Luca Bagatin

Luigi Magni è l’unico regista italiano che, nella storia del nostro cinema, è riuscito a rendere giustizia al Risorgimento e, nello specifico, ai suoi martiri. Parliamo, in particolare, dei patrioti condannati a morte dall’allora Stato Pontificio o Stato della Chiesa che dir si voglia. Patrioti, anticlericali, ebrei, carbonari. Martiri come i carbonari Angelo Targhini e Leonida Montanari, ricordati nel film ‘Nell’anno del Signore’ (1969), che “non devono essere ricordati nei libri di scuola, come rammenta lo stesso Magni, perché uccisi dal regime dei preti”! Un regime, quello della Roma papalina, ove agli ebrei non era consentito professare la propria fede e i loro figli venivano rapiti e fatti impunemente battezzare da Santa romana ecclesia. Un regime ove le vaccinazioni erano proibite e così il progresso scientifico (vi ricorda niente?), ove solamente il potere di cardinali, vescovi e aristocratici contava qualche cosa. Tutto ben documentato negli affreschi cinematografici di Luigi Magni, appunto: dal film già citato, a ‘In nome del Papa Re’, sino a ‘La notte di Pasquino’, del 2002, con un intramontabile Nino Manfredi nei panni del celebre popolano contestatore. Affreschi storici presentati come delle commedie dal cast ricchissimo e brillante, comprendenti attori del calibro di Nino Manfredi, Ugo Tognazzi, Claudia Cardinale, Alberto Sordi, ma profondamente drammatici, vista la drammaticità degli eventi che vedono sempre protagonisti popolani ed eroi del nostro Risorgimento in lotta per la conquista della libertà dalla tirannia. Eroi anticlericali, perché il clericalismo è il contrario della pace religiosa: è il potere che si traveste da agnello, che dice di voler “salvare l'anima”, ma, alla fine, condannare il corpo! E condannati a morte per decapitazione furono i vari Targhini e Montanari, appartenenti alla gloriosa società segreta della carboneria per aver voluto rovesciare codesto potere ed erigere la Repubblica. Correva l’anno 1825 e, da allora, passeranno anni e intere generazioni: verranno Mazzini e Garibaldi e, con l’aiuto dell’astuto Cavour, si giungerà finalmente all’Unità d’Italia, alla caduta del potere temporale dei Papi e alla proclamazione di Roma Capitale il 20 settembre del 1870. Sarà il riscatto degli oppressi, del popolo romano, degli ebrei, dei massoni, dei carbonari tutti. Sarebbe ora che la televisione italiana e il cinema nostrano rendessero finalmente merito a Luigi Magni e che, nelle scuole di ogni ordine e grado, fossero proiettate e fatte conoscere le sue opere. Senza il Risorgimento e quei martiri, oggi l’Italia sarebbe un Paese non solo profondamente diviso, ma - quel che è più grave - ancora più arretrato di quel che già è per ‘merito’ della Chiesa. Di una Chiesa che, da sempre, fa politica.

 


Lascia il tuo commento

Nessun commento presente in archivio