Andrea GiuliaIn questi primi giorni del 2018, non possiamo non ricordare la figura di una donna laica e coraggiosa come Marina Ripa di Meana. Una signora stravagante, ma con un piglio e un carattere non di poco conto. Una di quelle ragazze a cui si perdona sempre tutto, poiché mosse da un vero interesse altruistico e da una profonda passione verso la società e le singole persone. Una donna libera, che aveva vissuto una vera e propria delusione nei confronti di quell'intellettualità comunista, ideologizzata e retorica, senza tuttavia rinunciare a combattere alcune battaglie laiche, animaliste e ambientaliste di progresso. Inoltre, ci divertiva sempre come personaggio televisivo, poiché estremamente sincera. Molti, ancora oggi la identificano con un certo mondo 'radical chic', che indubbiamente ha frequentato. Ma la sua vacuità era solo apparente: una forma di amore verso l'estetismo artistico, teso a rompere schemi e convenzioni. Ha vivacizzato una società sclerotizzata e bigotta, proponendo riflessioni interessanti sul 'maschio latino' - e quello italiano in particolare - lasciando intendere quanto le donne facciano fatica a trovare, ancora oggi, la persona giusta. E come certe convenzioni restino evidenti, in una società ipocrita come quella italiana, sino a contrapporsi tra loro in un 'muro contro muro' che finisce col restringere, anziché ampliare, quella via di progresso civile che l'Italia ha sempre faticato a individuare e a seguire. Il tema della trasgressione e della 'rottura' come metodo culturale l'aveva certamente affascinata, nel tentativo di trovare un modo per smascherare un Paese di 'sepolcri imbiancati', a destra come a sinistra. Dunque, sentiamo oggi il dovere di ringraziarla, per la convinzione con cui ha condotto le sue 'battaglie'. Certo, il ricordo di quella torta scagliata in faccia a Maurizio Costanzo ha sempre fatto 'storcere il naso' alle nostre nonne e alle nostre mamme, come un atto di ribellione scenografico e teatrale. E forse è vero che ha precorso e anticipato i 'siparietti televisivi'. Ma per lo meno, le sue esplosioni d'ira avevano un senso, mentre certe discussioni a cui oggi assistiamo trascinano solamente pregiudizi e luoghi comuni, sintomi precisi di cinismo e mediocrità. Serviva ancora una donna così alla sinistra laica italiana, perché ne segnalava, pur tra mille stranezze, l'assoluta alterità rispetto a una società dell'intrattenimento ammuffita e stantìa, che pretende di continuare ad apparire in televisione "senza orrore di se stessa", tanto per dirla con il grande Ettore Petrolini. Riposa in pace, dolce Marina, ragazzina dalle lunghe gambe e dalle caviglie perfette, con le quali hai attraversato le nostre involuzioni e trasformazioni. A tuo modo, hai dimostrato l'ottusità di un Paese che non merita nulla. E che nulla avrà.


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