Vittorio Lussana

Papa Benedetto XVI è intervenuto, nei giorni scorsi, per ribadire il netto ‘no’ della Chiesa nei confronti di ogni metodo di contraccezione e nei riguardi della procreazione medicalmente assistita, la quale rappresenterebbe una tecnica scientifica tesa a separare nettamente la procreazione propriamente detta dal vero amore e da una concezione naturale della vita. Proseguendo in tal senso, il Papa ha inoltre richiamato l’esigenza di una più corretta educazione sessuale, in grado di evitare la diffusione di una sessualità in quanto ‘droga’. Nell’ascoltare una simile impostazione, che mi vede comunque concorde almeno sul punto di una maggiore attenzione ai temi relativi ad una più sana educazione sessuale tra le giovani generazioni, mi son posto tuttavia una curiosità che ritengo, per certi versi, ragionevole: ma il nostro Pontefice che gente frequenta? E, soprattutto, cosa gli viene dato da leggere? L’ultimo numero di ‘Corna vissute’? Parlare di sesso in quanto ‘droga’, mi ha fatto venire il dubbio che in Vaticano si abbia il preconcetto che la maggior parte dei cittadini, anziché ‘spaccarsi la schiena’ per riuscire a vivere decentemente ed educare con equilibrio i propri figli, sia perennemente in preda alle più morbose ‘voglie’ erotiche. Certo, lo spettacolo delle file di auto che ogni sera si formano sulle nostre strade nei pressi di una qualche prostituta che offre il proprio corpo in cambio di un po’ di danaro, non è molto bello da vedere e non piace neanche a me. Ma vivaddio, si tratta pur sempre di una minoranza di ‘minorati’! La maggior parte degli italiani, in verità, vive la propria sessualità secondo stili tutto sommato ‘normali’: dove sarebbero tutti questi rischi di una sessualità vissuta ‘viziosamente’? Questa sottile ed ennesima critica, in realtà, è palesemente indirizzata verso quei metodi di contraccezione che permettono a molte giovani ‘coppie’ di vivere serenamente la propria relazione senza reprimerla, soprattutto se si tratta di ragazzi e ragazze che preferiscono convivere anziché regolare il proprio rapporto secondo le sacre regole del matrimonio, religioso o civile. Ma il pregiudizio che si cela dietro una simile concezione degrada vistosamente la sessualità a mera peccaminosità, rifiutando ogni concezione di sano erotismo in quanto liberazione, anche e soprattutto psicologica, da ansie e frustrazioni. Già ai tempi della mia personale adolescenza, tra noi ragazzi di sesso maschile si dibatteva al fine di evitare fidanzamenti con quel genere di ragazze che pretendevano di difendere la propria verginità sino al matrimonio. E preferivamo, invece, indirizzarci verso potenziali ‘fidanzatine’ mentalmente più aperte, in grado di compiere assieme a noi un cammino di crescita e di maturazione verso la vita adulta. Il moralismo diviene, infatti, il principale limite alla stessa moralità, poiché genera forme di repressione pericolose e realmente destabilizzanti. Personalmente, col passare degli anni ho conosciuto un gran numero di donne che, in base a motivazioni puramente moralistiche, educative o religiose si sono ritrovate condannate al rimpianto di una giovinezza vissuta solo in parte, oppure a quello di non essere in grado di soddisfare completamente il proprio partner a causa di una lunga serie di complessi, blocchi psicologici, ritardi ed impreparazioni in materia di libera espressività erotica. Ciò è riferito, naturalmente, ad argomentazioni ben diverse rispetto alla pratica di una vita sessuale disgiunta dall’amore e dai sentimenti, poiché l’erotismo rimane un discorso da distinguere nettamente rispetto a ciò che è da considerarsi ‘pornografico’. Ovviamente, vi è anche chi vive propri personali problemi di natura psicologica che si trascinano sin dall’alba della sua stessa esistenza e che, dunque, si trova costretto a sfogare le proprie istintualità attraverso metodologie ‘alternative’. Tuttavia, intorno a temi come questo si dovrebbe fare molta più attenzione a non colpevolizzare tutti quanti, facendo di ogni ‘erba’ un ‘fascio’. Anche in questo caso, manca una vera analisi di costume relativa ad un contesto sociale effettivo: quella che potremmo definire come inerente alla ‘sfera collettiva’ della sessualità. Dunque, se il Santo Padre permette, vorrei spiegargliele un po’ di queste cose. Innanzitutto, per la gran parte delle persone normali, di destra o di sinistra, religiose o laiche, credenti o non credenti, eterosessuali od omossessuali, insomma di qualsivoglia genere e tipo, la sessualità è vissuta con una mentalità assai serena. Le principali coordinate antropologiche di tale visione della sessualità possono essere analizzate attraverso le seguenti constatazioni: 1) quasi tutte le persone che conosco, generalmente conducono una vita sessuale improntata ad una ‘concezione globale’ della sessualità medesima che include pienamente amore e sentimenti o che non si discosta più di tanto da essi, poiché il sesso in quanto ‘piatto crudo’, anche per chi non vuole ammetterlo - soprattutto innanzi a se stesso… - risulta assai poco soddisfacente; 2) ben più raramente di quanto si crede si conducono più rapporti contemporaneamente e quasi esclusivamente in situazioni dettate da una condizione di ‘transizione’ tra la fine di una vecchia vicenda sentimentale e l’inizio di una ‘nuova’; 3) da ciò ne discende che non siamo tutti qui pronti a saltarci addosso reciprocamente o totalmente presi dall’organizzazione di orge e festini in grado di alleviare i nostri ‘ponti’ pasquali o le nostre ferie estive, poiché la maggior parte delle persone - grazie a Dio, Santità – possiede criteri soggettivi di valutazione e di approfondimento delle proprie conoscenze umane personali; 4) non tutte le persone sono sessualmente o fisicamente compatibili tra loro; 5) esistono forme di sentimento ‘platonico’ anche molto potenti tra diversi individui, senza che ciò sfoci per forza in rapporti sessuali sfrenati; 6) con le ‘escort’ ci vanno solamente gli erotomani, i politici e i ‘ricchi scemi’ (talvolta, le tre cose coincidono…); 7) la vita sessuale degli italiani, ma credo addirittura degli europei da quel che ho potuto constatare, non corrisponde affatto a quella descritta dai cosiddetti giornali ‘pornografici’, poiché se così fosse, paradossalmente potrebbero venirsi a creare seri problemi di affievolimento del desiderio (lo ‘squallore’ non aiuta…). Ciò può bastare a rassicurare almeno un poco il nostro Pontefice? Spero proprio di sì. Ma andando anche oltre e cercando di affrontare alcuni aspetti maggiormente ‘glamour’ o, diciamo così, edonistici della nostra vita quotidiana, possiamo anche aggiungere che: a) la pubblicazione di calendari, maschili o femminili, più o meno ‘hard’ non comporta, necessariamente, una forma di esibizionismo teso a solleticare i ‘pruriti’ più reconditi della collettività, bensì allude, almeno per quella parte della società che possiamo definire ‘evoluta’, a forme di ‘estetismo’ maggiormente vicine ad una concezione idealistica della bellezza fisica di una donna o di un uomo; b) una certa maggiore attenzione all’evoluzione e all’invecchiamento del nostro corpo riguarda aspetti che, il più delle volte, si rifanno ad una più matura considerazione della nostra salute fisica, anche se ciò può talvolta sfociare in ‘fissazioni’ pericolose le quali, unite a forme più o meno latenti di depressione, causano fenomeni di anoressia o di bulimia assolutamente da contrastare; c) molte trasmissioni televisive e svariate forme di rappresentazione artistiche e cinematografiche, pur mostrando atteggiamenti dai forti richiami erotici, hanno il merito di porre quasi sempre tali argomenti in una chiave di ‘leggerezza ironica’ o di ‘approfondimento analitico’ esorcizzando fortemente ogni potenzialità destabilizzante del sesso sui costumi della nostra vita quotidiana. In buona sostanza, alla sessualità andrebbe dato il peso che essa merita, né più e né meno, poiché pur essendo comprensibile supporre che un’ondata di licenziosità dei costumi possa indurre a fenomeni poco controllabili, è anche ragionevole considerare che improvvisi irrigidimenti culturali potrebbero ingenerare effetti addirittura opposti, come ad esempio il forte aumento di quel ‘tasso di trasgressione’ che rappresenta la vera ‘linfa vitale’ del sesso più sregolato e privo di significato. Alla sessualità, ogni religione ed ogni genere di cultura deve dunque saper dare il giusto peso: né troppo, né troppo poco. Solamente allorquando verrà compreso questo semplice dato di fatto, potremo allora affrontare con serenità tanti bei discorsi educativo - pedagogici inerenti alla sessualità, aggirando senza troppi sforzi sia le forme più sessuofobiche di censura, sia determinate derive di degradazione verso la volgarità. E’ un discorso molto serio questo, Santità, molto più serio di quanto possa, a prima vista, apparire…




