Alessandro LozziLa cena a casa del giudice costituzionale Manzella, in un Paese che D’alema definirebbe normale, probabilmente sarebbe stata giudica inopportuna. Nel nostro Paese anormale viene invece definita “carbonara e piduista”. Vale la pena di approfondire la questione. Cominciamo col dire che i giudici costituzionali sono 15. Chiunque volesse condizionarne il giudizio mediante sessioni conviviali dovrebbe quindi sottoporsi non ad una, ma ad un intero ciclo di cene. Povero fegato e povera dieta. Continuiamo col dire che 5 di questi giudici sono nominati dal presidente della Repubblica che, come sappiamo, è una di quelle cariche interessate dal lodo Alfano. Il condizionamento che può esercitare il potere di chi nomina ad una carica è sicuramente molto più incisivo di un buon brasato. Dobbiamo ricavarne che i cinque giudici nominati dal presidente della Repubblica dovrebbero astenersi da giudicare il lodo Alfano? Altri 5 sono nominati dal parlamento e sono, quindi, espressione parte dell’oppposizione, che è contraria al lodo, parte della maggioranza, che ne è favorevole. Come possono giudicare serenamente? Meglio che si astengano anche loro. E che dire del caso del giudice Flick che è transitato da ministro della Giustizia del governo Prodi a giudice e poi presidente della Corte? Tutte illegittime le sentenze che hanno interessato leggi proposte e promulgate dal governo di cui faceva parte? La semplice verità è che la nostra Costituzione, scritta da persone equilibrate e non da forcaioli da strapazzo, prevede per i giudici costituzionali dei requisiti professionali, morali e di età che sono la garanzia della serenità e dell’indipendenza di giudizio che la carica richiede. Si può infatti accedere alla carica di giudice costituzionale solo dopo una intera vita specchiata e irreprensibile, dopo aver dimostrato, per una intera vita, quanto si vale come studioso e come individuo non condizionabile. Il resto è veleno. Questi avvelenatori sono degli spregevoli figuri, odiatori professionisti che traggono le loro fortune politiche dalla propalazione dei peggiori istinti della natura umana. E sono sempre esistiti. Nell’antica Grecia si chiamavano ‘sicofanti’; a Roma prendevano il nome di Tribuni della plebe; nella Firenze di Savonarola venivano chiamati ‘piagnoni’; nella Francia della rivoluzione ‘giacobini’; nella Russia comunista agitatori popolari. Questi signori nemmeno ipotizzano che la moralità delle persone sta all’interno di ciascuno. E quindi ritengono che i loro teoremi, tanto fantasiosi quanto astratti, debbano diventare norme comportamentali. Seminando il sospetto e il terrore vogliono farci vivere in una società in cui ciascuno sospetti del proprio vicino, in cui viga la presunzione di colpevolezza. L’esatto contrario di quanto prevede una Costituzione liberale come la nostra. Quando questo atteggiamento, tipico di una minoranza, supera il livello di guardia, la coesistenza sociale è a rischio. In Italia, la misura è colma da tempo, da quando le piazze urlanti di ‘Samarcanda’ si sono saldate con lo spirito scandalistico di certa stampa, da quando i processi che distruggono le persone si fanno in televisione e nelle pagine dei giornali, da quando le carriere politiche traggono origine non dai partiti, ma dalle procure, da quando la politica è solo antagonismo e non competizione, da quando, insomma, i partiti si limitano a vincere e mai a convincere. E’ un fatto che, pensando di avvantaggiarsene, la sinistra italiana abbia sempre flirtato con questi ‘arruffapopoli’. Oggi, è chiaro a tutti che, andata per ‘fregare’, ne è invece rimasta ‘fregata’. Non fa ben sperare il fatto che i due candidati alla leadership del Pd non affrontino nemmeno minimamente la questione: finchè la sinistra italiana non supererà questo nodo, inutile dire, il Pd non sarà mai un partito completamente affidabile e l’Italia, purtroppo, non sarà mai un Paese normale.





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Dario - Firenze - Mail - mercoledi 8 luglio 2009 16.17
È la vecchia storia del moralismo ipocrita: come se chi dovesse fare il certificato per la patente o per il porto d'armi con un medico amico dovesse essere lapidato perché gli porta in dono una bottiglia di vino o se lo porta a cena...

