Giorgio Prinzi

La notizia che giunge da Pechino dell’incontro tra Hu Jintao, Presidente della Repubblica Popolare cinese, e Wu Poh-hsiung presidente del Kuomintang, partito maggioritario a Taiwan ed erede della tradizione nazionalista di Chiang Kai-shek, è qualcosa di più di un formale superamento della guerra civile che costrinse il governo allora al potere in CIna a rifugiarsi a Taiwan. E’ il riconoscimento di fatto di un “rapporto tra Stato e Stato”. Quindi dell’indipendenza di Taiwan. L’incontro conferma la chiave di lettura del discorso d’insediamento del presidente Ma Ying-jeou, secondo la quale l’affermata scelta “taiwancentrica” era sembrata solo una variante più blanda per perseguire l’indipendenza giuridica universalmente riconosciuta nel consesso mondiale delle Nazioni, l’Onu. Questa analisi veniva argomentata con il fatto che, dopo i problemi scaturiti dal forzoso ricongiungimento di Hong Kong e di Macao, la classe dirigente della Cina continentale non appariva più altrettanto determinata a rivendicare l’Isola. Oggi, lo scenario tra le due sponde dello Stretto di Taiwan appare più disteso, sebbene Pechino schieri ancora, puntati contro l’isola, dai 1300 ai 1400 missili balistici a corto raggio del tipo “Dong Feng”. Taiwan, nonostante questo apparato bellico, è il maggiore investitore estero nella Cina e i reciproci interessi economici sembrano unire più di quanto possano dividere diverse centinaia di missili. Questo non vuol dire che la proclamazione d’Indipendenza dell’isola sia prossima, al contrario: il neo presidente Ma ha rimarcato il fatto che il suo governo avrebbe accantonato la disputa sulla sovranità per cercare di creare una situazione vantaggiosa per entrambe le parti. E con un’apertura inattesa aveva dichiarato di volersi ispirare al principio di “una Cina, con diverse interpretazioni”, auspicando come primo passo verso il reciproco riavvicinamento l’intenzione di collegamenti tra la Cina continentale e Taiwan con voli charter diretti, a partire dal prossimo luglio. Pechino aveva sinora rifiutato l’ipotesi di collegamenti diretti stabili e regolari, in quanto ritenuti un implicito riconoscimento di sovranità. Per questo l’accordo di voli diretti, scaturito dall’incontro tra i due esponenti cinesi conferma che, sebbene il tabù del riconoscimento dell’indipendenza dell’Isola non sia ancora formalmente caduto, di fatto si avvia ad esserlo.




(articolo tratto dal quotidiano 'L'opinione delle Libertà' del 30 maggio 2008)
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Giovanni Iannello - Catania - Mail - lunedi 9 giugno 2008 15.38
sOLO PER RICORDARE CHE LA QUESTIONE tAIWAN è COSTATO ALLiNTERNAZIONALE lIBERALE UN ANNO DIE SPULSIONE DA OSSERVATORE DELL'ECOSOC LA STRUTTURA ONU CHE SI OCCUPA DI DIRITTI UMANI.
PER NON DIPSEACERE ALLA CINA SI E' ESPULSA LA LI, CHE DOPO UN ANNO,
TORNA IN COMMISSIONE DIRITTI UMANI QUESTO 27 LUGLIO


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