La conosciamo dalla fine degli anni ‘80, precisamente quando ha esordito in tv nel corpo di ballo della Rai e per il successivo approdo a ‘Fantastico’, condotto da Raffaella Carrà: una professionista vera, che ci ha fatto rimpiangere una fase storica in cui eravamo felici
Patrizia Mancini è una donna di una bellezza prepotente, che non si limita alla ricerca di un’armonia estetica e, dunque, alla forma. Non passava inosservata tra i ballerini dei format per il grande pubblico, come per esempo ‘Fantastica italiana’, ‘La Corrida’, ‘Domenica in’ e ‘Il grande gioco dell’Oca’. Si è esibita innanzi ai grandi della tv: da Pippo Baudo a Gigi Sabani, da Corrado a Milli Carlucci e Fabrizio Frizzi e non solo. Tra i suoi maestri, un mattatore di grande professionalità della televisione come Jocelyn (Jocelyn Hattab, ndr), con il quale ha lavorato per svariati programmi, nutrendo nei suoi confronti un affetto profondo, tanto da essere considerata un po’ come una seconda figlia, sia da Jocelyn, sia dalla sua stessa famiglia. Insomma, quella della Mancini è una formazione non improvvisata: dallo studio della danza classica al balletto di Roma si è cimentata in quella moderna, lirics, funky, nell’hip hop e, persino, nella danza del ventre, perfezionando gli studi fatti a New York e in Egitto. Ha studiato all’Isef, specializzandosi nelle diverse attività dí movimento. Ma non è solo una danzatrice: ha lavorato anche come coreografa al Teatro Sistina di Roma e, come attrice, per piccoli parti di teatro e fiction, come la serie tv ‘Don Matteo’. Il suo percorso artistico e professionale, tutt’oggi, la vede autrice di una scelta di vita in cui “contribuire a dare agli altri mediante una connessione con il proprio corpo e centro”, spiega, “perché ciò è essenziale per muoversi in una società caotica come la nostra, per riscoprire o trovare il proprio equilibrio perseguendo i propri obiettivi con successo, gestendo la propria routine e i rapporti con gli altri con quella naturalezza che abbiamo perso”. Non è un caso, infatti, che oggi insegni per il Dam Academy, scuola di recitazione dove si occupa di movimenti coreografici ed esperienza corpo-spazio. Dai corsi di danza per bambine e donne di tutte le età, alle discipline della ginnastica posturale e del pilates, delle quali è maestra, fino ai numerosi progetti sociali dedicati alle fasce deboli. Scopriamo, dunque, la sua storia dinamica, fatta di passione e di un impegno che porta un messaggio positivo per tutti.
Abbiamo letto un post del signor Alberto Baraldi, interamente e ripetitivamente scritto con: “Par conditio: sgombrate Casa Pound”. Troviamo questa, fra le tante dichiarazioni ‘a pera’, una richiesta intelligente. E’ evidente, infatti, che si ritiene la chiusura del Leoncavallo una cosa ben fatta. Tanto da volerla suggerire per altri.
A Porto Cervo (OT), come ogni estate, tantissime persone benestanti vanno in ferie in Costa Smeralda. La meta più ambita - e ancora tanto di moda - è proprio Porto Cervo: un porto di 'superlusso', con yacht milionari, boutique e alloggi esclusivi. Le tanto attese ferie e le aspettative di una serena vacanza sono all’insegna dell’eleganza. Purtroppo, nel luglio scorso, per alcune persone la villeggiatura si è trasformata in un incubo.