Al di là del merito dell'articolo, che condivido in toto (interessante notare come in Italia la Chiesa abbia ceduto il suo storico ruolo di "difensore della morale" alla sinistra), però: cosa c'entrano i tribuni della plebe (che erano veri e propri magistrati) e i sicofanti (termine diventato sinonimo di "delatore, spia", non di "arruffapopoli") con i "piagnoni"? :-)
alessandro lozzi - firenze - Mail - martedi 7 luglio 2009 15.4
vedo che il mio articolo ha suscitato vari commenti e ne sono lieto. Il primo obiettivo di laici.it è appunto far crescere il dibattino e l'attenzione sui problemi che tratta. Provo a dare una risposta unica ai vari interlocutori.cominciamo col dire, come ha rilevato antonio di campobasso che ho giudicato questa cena inopportuna. non mi pare un termine equivoco, non mi pare si possa interpretare come un giudizio positivo. Per me però è anche un giudiziio esaustivo, nel senso che non c'è più nulla da dire. Invece si è aperto lo show dei soliti indignati speciali che si stracciano le vesti e gridano al complotto etc.
Ho saputo, dopo aver scritto l'articolo, che non solo il giudice mazzella e berlusconi si conoscono e si freqentano da tempo, ma addirittura che mazzella è stato ministro della funzione pubblica nel primo governo berlusconi. ma secondo voi con questi rapporti, se si vuole condizionare un giudizio c'è bisogno di una cena? io penso di no. la cena serve a chi vuole demonizzare e creare un continuo clima di sospetto. faccio presente che è molto pribabile che il giudizio della corte (composta da 15 giudici ricordiamolo) sarà favorevole al lodo alfano per il semplice motivo che la precedente pronuncia non ha solo indicato gli aspetti incostituzionali della precedente stesura, ma ha anche indicato al parlamento come redigere la nuova versione. e questa nuova versione ha già passato il vaglio di costituzionalità delle commissioni di camera e senato (ovvio si dirà vista la maggioranza) ma anche quella più ficcante del presidente della repubblica. un polverone preventivo sulla corte, insomma, serve solo a sminuirne il giudizio successivo. Fregandosene del danno che si propina alla massima giurisdizione dello stato e quindi a tutti gli italiani. Ma c'è dell'altro. ho parlato di insopportabile clima di sospetto, di presunzione di colpevolezza, che certi giustizialisti ci propinano avvelenando animi e clima. in qualche modo quanto scrivono gabriele da trieste e giorgio da milano lo conferma. il paragone della improbabile cena fra falcone e riina docet. Prescindo dal fatto che falcone era pubblico ministero, e quindi parte come lìavvocato della difesa, e non giudice di riina, che meriterebbe una trattazione autonoma ma non in questa sede e segnalo che innanzi alla corte costituzionale non ci sono imputati (innocenti fino a sentenza passata in giudicato) ma leggi; non si giudicano fatti da imputare a comportamenti di colpevolezza o di innocenza, ma provvedimenti del parlamento. in particolare si tratta di vedere se le leggi sono o meno conformi al dettato costituzionale. tutto qua. non è un caso infatti che i giudici costituzionali non siano ricusabili (a differenza dei giudixi ordinari) e che a loro non si applica nemmeno l'istituto dell'astensione dal giudizio applicabile quando per esempio il giudice ordinario è (appunto) commensale abituale di una parte in giudizio. e' proprio questo che volevo dire con l'articolo, è inaccettabile un clima continuamente ammorbato dagli untori. concludendo: giudico inopportuno un comportamento disdicevole, giudico inaccettabile un comportamento infame
Gabriele Pastrello - Trieste - Mail - martedi 7 luglio 2009 9.56
cosa avrebbe detto se falcone fosse andato a pranzo con totò riina? un giudice non va a pranzo con qualcuno su cui deve esprimere un giudizio. questo è un fondamentale di cultura giuridica e istituzionale. tutto ciò non c'entra nulla sull'origine politica del giudice costituzionale. una volta giudice deve essere solo giudice e spogliarsi, non delle proprie opinioni, ma dell'appartenenza. e' successo negli usa, dove un giudice nominato da reagan si è schierato spesso contro opinioni 'conservatrici'. in altri paesi, il giudice si sarebbe dimesso. che lei pensi che ci sarebbero state solo proteste, dimostra solo la perdita del senso delle istituzioni nel nostro paese, per cui misuriamo tutti sul nostro standard, molto degradato.
