Annalisa Giuseppetti

Tornare al nucleare: in questi ultimi tempi, nel nostro Paese se n’è parlato spesso. Il mondo politico si è fatto sentire e il Governo spera che in questo modo si possa ridare fiato anche all’ambiente in un Paese dove i combustibili fossili stanno seriamente minacciando la salute di molti. Si parla di energie alternative possibili, di sfruttare sole, acqua e vento. Ma anche questi doni della natura tendono ad esaurirsi. Quindi cosa fare? Un recente sondaggio ISPO delinea un 54% degli italiani favorevole al nucleare. Sull’argomento c’è molta confusione: la parola ‘nucleare’ evoca subito Chernobyl, ci riporta al 26 aprile del 1986, quando il reattore n.4 di quella centrale sovietica esplose. Il mondo cadde nel panico. Nell'emisfero nord del pianeta, intere mandrie di animali vennero sistematicamente macellate, mentre in Inghilterra si raccomandava di non bere il latte. In Italia non si mangiavano più verdure, formaggi e i media informavano di tutti i pericoli che ci potevano piovere addosso da quel terribile disastro. Dopo qualche anno, si cominciò a parlare di tumori derivati da quell’esplosione. Ancora oggi Chernobyl è sinonimo di morte. Ma pochi conoscono la storia ed i perché dell’accaduto, ma soprattutto come funziona una centrale nucleare e come viene messa in sicurezza. A ragione, sono molte le obiezioni e preoccupazioni da parte di coloro che non vogliono il nucleare, per la paura della pericolosità degli impianti. Quindi, bisogna prendere coscienza e informarsi. A tal proposito, abbiamo voluto incontrare l’Ingegner Paolo Fornaciari, Presidente del CIRN, il Centro italiano per il ritorno al Nucleare, uno dei massimi esponenti ed esperti in materia.

Ing. Fornaciari, la scelta dell’abbandono del nucleare da parte dell’Italia cosa ha provocato?
“Un costo complessivo di 35 miliardi di euro, da quando il nostro Paese, sotto l’onda emotiva di Chernobyl, con un referendum disse ‘No’ al nucleare. Uno smantellamento dettato dalle scelte insensate e vandaliche dell’allora On. Bersani, che decretò la morte delle centrali di Caorso e di Trino Vercellese, forse per far piacere al suo amico sindaco di Piacenza: non c’era nessun bisogno di farlo in maniera accelerata. A quei 35 miliardi vanno aggiunti altri 50 miliardi legati al fatto che, in questi anni, abbiamo dovuto comperare energia dall’estero: dalla Francia, dalla Svizzera, dalla Slovenia. Di nucleare non c’è solo bisogno, ma necessità assoluta. Mi si dice: “Costa troppo”, “Ci vuole troppo tempo”, “Non si può fare”. Tutte storie, non è vero. A Caorso e Trino Vercellese sono stati fatti alcuni danni sulla parte convenzionale che non hanno nulla a che fare con il nucleare. E la spesa per riattivarle sarebbe minima, calcolabile intorno ai duecento milioni di euro. La politica ha giocato molto sulle illusioni e sulle speranze della gente. Fortunatamente, questo Governo ha cambiato idea completamente e le decisioni pubblicate sulla “Staffetta Quotidiana” sono chiare ed evidenti: si tratta di ripartire di nuovo. E dobbiamo farlo in fretta, perché andiamo incontro ad un periodo estremamente difficile, così come aveva previsto King Hubbert, un geologo americano che, nel 1956, in un rapporto che presentò alla riunione annuale dell’American Petroleum Institute, disse che nei primi anni ’70 avremmo assistito a una crisi petrolifera negli Stati Uniti e ad una di livello mondiale agli inizi del 2000. Hubbert fu criticato pesantemente dall’industria petrolifera americana, che lo accusava di essere un pessimista, una ‘Cassandra’. Ma Hubbert aveva pienamente ragione. Lo stesso Enrico Mattei, con il quale ebbi il piacere e l’onore di lavorare e che promosse e lanciò il nucleare in Italia, era a conoscenza della previsione di Hubbert”.
 
Coincidenze strane per il ‘guru’ dell’energia petrolifera italiana?
“Strano è il fatto che nel giugno del ’56 viene pubblicato il rapporto - Hubbert, quello che in sostanza prevedeva una crisi petrolifera imminente, mentre nell’ottobre dello stesso anno, Mattei chiese ad Antonio Segni l’autorizzazione per la costruzione della prima centrale nucleare in Italia, a Latina. Mattei era uomo lungimirante, al contrario di alcuni nostri politici che si inventarono lo smantellamento…”.
 
