Vittorio LussanaIl Festival europeo delle 'Vie Francigene', in svolgimento in questi mesi e che prevede una fitta serie di eventi e di incontri culturali in tutta Italia, è giunto alla sua IX edizione. Esso riproduce il cammino dei pellegrini che, sin dal Medioevo, si recavano a Roma lungo dei 'camminamenti' che prevedevano, nel loro percorso, chiese, ostelli, conventi e luoghi di ristoro gestiti dai frati o dalle suore. Un tipo di turismo 'lento' oggi tornato molto in voga, nel quale si possono percorrere a piedi trenta chilometri al giorno, riscoprendo la bellezza dei paesaggi italiani. Ne abbiamo parlato con l'architetto Sandro Ponci, che da nove anni è il direttore artistico del Festival europeo delle 'Vie Francigene': un "manovale del Festival", come lui si definisce e "di tutti gli altri sentieri di chi ha passione per il cammino".

Sandro Ponci, innanzitutto lei è un architetto molto noto a Roma, poiché ha ricoperto una serie di ruoli importanti all'interno della sua professione e in associazioni come Legambiente: può riassumerci il suo percorso?
"Diciamo che la cosa più bella, secondo me, è l'innovazione sociale. Roma, al momento, ne ha grande bisogno e il volontariato mi sembra la maniera più concreta, più di quella politica, di operare per creare alternative. Questo è il ruolo di 'Legambiente', per esempio, o dell'Istituto nazionale di Architettura"

Lei è uno stimato professionista della capitale: è così?
"Io conto poco: ci sono tante belle realtà nella capitale che non fanno notizia e che, purtroppo, le altre persone non conoscono. Invece, esse sono un grido di speranza per ognuno di noi".

Perchè questo Festival delle 'vie Francigene', che lei dirige da nove anni, lo ha definito europeo? Cosa c'entra l'Europa?
"L'ho definito 'europeo' perchè è riconosciuto dal Consiglio d'Europa. E perchè la via Francigena non è una via italiana, bensì un'antica via europea, che parte da Canterbury attraversando Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Italia. Quest'anno, una notizia molto bella è stata l'approvazione del dossier sulla via 'Francigena' del sud, che da Roma arriva fino a Brindisi passando per i vicoli di numerose località, per dirigersi verso Gerusalemme. Avremo un immenso lavoro da fare, che completerà quel che è già stato fatto nella parte del centro-nord, per creare nuove opportunità".

La via Francigena viene spesso collegata al tema sociologico della religiosità popolare dell'Alto Lazio, mentre invece c'è anche una via Francigena del sud: ci può tratteggiare il valore storico di ambedue le 'arterie'?
"Si. La via Francigena era storicamente fatta da tutti coloro che attraversavano l'Impero Franco, che non riguardava solo l'attuale Francia, ma tutto l'arco alpino. L'Impero Franco era quello che veniva attraversato a partire sia dalla Renania, sia dalla Gran Bretagna, sia dalla Francia, sia dalle altre nazioni europee. Addirittura, qualcuno partiva dalla Russia per arrivare, per motivi religiosi, ma non soltanto religiosi, verso Roma, verso Santiago, verso Monte Sant'Angelo sul Gargano".

