Gaiaitalia.com, twitter:@gaiaitalia.comPer la seconda volta nel giro di pochi giorni, il social network Facebook ha bloccato la distribuzione dei nostri contenuti nei gruppi  per ragioni che ci sono sconosciute, vietatando anche la nostra iscrizione agli stessi. Non pubblichiamo 'porno', non facciamo 'spam', non facciamo finta di pubblicare articoli che sono, invece, pubblicità occulte, non chiediamo amicizie per proporre prestiti, non pubblichiamo foto oscene: facciamo semplicemente un giornale on line con una linea editoriale chiara. La sensazione è che siano le nostre idee a infastidire e a provocare la segnalazione in massa del nostro quotidiano e del profilo che lo gestisce. Il primo blocco è durato una settimana. Il secondo, arrivato alle 9.26 del 28 settembre, durerà quindici giorni. Al 12 ottobre saremo bloccati per tre settimane su quattro. Questa è la democrazia di Facebook? O è forse l'idiozia dell'algoritmo, che tollera impunemente svastiche, neonazisti, incitazioni all'odio, omofobia, sessismo, volgarità e auguri di morte per cancro, ma è sensibile a chi ti segnala come 'spam' per farti bloccare? E' uno schifo. E quando le cose sono uno schifo vanno denunciate. Il social network di Zuckerberg si appella regolarmente alla libertà di opinione, salvo poi bloccare chi, per la propria opinione, dà fastidio. Perché il social si nasconde dietro l'anonimato di un 'appello', che ti dice chiaramente che la tua segnalazione non sarà, probabilmente, nemmeno letta, invitandoti comunque a inviarla come se servisse? Per quale motivo, se il tuo comportamento è scorretto e nessuno dice che non si possano commettere errori, non ti viene comunicato esattamente in quale modo stai commettendo scorrettezze o cosa, del tuo comportamento, non è in linea con le 'linee-guida' del social del momento? Perché, infine, il blocco nella distribuzione di contenuti avviene improvvisamente e così di frequente dopo che per anni l'utente - noi, io - ha mantenuto inalterato il suo comportamento, senza offendere mai nessuno, senza incitare all'odio, ignorando anche le provocazioni più feroci? Non abbiamo risposte. E non sappiamo se le avremo. Stiamo solo cercando di avere quante più informazioni possibili, così da riuscire a scrivere a qualche indirizzo e-mail che sia umano e non gestito da automatismi, disposti e disponibili, come sempre, perché noi il "rispetto dell'essere umano" lo pratichiamo, anche quando scriviamo con forti dosi di critica, a cambiare atteggiamento qualora ci accorgessimo di essere in errore. Certo è che, per correggersi e nell'eventualità che di correggersi vi fosse bisogno, si dovrebbe almeno sapere dove si sbaglia. Ammesso che si sbagli. Ora invieremo questo articolo/comunicato a tutti i quotidiani e agenzie, anche se dubitiamo che a qualcuno possano interessare le sorti della nostra piccola realtà. Staremo a vedere. Toglierci voce è un insulto alla libertà d'espressione, garantito dalla nostra Costituzione. Non vorremmo pensare che per Facebook, la Costituzione italiana sia 'carta straccia'. Vi invitiamo a sostenerci in massa e a protestare con il social network.


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