Lei parla di risultati e costi eccellenti per il nucleare, ma nell’immaginario collettivo c’è la paura, il rischio, l’incertezza della popolazione che risiede nei pressi di complessi industriali: in un calcolo di probabilità, quali sono i rischi maggiori per l’uomo, ricordando quanto accaduto a Chernobyl?
“Io sono stato a Chernobyl, fui il primo italiano a visitare quella centrale. Secondo me, quell’esplosione fu dovuta a due fattori: innanzitutto, era sbagliato il progetto, come aveva già sostenuto lo stesso Prof. Amaldi, collaboratore di Enrico Fermi, il quale dubitò sempre che si potesse mettere assieme grafite e acqua, perché proprio questa combinazione avrebbe potuto innescare un incidente. In secondo luogo, Chernobyl mancava di personale qualificato per poter gestire una struttura come quella”.

La centrale di Latina è stata concepita in maniera differente?
“Latina era raffreddata a gas, non ad acqua. E proprio per questi motivi. Mentre fu buona cosa non lavorare sul progetto “Ci.Re.Ne”, un reattore concepito a Milano che usava vapore acqueo per il raffreddamento. Infatti, in un reattore moderato a grafite, se lo si raffredda con il vapor d’acqua, nel momento in cui viene a mancare il vapore la reattività aumenta e potrebbe innescare una reazione pericolosa. Montalto di Castro ha invece tutt’altra storia: fu trasformata da reattore nucleare a centrale a gas. Nessuno sapeva come si potesse fare – mi disse un giorno Mario Silvestri – ma il governo De Mita ci credette. Si è fatto del danno e una spesa enorme per niente. Oggi, secondo valutazioni di consulenti esteri, in Italia ci vorrebbero cinque o sei nuove centrali”.
 
Questo numero di centrali potrebbero far fronte al fabbisogno nazionale?
“Sì. Altrimenti l’alternativa sarebbe quella di costruire centrali in Albania, in Slovenia o in Grecia. Ma, a questo punto, ritengo preferibile farle in casa nostra, come tutti i Paesi hanno fatto. La Francia, addirittura, ne ha cinquantasei, mica due…”.
 
Quindi, non abbiamo alternative?
“Nessuno scrive una riga per avvertire che stiamo andando incontro ad un disastro. I grandi giornali nazionali, quelli economici, nessuno dice che, fra pochi anni, c’è il rischio di una guerra per l’energia, che resta il motore di tutto: senza di essa non potremmo vivere”.
 
Come il blackout che oscurò il nostro Pese nel 2003?
“Quel blackout è stato solo un primo pallido segnale…”.
 
Quali sarebbero le conseguenze fra quattro o cinque anni?
“Lo scenario prossimo venturo per il nostro pianeta non è roseo. I problemi più grossi sono dovuti dalla mancanza di energia e di acqua potabile, di fronte ai quali potrebbe esser già tardi cercare di fare qualcosa tra cinque anni. Bisogna intervenire subito, fermando immediatamente (e mi pare che il governo Berlusconi l’abbia capito) lo smantellamento di Caorso e Trino. Due centrali che, insieme, potrebbero fornire energia sufficiente a tutta la città di Milano e a tutte le industrie elettromeccaniche del bresciano. Dobbiamo inoltre utilizzare l’energia che ci viene da Slovenia, Slovacchia e Grecia”.
 
Di quante centrali avrebbe bisogno il nostro Paese?
“Almeno sei: questo è il numero minimo per garantire una produzione sufficiente di energia elettrica all’Italia fino al 2020. Il famoso piano di Carlo Donat Cattin e quelli di altri che seguirono, già prevedevano, più o meno, uno sviluppo del genere. Non erano progetti folli, ma legati alle reali necessità contro le quali ci stiamo scontrando. Quindi, costruire sei centrali significa farne una per ciascuno dei siti già autorizzati: Caorso, Trino, Latina, Garigliano, Alto Lazio e il progetto unificato Trino 2, di cui sono stato responsabile, all’epoca”.
 
Quali sono i tempi di realizzazione di una centrale?
“Se ci riferiamo ai recenti contratti di Francia e Finlandia, quattro o cinque anni”.
 
