In questi primi giorni del
2018, non possiamo non ricordare la figura di una donna
laica e
coraggiosa come
Marina Ripa di Meana. Una signora stravagante, ma con un piglio e un carattere non di poco conto. Una di quelle ragazze a cui si perdona sempre tutto, poiché mosse da un vero interesse altruistico e da una profonda passione verso la
società e le singole
persone. Una donna libera, che aveva vissuto una vera e propria
delusione nei confronti di
quell'intellettualità comunista, ideologizzata e
retorica, senza tuttavia rinunciare a combattere alcune
battaglie laiche, animaliste e
ambientaliste di
progresso. Inoltre, ci divertiva sempre come personaggio televisivo, poiché
estremamente sincera. Molti, ancora oggi la identificano con un certo mondo
'radical chic', che indubbiamente ha frequentato. Ma la sua
vacuità era solo apparente: una forma di amore verso
l'estetismo artistico, teso a rompere schemi e convenzioni. Ha vivacizzato una società
sclerotizzata e
bigotta, proponendo riflessioni interessanti sul
'maschio latino' - e quello
italiano in particolare - lasciando intendere quanto le donne facciano fatica a trovare, ancora oggi, la
persona giusta. E come certe
convenzioni restino evidenti, in una società
ipocrita come quella italiana, sino a contrapporsi tra loro in un
'muro contro muro' che finisce col restringere, anziché ampliare, quella via di progresso civile che
l'Italia ha sempre faticato a individuare e a seguire. Il tema della
trasgressione e della
'rottura' come metodo culturale l'aveva certamente affascinata, nel tentativo di trovare un modo per
smascherare un Paese di
'sepolcri imbiancati', a destra come a sinistra. Dunque, sentiamo oggi il dovere di ringraziarla, per la convinzione con cui ha condotto le sue
'battaglie'. Certo, il ricordo di quella
torta scagliata in faccia a
Maurizio Costanzo ha sempre fatto
'storcere il naso' alle nostre nonne e alle nostre mamme, come un atto di ribellione scenografico e teatrale. E forse è vero che ha precorso e anticipato i
'siparietti televisivi'. Ma per lo meno, le sue
esplosioni d'ira avevano un
senso, mentre certe discussioni a cui oggi assistiamo trascinano solamente
pregiudizi e
luoghi comuni, sintomi precisi di
cinismo e
mediocrità. Serviva ancora una donna così alla
sinistra laica italiana, perché ne segnalava, pur tra mille stranezze,
l'assoluta alterità rispetto a una società dell'intrattenimento ammuffita e stantìa, che pretende di continuare ad apparire in televisione
"senza orrore di se stessa", tanto per dirla con il grande
Ettore Petrolini. Riposa in pace,
dolce Marina, ragazzina dalle lunghe gambe e dalle caviglie perfette, con le quali hai attraversato le nostre involuzioni e trasformazioni. A tuo modo, hai dimostrato
l'ottusità di un Paese che
non merita nulla. E che
nulla avrà.