Luca BagatinDomenica scorsa ho pensato di inviare a ‘Il Secolo d'Italia’ - organo ufficiale di Alleanza Nazionale – l’articolo che ho scritto e pubblicato sul mio blog del 22 aprile scorso, dal titolo: ‘Costruire con Gianfranco Fini l'alternativa Gollista e liberaldemocratica per l’Italia’. Ho deciso di inviarlo, senza pensare peraltro che l’avrebbero pubblicato, ma mi sembrava doveroso alimentare il dibattito nel principale organo di riferimento del presidente della Camera. Il mio pezzo è stato invece pubblicato martedì 27 aprile ma, con mia somma amarezza, oltre a esser stato ‘tagliato’ nelle sue parti fondamentali (ove proponevo un’alleanza fra ‘finiani’, laici, liberali, repubblicani, Udc e Api) è stato anche completamente stravolto per quanto concerne i contenuti. Piuttosto che incorrere in certe scorrettezze, sarebbe stato preferibile che il pezzo in questione non fosse pubblicato. Ad ogni modo, passo a evidenziare le frasi/concetti ‘incriminati’. La redazione de ‘Il Secolo d’Italia’ ha modificato - stravolgendola - la mia frase: “Gianfranco Fini, è vero, proviene dalle file del principale Partito della destra italiana. Un Partito, il Msi prima e An poi, che certo non ha mai avuto nulla a che spartire con la destra liberale europea” con la frase: “Fini, è vero, proviene dalle file del principale Partito della destra italiana. Un Partito, il Msi prima e An poi, che certo non ha mai avuto nulla a che vedere con la gestione del potere”. Ma quando mai? Il Msi, partito neo-fascista, non si sarà mai spartito poltrone, ma era un partito di picchiatori che i liberali li schifava alquanto. E An non era certo un Partito che non ha gestito o che non gestisce il potere. Anzi. In seconda battuta, quelli de ‘Il Secolo d’Italia’ hanno pensato bene di ‘annacquare’ la mia frase: “Il che, infatti, gli (riferito a Fini) è costata la scissione dei fascisti della destra sociale di Storace e della Santanchè”, con la frase “Il che gli è costata la scissione dei populisti ed estremisti alla Storace e alla Santanché”. Populisti? A me risulta che Storace e la Santanché siano storicamente dei fascisti della destra sociale e che di ciò ne vadano anche fieri. Non è certo un insulto, ma un dato di fatto. Dato di fatto che, chissà mai perché, a quelli del ‘Secolo’ non piace. E così si passa alla mistificazione delle lettere altrui. Sic! Proseguendo nelle modifiche che quelli del ‘Secolo d'Italia’ hanno apportato al mio articolo - ormai ridotto a letterina a loro stesso uso e consumo quasi fossi un collaboratore ‘prezzolato’ - il mio “destra liberale” si è trasformato in “destra innovatrice” (evidentemente la parola “liberale” è ritenuta troppo ‘progressive’ per chi si sta avvicinando ai valori liberali solo da un anno e solo grazie al suo leader) e il mio auspicare una coalizione di centro-trattino-destra si è trasformato in “coalizione di centrodestra” a guida ‘finiana’. ‘Il Secolo d'Italia’ ha inoltre pensato di rimuovere completamente ogni mio riferimento a una auspicabile spaccatura del Pdl e alla creazione di un movimento di Fini e alla costituzione di una coalizione a quattro con laici, liberali, Udc e Api. Martedì 27 stesso ho dunque inviato una mail di rettifica auspicandone la pubblicazione. Ad oggi, non solo non è stato pubblicato nulla, ma quelli del ‘Secolo’ non si sono nemmeno pregiati di scrivere due righe di scuse. Confesso che un simile trattamento non me lo sarei mai aspettato da un foglio – ‘Il Secolo d’Italia’, appunto - che negli ultimi tempi sembrava essersi evoluto, aver fatto autocritica ed essere passato dal corporativismo fascista alla scoperta dei diritti civili, della cultura libertaria e beatnik, con tanto di recensioni ai libri di Thoreau sulla disobbedienza civile. Evidentemente, tale evoluzione è ancora lunga e le recenti ‘ragioni di Stato’ hanno forse messo il freno anche allo stesso Gianfranco Fini.  Ad ogni modo, ciò non giustifica certe mancanze di rispetto nei confronti dei lettori, determinate e palesi mistificazioni, arbitrarie modifiche.





(articolo tratto dal blog www.lucabagatin.ilcannocchiale.it)
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