Un tempo che permetterebbe la sopravvivenza, dopodiché arriverebbe la crisi?
“Non c’è dubbio. Bisogna intervenire: il mondo ha fame di energia, è un grossissimo problema”.
 
Parliamo della qualità delle centrali esistenti nel mondo: è vero che si dividono in quelle di serie A e di serie B? La cronaca più recente ci porta, con il ricordo, a Tokio e alle centrali cinesi: esistono dei parametri standard e forme di manutenzione periodica degli apparecchi che possano valere per tutti?
“Che ci siano criteri diversi è possibile, ma quelli fondamentali sono gli stessi per tutti, quindi non credo che sia una questione di regolamenti. Ad esempio, la centrale nucleare di Brown Ferry, in America, fermata venti anni fa per un incendio, di recente è stata riavviata con successo. Poi c’è stata la vicenda di un’altra centrale, in Armenia, rimasta ferma dodici anni in seguito a un terremoto: fui proprio io a chiudere l’accordo con il Ministro dell’energia armeno. Ebbene, è stata riavviata con successo e grandissima soddisfazione della popolazione che, altrimenti, sarebbe rimasta al freddo e al buio. E’ quindi possibile riprendere, dopo lunghi periodi di fermo, centrali nucleari inattive. Caorso e Trino, che non hanno avuto né incendi, né terremoti, potrebbero essere tranquillamente riavviate”.
 
E quella di Montalto?
“Nell’alto Lazio, la situazione è un po’ particolare, perché i lavori erano quasi al termine. Fortunatamente, i danni sono stati provocati nella parte convenzionale della centrale, cioè sulla turbina. Sarebbe stato tutto più difficile se il danno fosse stato sulla parte nucleare…”.
 
Che percentuale di incidenti ha, oggi, una centrale nucleare di ultima generazione?
“Si continua a parlare di generazioni, la terza, la quarta… Sono tutte storie: quelle che abbiamo vanno benissimo. La Francia, cinquant’anni fa, decise di costruire centrali nucleari e ne fece cinquantasei. Nessuna di loro, ad oggi, ha avuto incidenti. Tutte continuano a lavorare con successo, fornendo addirittura energia ai Paesi vicini, come anche il nostro”.
 
In conclusione: come vede il prossimo futuro?
“Sono ormai tanti anni che mi batto: prima di morire voglio vedere le nostre centrali ripartire. Tra l’altro, non ha senso fare cinque o sei centrali nuove, tenendo ferme quelle che abbiamo. Un segnale corretto, chiaro, alla popolazione, può essere dato nel momento in cui Corso e Trino saranno riavviate: sarebbe un evento fondamentale”.



Per  vedere quest’intervista in formato video collegati a: http://it.youtube.com/watch?v=5zVstVORmjM

 
Regia:
Salvatore Lordi
 
Hanno collaborato:

Daniela Stanco

Vittorio Lussana – Capo redattore www.laici.it

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Barbara - Pisa - Mail - giovedi 6 novembre 2008 13.47
Ho visto, seguito e ascoltato con attenzione il vostro video su youtube. Poi sono venuta qui e ho letto i vostri commenti. Io sono contraria al nucleare, ma ho trovato il punto di vista dell'intervistato interessante. Non è vero, come qui qualcuno ha scritto, che è un discorso noioso. Anzi, ha fornito una serie di dati, di sprechi, di indicazioni su come vengono fatte, male, tante cose in Italia. Credo sia un punto di vista da rispettare, senza pregiudizi. E il tema sollevato questa volta da questa lettera che mandate con costanza è importante per capire dove vogliamo andare. Io ci sto riflettendo sopra, almeno.
zeno - reggio emilia - Mail - mercoledi 5 novembre 2008 23.6
Ringrazio il sig. Pietruccio per il dettagliato intervento, ma la mia domanda non era sulla gestibilità delle scorie, che non ho mai messo in dubbio, ma sull'esistenza di un piano nazionale serio e moderno, che è una cosa diversa. Quindi un livello in gran parte politico, non tecnico, ahimè.
Sulla portata dei fiumi la mia "malafede" deriva dall'oggettiva riduzione di portata del Po e affluenti. Anche qui il problema è politico: è stato affrontato il potenzaiel problema quando si pensa di riaprire centrali che tale problema non avevano? Poi lo so, le centrali si fanno anche nel deserto, volendo....
Saluti
Zeno
Pietruccio - Riva del Garda - Mail - mercoledi 5 novembre 2008 16.2
Nell’articolo a un certo punto si dice “…Dopo qualche anno, si cominciò a parlare di tumori derivati da quell’esplosione…”