Giorgio - MILANO - Mail - lunedi 6 luglio 2009 21.47
Se il Presidente che nomina cinque rappresentanti dovesse essere oggetto indiretto di giudizio da una corte che comprende quei cinqe giudici, credo che anche un bambino capirebbe che una qualunque forma di rapporto interpersonale preventivo non potrebbe che configurare una grave forma di "sospetto£. E' incredibile come Lei si arrampichi sugli specchi per non ammettere questa evidenza così lampante. Mi citi una Paese democratico in cui sarebbe possibile una cosa del genere. Comunque è veramente incredibile questo accanimento contro qualunque posizione assunta dalla Sinistra. Per Lei non ne azzecca mai una. Gli altri, invece, poverini, sono così innocenti e ingenui...
Alberto Lopez - Firenze - Mail - lunedi 6 luglio 2009 17.36
C'è una sostanziale differenza fra morale e moralismo. Comunque, anche questa volta il gioco delle parti pare proprio riuscito: il nostro Premier finge di ignorare che una cena del genere era inopportuna. La stampa riporta la notizia in toni scandalistici e i problemi reali del Paese restano in secondo piano anche questa volta. Per esempio è passato quasi del tutto inosservato il fatto che l'incontro dei ministri della Ricerca che avrebbe dovuto precedere il prossimo G8 quest'anno non abbia avuto luogo, perchè l'Italia non era in condizione di prendere alcun accordo preliminare con i suoi omologhi. Di questo, per esempio ed è uno solo dei tanti, nemmeno fra i più urgenti, ci si dovrebbe preoccupare. La Sinistra italiana, invece, preferisce continuare la demonizzazione dell'avversario, facendo il suo gioco. Infatti, irresponsabile quanto chi è oggi al Governo, non avendo voluto assumersi la responsabilità di affrontare il reale problema di Berlusconi, ovvero il suo immenso conflitto d'interessi, offre al proprio elettorato il poco impegnativo contentino di fare la voce moralizzatrice del Paese. Relegandosi così al perenne ruolo di opposizione.
Antonio - Campobasso - Mail - lunedi 6 luglio 2009 17.5
In un paese normale, probabilmente, un giudice costituzionale avrebbe percepito "l'inopportunità" del suo comportamento e avrebbe avvertito il buon gusto di tacere. Qui da noi, pur di dimostrarsi prostrati al volere del faraone, è normale, invece, reagire in maniera scomposta e pretendere la legittimazione di un comportamento"anche da lei" giudicato inopportuno. E questo, francamente, mi sembra l'aspetto più grave. Ci si comporta al limite, ma per pura compiacenza, si pretende che sia questo il comportamento "normale". Strano modo di giudicare "laico" questo comportamento. Così come trovo molto poco "laico", ma assolutamente fideistico l'atteggiamento di riprovare "SOLO" il comportamento di una minoranza "caciarona" e rissosa ma non rilevare le stesse criticità quando a porle in essere sono pezzi importanti della maggioranza. Sugli stessi argomenti e con gli stessi toni! Mi sembra un atteggiamento POCO OBIETTIVO. Ma è superfluo aspettarsi obiettività da chi dimostra un evidente spirito di "appartenenza"
Antonio - Milano - Mail - lunedi 6 luglio 2009 12.10
Voi ve la cantate e ve la suonate. Per fortuna ci sono tanti italiani che non la pensano come voi. Dov'è il senso morale di questa povera Italia? Siamo messi proprio male!!!!
Enzo Napolitano - Galatina (Le) - Mail - lunedi 6 luglio 2009 10.43
Condivido appieno il contenuto dell'articolo del sig. Lozzi. Voglio aggiungere che mi preoccupa ancor più la "transnazionalità" del partito dei "sicofanti", tenuto conto della campagna di stampa avviata da alcuni giornalacci inglesi e spagnoli. Non lo vogliamo chiamare complotto? Bene, allora diciamo che il loro slogan è "Sicofanti di tutto il mondo unitevi"
Carlo Montangero - Pisa/Italia - Mail - domenica 5 luglio 2009 10.27
E' lecito chiedere quante volte il nostro premier si è accompagnato al ministro della giustizia in occasioni conviviali private?


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