Valentina CirilliNon corrisponde assolutamente al vero che le testate 'Laici.it' e 'Periodico italiano magazine', dirette dal giornalista Vittorio Lussana - in procinto di assumere la direzione di un nuovo portale di analisi e approfondimento politico - siano schierate aprioristicamente in favore del Governo Conte e della sua timida 'Fase 2'. In realtà, la questione è più complessa: noi contestiamo il criterio scelto dall'esecutivo su consiglio dll'ormai famigerato Comitato tecnico-scientifico, non le tempistiche di riapertura del Paese. Nello specifico, all'interno della nostra redazione è scaturito un punto di vista favorevole a una riapertura gradualizzata su base territoriale, anziché per settori o categorie produttive. Noi riteniamo, infatti, che dal prossimo 4 maggio il Governo potrebbe sperimentre l'apertura di alcune regioni del Paese, al fine di analizzare gli eventuali rischi di possibili 'focolai' e le dinamiche che potrebbero innescarsi. Infatti, per alcune aree del centro-sud e per le città d'arte, il mancato flusso turistico primaverile arrecherebbe un danno economico non indifferente. E sono emersi forti dubbi sia nel merito delle singolari modalità di chiusura dell'anno scolastico in corso, che sta pesando molto sulle famiglie italiane, sia intorno alla difficile condizione di alcune 'piazze' teatrali, come quelle di Roma e Napoli, che da sempre si caratterizzano per la loro notevole vivacità culturale e capacità imprenditoriale nel campo della produzione artistica. Ovviamente, la volontà della direzione è quella di non confondersi con le polemiche, assai becere e, spesso, ridicole, che in questi giorni stanno animando il dibattito - se in questo modo vogliamo chiamarlo - nell'opinione pubblica. Ed è risultato chiaro a molti di noi che le numerose posizioni astratte, come per esempio quelle tese a negare ogni fondamento giuridico al cosiddetto 'stato di emergenza nazionale' stabilito dal Governo lo scorso 31 gennaio 2020, finiscano con l'oscurare proprio le critiche costruttive e le posizioni favorevoli a soluzioni alternative. Infine, si rischia il paradosso di una 'ripartenza' con più di 2 mila casi di contagio quotidiano al Covid-19, mentre ai primi di marzo la quarantena nazionale fu decisa a fronte di meno di 1.800 contagiati al giorno. Insomma, a nostro parere emergono due posizioni eccessivamente 'polarizzate' sul fronte della valutazione dei rischi: da una parte, vi sono giustificate ragioni per non riaprire il Paese almeno fino all'estate; dall'altra, alcune aree del Paese potrebbero tentare di ripartire, correndo rischi assai relativi e con la possibilità di poter svolgere un ruolo sperimentale di 'Regioni-pilota'. Ai posteri l'ardua sentenza.


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