Consiglio di andare a vedere sul sito dell’ISTAT i dati storici dal 1970 al 2000 dove, a pag. 24 si vede chiaramente che dall’epoca dell’incidente di Chernobyl i tumori in Italia non sono affatto aumentati (anzi, sembra che siano addirittura andati diminuendo ma chiaramente Chernobyl non centra niente, così come, con la bassissima quantità di sostanza radioattiva che è arrivata in Italia non poteva fare niente neanche in senso negativo: per capirlo, però, bisogna conoscere la radioprotezione)

http://www.istat.it/dati/catalogo/20051121_00/indstat0505nuove_evidenze_evoluzione_mortalita_tumori7099.pdf

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Rispondo poi al sig. Zeno, che pone la questione delle scorie e dell’acqua ricordando che sul piano tecnico si tratta di un problema risolto, il primo, e di un problema inesistente il secondo, frutto di cattiva informazione, ignoranza e malafede. In particolare Per gli aspetti tecnici sulle scorie consiglio di dare un’occhiata ai seguenti siti

http://www2.ing.unipi.it/~d0728/GCIR/La%20sistemazione%20in%20sicurezza%20delle%20scorie%20nucleari.pdf
http://www.ingegnerianucleare.net/Tematiche/4SN/4SNscorieA/4SNscorieA_classificazione/4SNscorieA_classificazione.htm
http://www.world-nuclear.org/education/wast.htm

mentre per l’aspetto politico consiglio di vedere la relazione Reul, della Comunità europea del 26/09/2007

http://www.europarl.europa.eu/sides/getDoc.do?type=REPORT&reference=A6-2007-0348&language=IT&mode=XML
in cui parlando dell’Energia nucleare, in particolare si dice
65. rileva che l'energia nucleare è indispensabile per garantire a medio termine il carico di base in Europa;
71. rileva che attualmente l'energia nucleare è la maggiore fonte energetica dell'UE a basso tenore di carbonio e sottolinea il suo ruolo potenziale ai fini della protezione del clima;
75. segnala che decisioni a breve e medio termine sull'uso dell'energia nucleare avranno effetti diretti anche sugli obiettivi climatici che l'UE potrebbe realisticamente fissare; segnala che in caso di uscita dall'energia nucleare non si potranno conseguire gli obiettivi in materia di riduzione dei gas a effetto serra e di lotta contro il cambiamento climatico;
80. evidenzia che le riserve note a livello mondiale di uranio hanno una durata stimata di oltre 200 anni e che esse rendono possibile disporre in futuro di alternative al fine di diversificare i rischi politici concernenti la sicurezza delle forniture ovvero pervenire a compromessi tra rischio, prezzo e ubicazione in fase di selezione delle fonti di combustibili nucleari;
86. segnala che la questione dello stoccaggio definitivo è stata tecnicamente risolta e che i quantitativi di rifiuti da stoccare definitivamente sono ridotti e calcolabili;
89. rileva che l'energia nucleare può essere posta in sinergia con le energie rinnovabili, ad esempio offrendo metodi originali per la produzione efficace ed economica di idrogeno o di biocarburanti;
Per quanto riguarda l’uso di acqua, ricordo solo che non viene “consumata” ma passa attraverso la centrale per soli scopi di raffreddamento del ciclo termico (niente a che vedere con la radioattività) e che tale funzione, se non si vuol attingere ad ampie portate d’acqua può essere svolta anche dalle torri di raffreddamento con portate circa 100 volte inferiori, e addirittura da torri di raffreddamento che smaltiscono a secco. Segnalo i seguenti siti
http://www.atel.eu/it/images/Praesentation_Niklaus_20080610_it_tcm64-48853.pdf
http://en.wikipedia.org/wiki/Neckarwestheim_Nuclear_Power_Plant


