Abbiamo perso un altro punto di riferimento. Perché questo era, per noi,
Maurizio Costanzo. Anche per noi cosiddetti
‘millennials’, nati tra gli
anni '80 e
'90 del
XX secolo. E forse siamo proprio noi, ultimi arrivati, che ne sentiremo terribilmente la
mancanza. Non solo perché, a differenza di chi ci ha preceduto, abbiamo potuto godere assai meno della sua
magnifica professionalità, ma perché noi, come nessun altro, siamo figli di una società che per darci tutto, in realtà,
non ci ha dato nulla: nulla di duraturo, nulla di realmente inestimabile. E adesso, per chi ha avuto modo di conoscere e apprezzare negli anni il contributo di cultura e informazione di
Maurizio Costanzo, la sua eclettica e inconfondibile personalità, sarà veramente difficile rassegnarsi al
vuoto che ci lascia, di fronte a una società sempre più povera e ripiegata su se stessa. Ogni volta che una persona di valore se ne va, la sensazione è di
spaesamento e di
profondo sconforto. Lo smarrimento nel sentirsi più
fragili, privi di reali
punti di riferimento, lontani da quello
‘spirito-guida’ che sembrava accompagnare la nostra crescita. Per cui, anche i giorni delle
esequie e delle pubbliche
commemorazioni sono molto preziosi per noi: è come se quella mano non la volessimo proprio lasciare, perché quando tutto sarà finito, quando i riflettori saranno spenti, non resterà che un
silenzio assordante, nel quale dovremo iniziare a camminare sempre più
soli, sulle
nostre gambe, cercando qualcun altro che ci
illumini, qualcuno o qualcosa a cui poterci
affidare. Ieri, i grandi miti del
giornalismo, della
cultura e dello
spettacolo erano i
‘padri nobili’ del nostro
senso civico: i nostri
‘santi laici’. Proprio
Costanzo, in una delle sue ultime interviste, ricordava che nei
circoli culturali degli anni in cui ha iniziato la sua professione sedevano personalità del calibro di
Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Oriana Fallaci. E si domandava, oggi, chi occupasse il loro posto: gli
‘influencer’ forse? Magra consolazione:
meglio nessuno, a questo punto. Preferiamo sentirci
orfani, piuttosto che
figli di una
pessima famiglia. Ci mancherai
Maurizio: sarà difficile andare avanti senza di te e senza di loro che, seduti a quei
caffè che amavi tanto frequentare, ci indicavano la
strada da seguire, emozionandoci con le loro parole, con la potenza dell’intelletto. Oggi, il fatuo bagliore degli
smartphone e l’ottuso frastuono dei
‘social’, hanno offuscato quella strada che, senza di te, ci troveremo a percorrere sempre più
disillusi, privi di
indicazioni. Che tu sia sempre quella
fioca luce in fondo a questa lunga e buia strada, ormai avvolta nella nebbia:
non ti muovere da lì, affinché noi possiamo sempre
intravedere, in lontananza, la tua
presenza.