Quindi, erano tutti cammini europei e, tra questi, c'è anche il nostro 'tratto' delle vie Francigene?
"La via Francigena è quella riconosciuta dal Consiglio europeo ed è l'unica che, ogni tre anni, deve passare i suoi esami affinché possa rimanere, o fregiarsi, di questa 'capacità organizzativa', come dicono al Consiglio d'Europa. Il quale è una 'seconda terra' che organizza, facendo in modo che la 'catena' sia completa, che abbia tutti gli anelli chiusi per cui chi parte sappia dove passare, dove dormire, cosa fare e dove arrivare. Detto così, può sembrare tutto abbastanza facile. Tuttavia, provate a pensare a centinaia di comuni che devono darsi la mano, perchè se solo ne salta uno, la 'maglia' della catena si apre e, come in bicicletta, restiamo a piedi. Tutto questo, in vent'anni, è stato affinato piuttosto bene, non certo per merito mio, ma di tanti amici e, in parte, anche di questo festival. Siccome faccio l'architetto, si pensa che io costruisca (i camminamenti e i sentieri, ndr), mentre invece la cosa più importante è la passione, la voglia, la condivisione, il fatto che ci sia una rete di eventi fra loro molto articolati e, spesso, all'insaputa degli altri. Tutto ciò fa sì che, dando visibilità alla senbibilità di ognuno, si costruisca una catena con dei risultati importanti, dal un punto di vista economico. E anche dal punto di vista turistico, perchè noi passiamo fuori stagione, non nell'agosto dei 'bagni', ma soprattutto in primavera e in autunno. E non nei luoghi principali, anche se, naturalmente, tocchiamo pure Siena, San Gimignano, Monte Viggioni, località note a tutti, ma in tantissimi altri piccoli comuni che non avrebbero altre forme di visibilità se non questa".

Tutto questo s'inserisce nel filone di quel turismo 'lento', chiamiamolo così, oppure a basso costo?
"Assolutamente sì: a basso costo no, lento si. Anche se, a me, l'aggettivo 'lento' non piace. Non so se tu ami camminare, ma chi cammina non è uno 'lento': cammina con il passo che si può permettere. E quindi, quando ti fai trenta chilometri al giorno con lo zaino sulle spalle e cammini per tutto quel tempo, non hai mica camminato 'lento': hai dato il massimo di te stesso. Quindi, non si tratta di cammino lento: io direi che è un cammino 'soffuso', dove c'è il piacere della percezione di tutto quello che avviene. Ed è molto diverso dal farlo a cavallo o in bicicletta, figuriamoci poi su gomma. Quando una persona cammina prende il passo delle cose che guarda. C'è un'indagine molto divertente e molto ampia, strutturata a livello internazionale, perchè ormai il fenomeno del cammino ha fatto veramente 'presa': solamente dieci anni fa sembravamo, come dire, dei 'credenti imbarazzati'. Oggi, invece, quando si parte, uno non sa se gli altri sono credenti, non credenti, 'figli dei fiori' o quello che vuoi. Uno parte e, quando qualcuno ti chiede prima di partire, perchè viene con te: "Ma tu sei credente o no"? La risposta è (ormai, il trucco è questo...): "Ne riparliamo stasera". Poi, quando si arriva alla sera, alla fine della giornata, non c'è più qualcuno a cui viene l'ubbia di chiederti se sei credente o non sei credente. E' come se qualcuno ti invita a cena e ti domanda: "Ti sei lavato le mani"? Non conta nulla, ormai: è tutto un gruppo, una famiglia, una condizione. E non è retorica, perchè c'è la fatica dei polpacci che ti porta a dare sincerità e verità a quello che fai. Dicevo, inoltre, di questa indagine, molto interessante, nella quale, la faccio breve, hanno stabilito che sono tre le cose importanti e principali per chi cammina: la prima è la solitudine. Io non sto quasi mai da solo, ma il fatto di poter camminare, volendo, da solo, un po' mi mette paura, un po' mi inebria, un po' m'incuriosisce e un po' mi permette di dire: "Ma tanto lo so che sto con gli altri". La seconda è la solidarietà, perchè gli imprevisti, per chi cammina, capitano. Però non sono gravi: se hai paura di un cane, se è saltato lo stereo, se non sai dove prendere un panino, se hai preso una 'storta' (una distorzione a una caviglia, ndr). Non sei mai solo, perché condividi. E condividi perchè le persone hanno già provato quello che tu hai provato, o comunque lo capiscono e, quindi, ti aiutano, stanno con te. Terzo elemento: la fatica, perchè il fatto che noi stiamo al tavolino di un piacevole bar è una cosa, ma se avessimo parlato dopo trenta chilometri di cammino veniva tutto pù fluido. "Oi dialogoi", come si diceva negli antichi chiostri dove le persone leggevano o parlavano camminando. C'è una verità in cui nella cosa più naturale che l'essere umano possa fare: camminare".

