Nicola Carnovale

Sarà pure il miglior alleato. Quello di sempre, fin dal giorno della fatidica discesa in campo. Ma la Lega di Umberto Bossi rischia di essere la vittima sacrificale predestinata con la nascita del grande soggetto ‘berlusconiano’. Nonostante le rassicurazioni - e il posto d’onore per il “leader del Nord” nel primo giorno della convention - Bossi sa bene che l’offensiva politica tra il Popolo delle libertà e la sua Lega Nord è appena in fase embrionale. Le tensioni tra i due alleati sono destinate a crescere in maniera esponenziale e trasformarsi in qualcosa di più complesso e profondo, nonostante il federalismo fiscale – vessillo leghista per eccellenza da sempre indicato quale motivo principe della partecipazione alle maggioranze ed agli Esecutivi - proceda speditamente. Eppure, i progetti politici per il futuro, per nulla remoto, sembrano non coincidere neanche in minima parte. A mettere in agitazione Bossi & compagni non è certo il rinnovato proclama di mirare al 51% dei consensi - nonostante questo, con la nascita del Pdl, diventi un obiettivo maggiormente fattibile anche se difficilmente ipotizzabile – quanto la rinnovata volontà del progetto presidenzialista e il voto referendario. Non a caso, proprio il referendum sulla legge elettorale è stato il cavallo di battaglia del presidente della Camera che, nel suo intervento – non del tutto scevro della veste istituzionale divenuta nel corso di questi mesi tanto piacevole quanto utile - ha voluto inquadrare quest’ultimo come una ‘tappa’, forse primaria, per dare il via ad una nuova stagione costituente. Non è un caso se proprio su questo punto si registrano le maggiori convergenze con il presidente del Consiglio. Se nel discorso di chiusura del Congresso questi ha eluso prontamente il problema referendario, sempre più ingombrante e incombente, non si è certo nascosto dietro inutili giri di parole circa la manifesta volontà di portare speditamente avanti, anche a colpi di maggioranza, riforme istituzionali che rendano realtà il suo piano di rinascita per il paese. La Lega non può pensare, dal canto suo, di giocare di ‘sponda’ e di trovare nel Pd un valido alleato contro l’incombente pericolo referendario e contro una riforma quale quella presidenziale, che rischia di rivelarsi ancor più pericolosa del primo. Non solo il Partito democratico ancora non ha espresso chiaramente quale posizione assumerà in merito al referendum, ma le sue varie e molteplici anime, che sembrano essersi date provvisoriamente tregua, sono profondamente divise e distanti dal trovare una mediazione, considerato inoltre che questo potrebbe essere un altro valido strumento per eliminerebbe ulteriore concorrenza a sinistra, Di Pietro in testa. Paradossalmente, i miglior alleati per i leghisti potrebbero essere i ‘centristi’ di Pierferdinando Casini, ugualmente interessati ad un fallimento referendario che eviti la formazione di un bipartitismo ferreo ed estraneo alla cultura politica ed istituzionale del Paese, e che soffocherebbe sul nascere ogni velleità di una costituente di centro vera, già intensamente minata dalla collocazione centrale del nuovo soggetto politico ‘berlusconiano’. Ma forse, le convergenze più interessanti per la Lega, potrebbero registrarsi proprio sul fronte ‘dipietrista’. Il voto sul federalismo fiscale alla Camera nella scorsa settimana, che ha sorpreso non pochi addetti ai lavori, nonostante le motivazioni politiche più che deboli con cui è stato giustificato può raffigurare, meglio di ogni ragionamento, una già avviata collaborazione sottotraccia per tutelare l’esistenza di entrambi. Lo scenario politico è quindi più che in fermento. E sull’evoluzione di referendum e riforma dello Stato non sarà secondario il ruolo e la pressione che la Lega Nord eserciterà sul proprio alleato e, al contempo, sarà importante verificare quanto Berlusconi sia ancora disposto a concedere. Gli accordi per l’elezioni amministrative, con le numerose rivendicazioni di comuni e province del Nord, il tutto in vista delle più esose pretese per l’elezioni regionali dell’anno venturo, sono quindi solo il primo, ma arduo banco di prova per testare il futuro dell’alleanza Lega - Pdl.




(articolo tratto dal quotidiano 'Avanti', del 1° aprile 2009)
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