anche prima del voto regionale.

Evidentemente non è una diagnosi corretta, perchè se lo fosse, i partiti di sinistra avrebbero avuto un risultato migliore.
random - ravenna - Mail - mercoledi 28 aprile 2010 23.26
Sempre pronto alla lettura dei suoi scritti così puntuali e molto pertinenti della scena politica e nn solo, questa volta sig. Lusanna condivido i commenti "contro",che esprimono chiaramente che le sue esternazioni siano frutto di una sua rivalsa personale e nn di 1 sua cultura e conoscienza dei fatti italiani che più volte egregiamente ha donato attraverso la sua sensibilità laica-cattolica..Detto qst sono deluso di vederla scivolare nel baratro del comune pensare che se il popolo nn vota come gli intellettualoidi di sx pensano sono tutti scemi e inetti..Se la lega "sfora" 1ragione ci sarà..nn certo per colpa di chi ha votato ma di chi nn è stato in grado di dare risposte a una insoddisfazione di una classe politica corrotta, ignorante, straffotente, arrogante, presuntuosa...Come sa meglio di me le grandi disfatte dei popoli nn sono arrivate dal popolo ma dagli intellettuali e aristocrazia troppo sicura di essere dalla parte della ragione...Abbiamo assistito a troppe casse del mezzogiorno, a troppa immigrazione al nord, a troppi monopoli di posti pubblici "donati"nn certo a persone con 1pronuncia locale..Qst è il risultato che continuerà a crescere di consensi se le persone come lei invece di mettersi mano sul cuore...si mette le mani proprio da altre parti del corpo...e quindi..mi consenta...qst volta si vergogni per ql che ha scritto!!!
nicola luiso - lucca - Mail - mercoledi 28 aprile 2010 16.31
analisi impeccabile
ARRIGO BORIN - MILANO/ITALIA - Mail - mercoledi 28 aprile 2010 16.31
Bell'articolo (a parole), sembra scritto da uno dei molti illuminati meridionalisti (meridionali) di cui è ricca la nostra storia, molte recriminazioni ma nessuna ricetta: le colpe sono del Nord e di quei buzzurri che lo rappresentano. E' vero che si esprimono in modo rozzo e spesso (molto spesso) iinfantile, ma i problemi non si risolvono a Bergamo, devono farsene carico gli Italiani (sic) che vivono da Roma in giù. Hanno i loro rappresentanti in Parlamento e nella stragrande maggioranza della burocrazia ministeriale, quindi cosa gli impedisce di far valere le loro ragioni ?
Penso che la lega non sia nata a Gemonio, ma più probabilmente inventata a Napoli o Reggio Calabria.
Si è mai chiesto il sig. Lussana perchè i Veneti-Friulani che cento anni fa' avevano le pezze al sedere oggi sono in grado di competere nei mercati internazionali alla pari con i Bavaresi ? Cosa impedisce che lo possano fare anche le regioni del Meridione ? I governi che non investono (ha mai fatto un conto di quanto è costata la Cassa del Mezzogiorno al Paese?) oppure l'eterno pigolio meridionale che chiede e chiede senza nulla dare, ma soprattutto fare ?
Mi sa dare una spiegazione logica ? Se ne fosse in grado mi impegno a depositarla personalmente sulla soglia della sede leghista a Milano.
Arrigo, Milano
Claudio Raineri - Cambiano (Torino) - Mail Web Site - mercoledi 28 aprile 2010 15.45
Bravissimo Vittorio Lussana, parle sante...
Fabrizio Borgioli - Firenze - Mail - mercoledi 28 aprile 2010 15.39
Gentile signor Lussana, ben altre dovrebbero essere le sue vergogne. Prima fra tutte il tentativo di smerciare per analisi politica i suoi rancori personali. Cordialità.


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