Le giornate assolate di questa estate, ora ai ‘colpi di coda’ finali, sono state accompagnate da una crescente porzione di notizie riservate alla diffusione del virus ‘West Nile’. Un brivido freddo ha percorso le schiene di molti italiani, che con disappunto e un velo di preoccupazione hanno ascoltato le dichiarazioni degli ormai noti virologi. La cicatrice del Covid è ancora ben visibile. Eppure, la comunicazione in ambito medico sembra non aver imparato la lezione, cedendo il passo allo show: una drammatizzazione eccessiva e una massiccia presenza di esperti nei ‘talk’ dedicati hanno alimentato soltanto paura e confusione tra i cittadini. Attirare l’attenzione su argomenti sanitari, tendendo a enfatizzare situazioni di presunta emergenza, rischia di distorcere la realtà effettiva, inducendo modifiche nei comportamenti sociali dovuti al generale aumento dell'ansia, causa a sua volta della corsa al consulto specialistico e, talvolta, dell’acquisto di medicinali, spesso senza una reale necessità o indicazione medica. Il ruolo dei media, a tal proposito, è cruciale. Durante la pandemia, la diffusione di notizie incontrollate, accompagnate dai ben più istituzionali (ma poco rassicuranti) bollettini, ha rafforzato un clima di costante preoccupazione, fondata sicuramente su un’effettiva minaccia, che tuttavia non ha trovato riscontri nei basilari prodromi del virus ora in circolo. La comparsa del ‘West Nile’ tra i titoli dei giornali, nonostante le evidenti distinzioni da operare rispetto al recente passato, ha suscitato un inevitabile ‘deja vu’: "paziente zero", "ricovero", "febbre" e "difficoltà respiratoria".
Alla 82esima Mostra del cinema di Venezia, torna il Women in Cinema Award (WiCA): il premio ideato, prodotto e condotto da Claudia Conte per valorizzare il talento femminile nel cinema e nelle arti. Giunto alla XI edizione, il riconoscimento è dedicato, quest’anno, ai bambini e alle bambine vittime di guerre, povertà e repressione. I premiati 2025 sono: la regista Julia Ducournau, il regista Silvio Soldini, l’attrice Anna Foglietta e la giovane interprete Romana Maggiora Vergano. Premi speciali, in occasione dei 25 anni della Fondazione 'Francesca Rava', alla presidente Maria Vittoria Rava e a Stefania Rocca, testimonial dell’organizzazione. “Il Veneto si onora di essere la cornice di questo importante evento che punta i riflettori sull’affermazione e la narrazione del ruolo sociale delle donne attraverso il cinema”, afferma il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. "Il cinema, infatti, è un’indiscussa forma d’arte che ha trovato forse la sua massima espressione tecnica proprio nei nostri tempi, ma è anche racconto e immagine della società e, quindi, un fondamentale mezzo di comunicazione, un veicolo ideale di messaggi che possono essere pungolo a profonde riflessioni, soprattutto nella valorizzazione dei temi di diritti, parità, inclusività”. Claudia Conte, raggiante come il sole, ci confessa: "Sono orgogliosa che il Women in Cinema Award torni a Venezia, perché qui, più che altrove, si riconosce il valore del cinema come strumento di cambiamento. Dedicare questa edizione ai bambini che soffrono per guerre, povertà e repressione", ha aggiunto, "significa ribadire che la cultura e l’arte hanno il dovere di dare voce a chi non ce l’ha”.
C’era una bruma leggera, mercoledì 27 agosto, ad avvolgere Malga Tassulla (Tn), ai piedi del Monte Peller. Come un sipario di veli, la nebbia apriva e chiudeva squarci di luce sui prati del Pian de La Nana, mentre le prime note del Theophil Ensemble Wien si innalzavano nel cuore delle Dolomiti di Brenta. Così si è aperta la XXX edizione de ‘I suoni delle Dolomiti’: il festival che da trent’anni che ha trasformato le montagne in un palcoscenico unico al mondo. Il ‘popolo dei suoni’, fedele e silenzioso, ha colorato con presenze discrete e occhi colmi di attesa la grande prateria alpina. Quando l’ensemble viennese ha iniziato a cesellare nell’aria i ritmi danzanti di Johann Strauss, la radura è diventata una sala da ballo invisibile, senza pareti né soffitti, con il cielo come lampadario e l’erba come parquet. “L'emozione è più intensa qui, con la natura che fa da perfetta cassa di risonanza”, hanno confidato i musicisti. E il pubblico ha accolto queste parole come un sigillo, che ha suggellato l'atuale, profonda micizia, tra italiani e austriaci. Il rigore e la perfezione dei solisti e delle prime parti dei Wiener Philharmoniker, da cui nasce il Theophil Ensemble Wien, hanno reso ancor più viva la sequenza dei brani: dall’Overture zu Eine Nacht in Venedig a Winterlust, fino a Lehar e Stolz, a Zierer e Hellmesberger, fino all’intensa Liebesfreud di Fritz Kreisler.