Il festival di quest'anno lo hai voluto dedicare alle donne: perchè?
"Non l'ho voluto soltanto io, ma tante persone come Rossana (Rossana Tosto, ndr) e tante altre amiche che dimostrano una vitalità e una sensibilità che va colta, perchè è la miglior benzina per portare avanti questa idea. Allora, in un momento in cui tutti parlano di 'vetero-utopìe' io dico: vediamo quello che ci unisce, vediamo quello che ci diverte, vediamo quello che costruisce vitalità. Ebbene: la sensibilità femminile, che è poi quella di 'Madre Terra', è un modo di fruire il paesaggio, un modo di fare che io definisco 'la mossa del cavallo': una sensibilità diversa, che in realtà ti arricchisce moltissimo, perché quando cammino non faccio una semplice attività 'out-dooring'. Io, infatti, dico sempre che si può camminare come 'Forrest Gump' o come 'Fantozzi': non dipende dalla strada che fai, ma da come la fai. La capacità femminile ha una sensibilità oggettivamente in più: un valore aggiunto. Facendo un esempio, l'amica Ilaria (Ilaria Canali, ndr) con la sua 'Periferia delle meraviglie' fa sì che non si lavori soltanto cercando il bello di località che citavo prima: Siena, Monte Viggioni o Corato, dove quest'anno abbiamo evidenziato alcune iniziative pugliesi particolarmente belle, o lungo l'Appennino, perchè noi stiamo parlando di seicento eventi che si danno la mano, ognuno con la sua specificità, con la propria autonomia, ma con la volontà di condividere e di farlo gratuitamente, quasi sempre, al novantacinque per cento. Le persone debbono poter godere (una vacanza, ndr) essendo una famiglia, senza spendere sessanta euro per una giornata di cammino. Questo è un distinguo".

Valorizzare queste tradizioni, come quella delle vie Francigene, può essere utile a trasformare l'Italia in un Paese che può tornare a scommettere sul proprio patrimonio storico-culturale?
"Ma io lascerei la parola ai numeri, dove sono più chiari e consolidati, ovverosia: municipalità singole o la Regione Toscana, che è stata la prima ad aderire al progetto, va detto e riconosciuto, mentre adesso sono moltissime, come la Regione Puglia, che nel sud sta facendo veramente grandissime cose, dimostrando che c'è una percentuale di 'camminatori' stranieri molto alta. E chi cammina non è 'pauperista' per forza: sia se uno è scout, sia se è un giovane studente, va benissimo. Nel piano di fattibilità di Monte Viggioni, dove c'èra questa 'badìa-isola' meravigliosa, io proposi che le camerate costassero dieci euro per chi dormiva e l'interno della torre, nella sala affrescata, se c'era qualcuno che volesse vivere l'empatia, la passione totale del cammino, ne spendesse duecento per dormire lì la notte. Perchè il valore aggiunto non è il lusso a cinque stelle: è lusso anche la condivisione della bellezza. Avere un affresco alla parete a questa distanza, anzichè una retrovisione di plastica, credo possa diventare un valore economico, anche se la radice di cui parlavo è quella del 'passaparola', da un lato telematico e, dall'altro, personale. E le persone che vengono in chiave pauperista poi torneranno per gioire dei prodotti della nostra tavola, dei nostri luoghi incomparabili, di un senso della condivisione che combatte l'overtourism, che è la degenerazione che uccide le principali mete turistiche e che determina il 'paradosso del turismo', per chi vorrebbe valorizzare una risorsa: la sua distruzione. Quindi, in bocca al lupo".

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