Maurizio Gasparri, Ministro per le Comunicazioni, è da sempre uno dei più convinti sostenitori di una destra di governo nell'ambito della Casa delle Libertà. Ecco il suo parere riguardo ai numerosi problemi politici e d’identità della sinistra di 'casa nostra'.

Ministro Gasparri, può darci il suo giudizio sul centrosinistra italiano dopo i vari girotondi, scioperi generali unilaterali e social forum post-sessantottini?
“Credo che il centrosinistra sia ormai giunto al capolinea e che debba darsi una nuova organizzazione, nuovi metodi, nuovi contenuti, nuove strategie, prima ancora che dotarsi di una nuova leadership. Lo spettacolo del 14 settembre, con Nanni Moretti e Pancho Pardi sul palco e i leader della coalizione giù, per terra, ad ascoltare il ‘verbo’ dei 'girotondini', l’ha detta lunga su come stanno veramente le cose nell’Ulivo. Senza contare poi il disastro che si è verificato qualche giorno dopo in Parlamento, quando l’opposizione, per rispondere a una semplicissima domanda - mandare o meno gli alpini a Kabul - ha presentato ben cinque distinte mozioni frantumandosi in mille schegge. Se i Ds hanno votato no all’operazione, quando 12 mesi fa avevano approvato la missione ‘Enduring Freedom’, è proprio per non deludere il movimento dei girotondi...”.

Ma in termini di identità politica, un certo movimentismo può forse aiutare a trasformare il solito ‘stufato catto-comunista’ della sinistra, non crede?
“Francamente, il centrosinistra ormai mi appare un 'minestrone' ben più variegato, che include tutto e il contrario di tutto. Io credo che questa opposizione avrà bisogno di tempi molto lunghi prima di riuscire – ammesso che ci riesca – a parlare una sola lingua e, soprattutto, prima di risultare credibile agli occhi dell’opinione pubblica. Ritengo, infatti, che la miserevole spaccatura del centrosinistra, a proposito dell’invio dei nostri soldati in Afghanistan, abbia fatto perdere all’opposizione italiana dignità internazionale: è una fortuna che il nostro Paese sia governato dal centrodestra, che garantisce il rispetto degli impegni internazionali nella lotta al terrorismo. Immaginate cosa sarebbe accaduto con loro al governo”.

Ma cosa si auspica, in un’ottica 'politicamente corretta'?Un “grande Ulivo”? Un partito democratico all’americana?
“Io non posso che augurarmi che il centrosinistra trovi un’identità e una credibilità, non importa in quale forma. Anche se, francamente, credo sia molto difficile che possano arrivare a un “grande Ulivo” visto che non riescono a tenere insieme nemmeno un ‘piccolo’ Ulivo”.

Cosa pensa di Nanni Moretti? E’ il solito intellettuale con la ritrosia per l’impegno politico effettivo?
“Non so, forse medita di scendere in campo davvero. Certo è che il girotondo di piazza San Giovanni solo apparentemente era contro di noi: sul palco c'erano registi, cantanti e ballerine, mentre Rutelli e Fassino non li hanno fatti nemmeno salire, lasciandoli a passeggiare. Non so questo quanto bene possa aver fatto ai partiti di sinistra. Certamente, non era un bello spettacolo”.

L’unica speranza è dunque il ritorno in campo di Romano Prodi?
“Si parla tanto del ‘ticket Prodi-Cofferati’ come speranza di salvezza. Però, quando D’Alema dice che né Prodi né Cofferati, oggi, partecipano alla vita politica attiva del Paese non ha nemmeno torto. In più, io non credo che cambiando gli uomini si possa ricompattare l’opposizione. Le cause dell’agonia dell’Ulivo sono ben più gravi e non riguardano solo la leadership”.

Le andrebbe allora di fornire la sua diagnosi sulle cause della crisi della sinistra?
“Vede, io sono stato tanti anni all’opposizione e so bene cosa voglia dire. la questione, a mio parere, è che la sinistra non abbia ancora accettato l’idea di essere 'dall’altra parte' della barricata. Anzi, le barricate le alza per qualsiasi dettaglio. Ad esempio, quando di recente ho presentato la legge di riforma del sistema radiotelevisivo, in perfetta linea con il messaggio inviato dal Presidente Ciampi alle Camere nel luglio scorso, ho sentito dire di tutto. Ma la verità è che hanno un copione già scritto, buono per ogni occasione: la legge nemmeno l’hanno letta. Finché continueranno ad aggredire questo governo senza essere propositivi, senza rappresentare un’alternativa credibile, è difficile che si possa convergere su qualcosa”.

Quali sono i valori politici sui quali centrosinistra e centrodestra potrebbero convergere nel futuro? Sarebbero in grado di fare assieme quelle grande riforme istituzionali che il Paese attende ormai da molti anni?
“Sulla base di quanto sino ad ora affermato, è molto difficile e non certo perché non ci sia disponibilità da parte della Casa delle Libertà. La speranza, naturalmente, è che in futuro si possa arrivare a una convergenza su temi cruciali quali quelli delle riforme. Ma ho l’impressione che ci vorrà molto tempo ancora”.

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