(articolo tratto dalla rubrica settimanale '7 giorni di cattivi pensieri' pubblicata sul sito web di informazione e cultura www.diario21.net)
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robert mccurion - Torino - Mail - mercoledi 28 maggio 2008 15.32
Nulla di nuovo da questi luridi sporcaccioni pedofili. Mi risulta che neghino il battesimo ad un figlio d'una coppia non sposata, con lei fervente cattolica e frequentratrice della parrocchia più chic di Torino. Sono dei malati di mente che rifiutano il piacere e vedono il diavolo nella donna ( O NELL'UOM0. VISTI I LORO GUSTI!). Anche se a me i gay non danno problema di sorta. Se si usa qualsiasi anticoncezionale è peccato, se la donna abortisce ancora peggio, se tiene il figlio e non si sposa scatta la vendetta sul pargolo innocente. Non sono un violento ma capisco chi cantava "SE VEDI QUALCOSA DI NERO SPARA COMUNQUE : O E' UN FASCISTA O E' UN PRETE!"
Moskow72 - Foligno, Italy - Mail - giovedi 22 maggio 2008 12.58
Se mi passate la battuta...parole sante! ;)
Krizia - Chiavari - Mail - lunedi 19 maggio 2008 12.5

Che ridere:
minoranza di " minorati"?


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