“Basta con la disinformazione: bisogna spiegare bene e con cognizione di causa come funziona il vaccino contro il Covid 19”. Così il dottor
Benedetto Di Mugno, medico anestesista, terapista del dolore e agopuntore in forze presso
l'ospedale San Sebastiano di
Frascati (Roma) si è voluto esprimere in merito alle polemiche esplose dopo l'avvio delle
vaccinazioni in
Italia. Sono in molti a chiedersi come sia stato possibile ottenere un
vaccino in così poco tempo, se paragonato ai
decenni che sono stati necessari per produrne altri o, addirittura, al
nulla di fatto rispetto, per esempio, a quello contro
l'Aids. La
disinformazione e la
cattiva informazione hanno creato forti dubbi circa l'opportunità di sottoporsi alla somministrazione, generando una percentuale di persone che potrebbero, se
non vaccinate, diventare un
rischio per le altre e non riuscire più a condurre una
vita normale, se è vero che, nel tempo, ciascuno di noi disporrà di una sorta di
‘passaporto vaccinale’. Dottor Di Mugno, come nasce il vaccino contro il Covid-19?“Il vaccino per il Covid 19 nasce dopo un lungo percorso, iniziato nel 1990 con gli studi della dottoressa Katalin Karikò. In particolare, dall’intuizione che l’mRna possa essere utilizzato nella terapia di malattie che, al momento, terapia non ne hanno. Detto con estrema semplicità: la produzione delle proteine all’interno delle cellule avviene a partire dal Dna, su cui viene trascritto l’Rna ‘messaggero’ (mRNA) il quale, trasportato nel citoplasma, porta l’informazione nei ribosomi per sintetizzare le proteine (il mRNA non va mai dal citoplasma al nucleo cellulare), dopodiché viene distrutto. Le proteine che vengono prodotte hanno sia ruoli strutturali, sia funzionali. L’idea iniziale della Karikò era quella di progettare l’mRNA, per poi introdurlo nella cellula, al fine di indirizzare la produzione, nei ribosomi, delle proteine che ci interessano, come gli antigeni che stimolano la produzione di anticorpi o gli enzimi per colmare un deficit come si riscontra in malattie rare, o in fattori di crescita che aiutano a riparare il tessuto cardiaco danneggiato. Questi sono solo alcuni esempi di un eventuale uso terapeutico, che pertanto non riguarda solo lo sviluppo di eventuali vaccini. Nel 1990, quest’idea trovò un riscontro pratico sui topi di laboratorio. Il problema iniziale era che l’mRNA sintetico generava una risposta immune, che ne determinava la distruzione prima che potesse raggiungere le cellule. La soluzione di questo problema fu descritta, in seguito, in una serie di articoli comparsi in varie riviste scientifiche nel 2005. In ogni caso, a un certo punto venne identificata quella parte dell’mRNA sintetico che stimola la risposta immune contro se stesso e fu sostituita, creando un mRNA ‘ibrido’ che arriva ed entra nelle cellule, così da permettere la sintesi delle proteine che noi vogliamo. Da tali sviluppi e dall’interesse che questi suscitarono in alcuni scienziati, nacquero due aziende che andarono a operare nel campo delle biotecnologie: ‘Moderna’ negli Usa e ‘BioNTech’ in Germania. Queste sono riuscite a ‘vedere’ il grande campo di applicazioni di questa tecnologia sull’mRNA. Quando è iniziata la pandemia da Covid 19, in breve tempo, ovvero già a inizio gennaio 2020, è stata pubblicata la sequenza genica del virus Sars-CoV2. La tecnologia di cui stiamo parlando non richiede il virus per creare un vaccino, ma un computer, che a partire dalla sequenza genica isolata, ci fa risalire all’mRNA che permette alle cellule di produrre la singola proteina che può dare la risposta ‘anticorpale’ per avere una immunità verso il virus. In questo caso, si tratta della proteina ‘S’ (Spyke), la quale permette al virus di legarsi ai recettori e penetrare all’interno della ‘cellula-bersaglio’. A fine febbraio 2020, ‘Moderna’ ha presentato il primo vaccino sperimentale e sono iniziati i test”.