Vittorio LussanaIn un Paese in cui anche l’ultimo degli stolti che passa per la strada vuole candidarsi alla segreteria politica del Partito democratico, ecco puntuale giungere un’analisi attenta e circostanziata sugli errori della sinistra postcomunista italiana. Si tratta dell’ultimo lavoro di Giuseppe Averardi - ex deputato del Psdi, nonché sottosegretario di Stato e membro del Consiglio d’Europa - dal titolo “I mutanti: perché i postcomunisti hanno rifiutato l’opzione socialdemocratica”, edito da Datanews. Averardi parte dalla caduta del Muro di Berlino del 1989 e si pone una serie di domande: mentre la parabola del comunismo stava per compiersi, quale eredità discendeva dalla tragedia sovietica? Perché Mikhail Gorbacev aveva fallito? Quali scelte avrebbe dovuto compiere il più importante Partito comunista dell’occidente democratico, una forza che aveva segnato profondamente il nostro Paese? Il racconto ripercorre la storia della giovane ‘guardia berlingueriana’ che da due decenni, ormai, guida i postcomunisti, del loro continuo scambio di ruoli che segue puntualmente ogni sconfitta, delle lotte intestine, delle distinte mozioni congressuali. E cerca di approfondire le vicende di un gruppo dirigente che ha mostrato contro il socialismo italiano un’avversione sorda e verso la socialdemocrazia un rifiuto radicale. L’autore affronta con franchezza e senza reticenze una questione che investe pienamente l’identità di un Partito che non è riuscito a fare i conti con la sua Storia, che non ha saputo ridefinire il proprio profilo, che non ha voluto compiere scelte coraggiose nei congressi: Pci - Pds - Ds - Pd; Cosauno, Cosadue, Quercia e Pci, Quercia e Rosa del socialismo europeo. Una serie di tremende convulsioni di grande ampiezza, un travaglio che si è svolto per crisi successive, attraverso rotture, scissioni, abbandoni individuali e collettivi. Nulla è rimasto ‘in piedi’: gli operai, l’Emilia rossa e gli intellettuali cominciano a guardare da altre parti. Sono caduti, in pochi anni, il mito del lavoro, quello della solidarietà e quello del Partito. Il divorzio dalla classe operaia è stato brusco, ma largamente annunciato, dato che sin dal 1993 uno studio della Fiom aveva rivelato che molti operai del Nord votavano per la Lega. Ma ormai la sinistra aveva abbandonato le fabbriche, alla ricerca di nuove basi sociali che, tuttavia, non ha mai trovato. Mentre ogni cosa cambiava, la sinistra postcomunista ha cercato la ‘scorciatoia’ delle metamorfosi. Caduto l’universo simbolico marxista e rifiutato quello socialdemocratico, essa è caduta in preda all’anarchia culturale. Il carattere drammatico di questa vicenda si sta consumando e rovesciando nel suo contrario: la Storia della sinistra italiana sembra essere giunta al termine. Finiti il Partito socialista e il Partito comunista, forse si è persa anche la possibile opzione verso un grande Partito riformista di stampo socialdemocratico europeo. Una possibilità negata proprio con la nascita del Pd, un amalgama tra ex comunisti ed ex democristiani, laici intiepiditi e cattolici decisamente clericali, che ha chiuso non solo una stagione politica, ma la Storia stessa della sinistra italiana in quanto grande soggetto sociale in grado di rappresentare in maniera autorevole l’altra ‘faccia’ della società italiana. Nella parabola dal Pci al Pd, ovvero dalla sinistra autonoma alla ‘brodaglia’ genericamente democratica, è singolare e significativo il fatto che a guidare questo cammino sia stato sempre lo stesso ristretto gruppo dirigente, sopravvissuto a tutte le mutazioni. Questo rapporto infelice degli ex comunisti con la socialdemocrazia è davvero la spia principale per comprendere il senso dell’iter da essi compiuto e la crisi che ha immediatamente seguito, dopo la sua fondazione, il Partito democratico. La riflessione di Averardi mette insomma in luce tutti gli aspetti della crisi che è seguita, in Italia, dopo il crollo dell’Unione sovietica. Ché non è corrisposta solamente con la crisi della Prima Repubblica, ma di tutta la sinistra italiana.




(articolo tratto dal sito web www.periodicoitaliano.info)
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Robin Link - Mantova - Mail - mercoledi 5 agosto 2009 12.56
Gli ex comunisti hanno partorito il PD perchè l' alternativa era quella di dover dire a tutti i suoi iscritti e simpatizzanti:>.


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