Elisabetta ChiarelliAbbiamo perso un altro punto di riferimento. Perché questo era, per noi, Maurizio Costanzo. Anche per noi cosiddetti ‘millennials’, nati tra gli anni '80 e '90 del XX secolo. E forse siamo proprio noi, ultimi arrivati, che ne sentiremo terribilmente la mancanza. Non solo perché, a differenza di chi ci ha preceduto, abbiamo potuto godere assai meno della sua magnifica professionalità, ma perché noi, come nessun altro, siamo figli di una società che per darci tutto, in realtà, non ci ha dato nulla: nulla di duraturo, nulla di realmente inestimabile. E adesso, per chi ha avuto modo di conoscere e apprezzare negli anni il contributo di cultura e informazione di Maurizio Costanzo, la sua eclettica e inconfondibile personalità, sarà veramente difficile rassegnarsi al vuoto che ci lascia, di fronte a una società sempre più povera e ripiegata su se stessa. Ogni volta che una persona di valore se ne va, la sensazione è di spaesamento e di profondo sconforto. Lo smarrimento nel sentirsi più fragili, privi di reali punti di riferimento, lontani da quello ‘spirito-guida’ che sembrava accompagnare la nostra crescita. Per cui, anche i giorni delle esequie e delle pubbliche commemorazioni sono molto preziosi per noi: è come se quella mano non la volessimo proprio lasciare, perché quando tutto sarà finito, quando i riflettori saranno spenti, non resterà che un silenzio assordante, nel quale dovremo iniziare a camminare sempre più soli, sulle nostre gambe, cercando qualcun altro che ci illumini, qualcuno o qualcosa a cui poterci affidare. Ieri, i grandi miti del giornalismo, della cultura e dello spettacolo erano i ‘padri nobili’ del nostro senso civico: i nostri ‘santi laici’. Proprio Costanzo, in una delle sue ultime interviste, ricordava che nei circoli culturali degli anni in cui ha iniziato la sua professione sedevano personalità del calibro di Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Oriana Fallaci. E si domandava, oggi, chi occupasse il loro posto: gli ‘influencer’ forse? Magra consolazione: meglio nessuno, a questo punto. Preferiamo sentirci orfani, piuttosto che figli di una pessima famiglia. Ci mancherai Maurizio: sarà difficile andare avanti senza di te e senza di loro che, seduti a quei caffè che amavi tanto frequentare, ci indicavano la strada da seguire, emozionandoci con le loro parole, con la potenza dell’intelletto. Oggi, il fatuo bagliore degli smartphone e l’ottuso frastuono dei ‘social’, hanno offuscato quella strada che, senza di te, ci troveremo a percorrere sempre più disillusi, privi di indicazioni. Che tu sia sempre quella fioca luce in fondo a questa lunga e buia strada, ormai avvolta nella nebbia: non ti muovere da lì, affinché noi possiamo sempre intravedere, in lontananza, la tua presenza.





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