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Vorrei far presente che sul nucleare in Italia è mancata per vent’anni qualunque forma di informazione seria, mentre la popolazione è stata “bombardata” solo con una pesante propaganda antinucleare, spesso scorretta, fatta spesso anche con informazione parzialmente o totalmente false. Se qualcuno fosse interessato a sapere qualcosa di vero sul nucleare segnalo questo sito, a carattere divulgativo sull’argomento

http://www.world-nuclear.org/info/info.html#education

mentre per la storia del nucleare Italia ho trovato molto bello questo filmato

http://www.cise2007.eu/Le%20origini/Filmati/GliAnniDellAtomo/GliAnniDellAtomo.htm

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Su quanto sia facile “intortare” la popolazione sulle questioni tecnico scientifiche consiglio questi due articoli un po’ scherzosi, ma dal significato importante

http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/04/01/il-killer-invisibile/
http://bressanini-lescienze.blogautore.espresso.repubblica.it/2008/04/02/lallarme-dhmo/
claudio - roma - Mail - mercoledi 5 novembre 2008 11.28
Gentile dott. Lussana, la ringrazio per la risposta. Per chi è antinuclearista come me è un momento molto difficile. Il nucleare è presentato su più fronti come l’unica via percorribile. L’attuale Ministro per l’ambiente è assolutamente asservita alle logiche dello “sviluppo economico” deregolato. Le ragioni dell’ambiente sono state estirpate dal parlamento e solo singoli parlamentari rimangono a difenderle; eppure dovrebbe essere un tema di grande attualità visto che riguarda la qualità della vita nel futuro prossimo.
Vittorio Lussana - Roma - Mail - martedi 4 novembre 2008 18.3
Caro Claudio, sarà presto fatto: è infatti in preparazione un mio articolo sull'efficienza energetica che sarà pubblicato alla fine di questo mese o, al max., ai primi di dicembre.
Grazie per il tuo contributo porpositivo.
VL
claudio - roma - Mail - martedi 4 novembre 2008 17.32
Una semplice domanda: per quale motivo non è possibile porre all'attenzione del dibattito l'ipotesi di una riduzione dei consumi ? Grazie
Giacomo - Forlì - Mail - martedi 4 novembre 2008 12.0
Seguo questo sito a intermittenza. intervengo solo su tematiche che mi stanno a cuore. Gli articoli suoi, Lussana, li apprezzo perchè sono un esempio di giornalismo coraggioso e dissacrante anche se non condivido tutto quello che scrive. Aggiungo, per rispondere all'intervento del lettore Giorgio, che ho letto l'intervista esauriente delle settimane scorse e ho apprezzato molto l'intelligenza delle domande e risposte fatte e fornite.
Vittorio Lussana - Roma - Mail - martedi 4 novembre 2008 11.36
Carissimo sig. Giacomo Dari, io la ringrazio, invece, per il suo interesse e anche per quanto lei ha gentilmente voluto pubblicare. Lei comunque è stato cortese e corretto nell'esprimersi, dunque la prego di non dimettersi dal dibattito, anche nel futuro e anche su altri temi che solleveremo, perché comunque le sue argomentazioni saranno gradite. La sola cosa che volevo dirle era solamente di non far andare di mezzo una redazione che ha sempre evitato la censura, tutto qua.
Le confermo i miei ringraziamenti e la saluto. A presto.
VITTORIO LUSSANA
Giorgio - Roma - Mail - martedi 4 novembre 2008 11.31
Io invee voglio ringraziare questo sito dei laici per essersi risvegliato. Nelle scorse settimane, ho letto un intervista contraria al nucleare, oggi ne vedo un'altra favorevole. Mi è appare evidente la volontà di voler approfondire un argomento complesso sotto tutto i suoi aspetti. I problemi derivanti dalla questione energetica e dal nostro fabbisogno di materie prime rappresentano uno scoglio che deve essere analizzato e affrontato senza radicalismi ideologici. Dunque, compliementi alla redazione per aver cercato, ultimamente, di proporre tematiche innovative e versatili.
Giacomo - Forlì - Mail - martedi 4 novembre 2008 11.29
Gentile Lussana, la mia non era un'accusa contro la redazione e mi sembra evidente ma una sottile percezione alla polemica.
Io ho commentato un articolo che trovo impostato male.Fa bene a tenersi i commenti contrari, è l'ingrediente chiave per non diventare monotematici.
Detto questo, trovo fastidioso l'intervento della lettrice che invita alla 'tenerezza' per il probabile ultimo articolo dell'intervistato.
Il nucleare è il nucleare, ovvero un flagello da scongiurare.
Mi dimetto dalla discussione con garbo e tanti saluti.

Giacomo Dari


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