Roberto LabateNel momento in cui scriviamo, il parlamento inglese è in piena bagarre da Brexit. Il governo di Boris Johnson, che aveva premuto per una Brexit dura, anche senza accordo, che voleva bloccare addirittura l'attività parlamentare fino a quella data per proibire qualsiasi discussione, in realtà sta perdendo pezzi, così come ha già perso la sua maggioranza alla Camera dei Comuni. Il suo ruolo e le sue politiche sono seriamente in discussione. E già si parla di nuove elezioni, che lo stesso Johnson vorrebbe indire per evitare che l'opposizione ottenga, come vorrebbe, una dilazione della data sulla Brexit. La situazione è molto complessa, molto confusa, in pieno divenire. Ma va detto che tutte queste battaglie politiche, evidenti e sotterranee in Inghilterra, un Paese, comunque si voglia, di rilevanza notevole per gli equilibri mondiali, si basano o sottintendono un equivoco enorme, in realtà una grande truffa, che sta alla base di tutte queste lotte intestine, che non si sa veramente cosa porteranno, al momento. E cioè che la vittoria della Brexit nel famoso referendum indetto dall'allora premier, David Cameron, che gli è costato il posto. Cerchiamo di spiegare questa situazione, piuttosto complessa. La Brexit, ovvero la volontà del Regno Unito di uscire dalla Ue, vista come il regno delle politiche farraginose e distanti dal popolo, è un termine e un sentire politico in realtà diffuso in tutta Europa, che in Inghilterra si è incarnato attorno al Partito costituito dallo scaltro Nigel Farage, l'Ukip, il quale in pochi anni, incredibilmente, è divenuto la prima forza politica inglese, superando, nei sondaggi, Tories e Labour. Il presidente conservatore Cameron, in evidente difficoltà, decise quindi di indire un referendum per ottenere quel consenso popolare che avrebbe testimoniato il sostegno al suo governo in quella che, secondo lui, doveva essere la politica del Regno Unito: restare all'interno della Ue. In quel referendum, il suo avversario era, ovviamente, proprio l'Ukip di Farage, apertamente schierato per il 'leave', affinché l'Inghilterra lasciasse la Ue. Si tenne, quindi, il referendum. I sondaggi, come sappiamo, davano tutti la vittoria per il 'remain', cioè per rimanere nella Ue, anche se di stretta misura. Ma in quella notte, come si ricorderà, dopo i primi 'exit poll' che sembravano andare nella direzione prevista, si verificò l'inaspettato: vinsero i sostenitori della Brexit e il loro leader, lo spregiudicato Nigel Farage. Cos'era successo? I più informati cominciarono a capirlo e si seppe più tardi. C'era stata una manipolazione del voto attraverso internet, fatta da una società specializzata in queste campagne. Un'azienda che, dopo lo scandalo che ne seguì, dovette chiudere i battenti per fallimento: la 'Cambridge Analytica', assoldata proprio dall'Ukip di Farage per quell'importante occasione. Come si sa, le grandi compagnie di internet, come 'Google' e 'Facebook', utilizzano degli algoritmi per ciascun utente, in grado di rilevarne e capirne gusti e preferenze. Questa cosa viene usata a livello commerciale, quando ci vediamo apparire sul computer pubblicità e prodotti che abbiamo appena cercato. Questi algoritmi sanno, ormai, cosa ci interessa. Per cui, propongono in continuazione altri prodotti, spesso con successo, commercialmente. La stessa cosa si può fare anche in politica, con le tendenze espresse delle persone. Fu uno studioso polacco il primo a catalogare le persone, o tipologie umane, in categorie, a seconda di come reagivano a determinati stimoli provenienti dalla rete. Questa società, la 'Cambridge Analytica', era in grado, un po' come fanno Google e Facebook, di individuare gli elettori indecisi e mandare loro dei messaggi mirati, in modo da convincerne una parte a favore, ovviamente, del cliente che li aveva assoldati: l'Ukip di Farage, che voleva la Brexit. Questo spostamento di voti si verificò: gli algoritmi riuscirono a 'captare' il bacino degli indecisi, che ci sono in ogni elezione, condizionandone una parte con messaggi mirati e, soprattutto, 'dopati', ribaltando l'esito che ci si aspettava dal voto. Fu così che vinse la Brexit, contro ogni pronostico. David Cameron, che voleva un risultato europeista, dovette dimettersi e gli succedette Theresa May, la quale cominciò a vivere quest'enorme contraddizione che sta vivendo anche in queste ore il suo successore. E cioè che le politiche per tracciare la Brexit, con o senza accordo, trovano l'opposizione enorme del parlamento inglese, per cui si verificano una serie di voti, di ribellioni e di trame che sembrano distruggere ogni governo 'pro Brexit', come un cancro. E soprattutto, trovano un'opposizione enorme nella società, che in realtà in maggioranza, specie nei grandi centri multiculturali come Londra, la Brexit non la vuole. Ci sono state e ci sono manifestazioni in tutto il Paese: migliaia di cittadini sono contro la Brexit e, oggi, contro Boris Johnson, che ha cercato di chiudere addirittura il parlamento per ottenerla: un attentato alla democrazia per come è stato definito da molti. Ci sono tutt'ora striscioni di manifestanti contro Johnson e la Brexit persino davanti a Westminster e un po' in tutte le città inglesi. E' questo il risultato della grande truffa operata da leader ambizioni e spregiudicati, che hanno cercato di perseguire delle politiche 'pro Brexit' perché ciò dava loro potere, mentre la maggioranza dei cittadini inglesi, la Brexit non la vuole. Per non parlare dei cittadini scozzesi, contrari in larga maggioranza e degli irlandesi, che costituiscono un ulteriore problema coi loro attuali confini, che non si sa se debbano essere ripristinati, se l'Irlanda del Nord volesse rimanere nella Ue. La Brexit si basa, insomma, su un presupposto sbagliato, ottenuto con una manipolazione attraverso un referendum. Chi persegue queste politiche, per forza di cose si ritrova in un campo minato, dalle opposizioni politiche e dalla società. La cosa è di proporzioni enormi, anche più grandi del Regno Unito e dei suoi destini perché, come si sa, Farage ha poi suggerito a Donald Trump le stesse strategie e lo stesso supporto di 'Cambridge Analytica' anche per le lezioni presidenziali americane, facendogli riportare una vittoria inaspettata con gli stessi metodi, agendo sugli elettori indecisi dei singoli 'Stati-chiave'. Ecco perché la Clinton, che aveva riportato un numero maggiore di voti complessivi, contro ogni pronostico perse le elezioni Usa. Ed ecco come Donald Trump, con gli stessi metodi di Farage, dal quale ha recepito consigli e un lavoro ben pagato dalla stessa compagnia, ha ottenuto l'inatteso risultato che già si era verificato in Inghilterra. Fa impressione che i destini del Regno Unito e della più grande potenza mondiale, gli Stati Uniti d'America, che hanno inaugurato una nuova stagione di politiche di scontro interno sia negli Usa, sia nel resto mondo, siano stati determinati da una truffa, dalle manipolazioni di una società specializzata nelle elezioni. Eppure, così è stato: 'Cambridge Analytica', per lo scandalo che ne è seguito, nel frattempo è fallita. E la situazione da essa creata in Inghilterra sembra aver bloccato il Governo Johnson, con migliaia di manifestanti schierati contro di lui e contro la Brexit ormai ovunque. Boris Johnson sembra ormai avere i giorni contati; Donald Trump, ancora per qualche anno, ce lo dobbiamo tenere.


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