Giorgio MorinoMigliorano le condizioni di Vincenzo. Il quattordicenne di Pianura (periferia di Napoli), seviziato con tubo d’aria compressa nel retto per mano di tre ventiquattrenni, è stato operato presso l’ospedale partenopeo ‘San Paolo’ e, nonostante l’ottimismo dei medici, le sue condizioni restano gravi e in prognosi riservata. Uno dei tre aggressori è stato identificato e arrestato con l’accusa di tentato omicidio. Gli altri due autori delle sevizie sono ancora in circolazione, ricercati dalle autorità. La cronaca quotidiana di ogni città italiana ci ha spesso regalato episodi di ‘bullismo’ più o meno forti. Ma in tutta onestà, un tale livello di crudeltà difficilmente crediamo sia stato raggiunto. Sono però le dichiarazioni di alcuni ragazzi e parenti dell’arrestato a destare maggior preoccupazione: “Non è un tentato omicidio, né altro: sono tutti bravi ragazzi che si prendevano in giro tra loro. Non hanno capito che il compressore, con quella potenza, avrebbe fatto danni. Per loro era un gioco…”. Sono queste le parole rilasciate in una video-intervista a 'Il Mattino'. Feroce la replica della madre del piccolo Vincenzo, urlata fuori dal reparto di rianimazione dell’ospedale: “Sono dei vigliacchi senza cuore. Un gioco? Non penso che si giochi così? Se volevano giocare potevano usare un secchio d’acqua. Invece, per poco non l'hanno ucciso”. Un ulteriore atto di violenza nella zona di Napoli, quasi non bastasse mai. In realtà, a stupire il resto del Paese è il basso profilo che le manifestazioni di solidarietà nei confronti del povero Vincenzo hanno avuto: è stata organizzata una marcia a Pianura per chiedere giustizia, questo bisogna ricordarlo, ma il coro di disapprovazione e rabbia generale che si è avuto per la morte di Davide Bifolco non è stato minimamente eguagliato. Il motivo è semplice: a sparare a Davide Bifolco è stato un carabiniere, ergo un ‘nemico’, un corpo dello Stato italiano estraneo a Napoli; quello di Vincenzo, invece, è un caso isolato, una ‘ragazzata’ finita male: può succedere. Poco importa che l’aria in pressione abbia perforato gli intestini e che, per tenere in vita quel povero ragazzo, sia stato necessario asportargli il colon; poco importa dei danni emotivi che Vincenzo e la sua famiglia dovranno affrontare d’ora in avanti.  Ma si sa: quando c’è da gridare “Governo ladro” siamo sempre pronti a unirci al coro, perché è facile scaricare la nostra rabbia e frustrazione su un qualcosa che ci appare, almeno in teoria, estraneo e ostile. “Qui lo Stato non c’è”. Ma la verità è che lo Stato a Napoli non lo si vuole, perché è assai più comodo continuare a dissimulare una mentalità individualista irresponsabile e arretrata ed è molto più difficile, invece, assumersi le proprie responsabilità. Le differenze tra le due situazioni sono evidenti, ma manifestano anche il profondo malessere di una città, Napoli e annessa periferia, che ormai ha più di un modo per salire alla ribalta delle cronache. Non diciamo che sarebbe necessario un regime di polizia e di terrore, anche se l’esperienza di altri Paesi ci consentirebbe di affermare che la giustizia funziona là dove essa è temuta e dove le forze dell’ordine non devono temere di dover applicare le leggi: basterebbe semplicemente ricordarsi che, quando si è in tre su un motorino senza casco e un carabiniere ti intima il fermo, forse sarebbe meglio fermarsi. Si è alzata tanto la voce per Davide Bifolco, forse anche troppo. Ma allora, ci auguriamo che tale clamore venga riservato anche al povero Vincenzo. E che i responsabili di quanto avvenuto vengano presi il prima possibile, puniti con la massima severità, senza giustificazioni o attenuanti per un gesto francamente ingiustificabile. Forse Napoli è davvero una madre che non può fare a meno di perdonare i propri figli. Sicuramente, in molti casi chiude gli occhi: giustifica e lascia correre.



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