Ugo Intini è stato un esponente di spicco del Psi di Bettino Craxi e sottosegretario di Stato al Ministero degli Esteri durante il secondo governo Amato.
Oggi siede alla Camera in qualità di Deputato eletto nelle liste dei Socialisti Democratici Italiani, dunque all'opposizione rispetto all'attuale maggioranza di centrodestra. In questa intervista ha voluto esprimere qualche perplessità nei confronti dei 'girotondi', le manifestazioni di piazza organizzate da Nanni Moretti.

Onorevole Intini, non ci sembra che il centrosinistra riesca ad elaborare nulla di nuovo al di là del 'solito' compromesso storico con qualche spezia ambientalista, uno spruzzo di sindacalese, un po' di Mastella come prezzemolo e molto 'sessantottismo no global'…
"Il centrosinistra, sulle grandi questioni, non può elaborare nulla di diverso da ciò che si elabora negli altri centrosinistra del mondo. La politica globale si è, infatti, semplificata: da una parte ci sono i liberisti, i quali pensano che il mercato sia ormai l'unico metro per compiere scelte politiche, dall'altra quanti credono anch'essi nel mercato, ma non in una società di mercato e, in quest'ultima, ci sono socialisti, cristiano-democratici e comunisti pragmatici. Naturalmente, il compito dei secondi è più difficile, poiché ai liberisti basta semplicemente lasciar andare la 'corrente liberal' nella sua direzione. Noi, invece, cerchiamo di ragionare intorno a strategie e tattiche di correzione della corrente e, la tal cosa, risulta politicamente questione più complessa. Cionodimeno, la sinistra si sta riprendendo e riorganizzando in tutto il mondo, dunque noi dobbiamo solo fare quello che stanno già facendo gli altri".

Ma fino a che punto sono utili i 'girotondi' per la creazione di una futura alternativa di governo?
"I girotondi sono utili quando mobilitano ragazzi e persone in passato distanti dalla politica, o distanti da 'questa' politica. Possono risultare dannosi, invece, quando appaiono guidati non dai giovani, dai ragazzi, ma dai 'vecchi', o che sono ancora legati a ciò che di vecchio è rimasto, negli anni duemila, dai tempi del sessantotto. Peggio ancora, i girotondi sono negativi allorquando danno l'impressione che la sinistra non abbia abbandonato la ricerca di una via giudiziaria per la conquista del potere. Noi dello Sdi vogliamo combattere Berlusconi con le armi leali della politica, non attraverso determinate tendenze".

Perché la dialettica politica tra Ulivo e Casa delle Libertà è quasi sempre un 'muro contro muro'?
"Forse per un difetto di cultura democratica e per eccessi di pragmatismo politico; forse perché in Italia manca proprio ciò che sarebbe necessario ad ogni tipo di bipolarismo, cioè la legittimazione reciproca fra maggioranza e opposizione; forse perché non si ascoltano a sufficienza i saggi consigli del Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, quando ci chiede esattamente queste cose: un Paese normale, un'opposizione e una maggioranza normali, che non si confrontino 'muro contro muro' ma che si legittimino a vicenda. Non si sopporta più, in effetti, che una metà del parlamento dica o sottintenda l'epiteto 'ladri' nei confronti dell'altra metà e che quest'ultima, a sua volta, accusi la prima di comunismo forcaiolo…".

Emanuele Macaluso, in una sua recente intervista rilasciata al supplemento del Corriere della Sera "Sette", lamenta l'isolamento politico subito dai cosiddetti 'miglioristi' del Partito Comunista Italiano - poi divenuto Pds -, negli anni '90: lei che, in quel periodo, era politicamente molto vicino a Bettino Craxi, cosa ne pensa?
"Penso che Macaluso abbia ragione, sia riguardo ad allora, poiché il Pci-Pds si ritrovava in difficoltà disperate, ma anche in riferimento ai girotondi di oggi, che danno l'impressione di voler perseguire un golpe tutto interno al partito dei Ds per capovolgere, attraverso la piazza, i risultati del Congresso".

Ma i leaderismi personalistici del centrosinistra da cosa sono causati, secodo lei?
"Dal fatto che non si è ancora trovato un leader unico da candidare alle future elezioni politiche in contrapposizione alla coalizione avversaria e questo, qui da noi, è un problema: negli Stati Uniti nessuno si stupirebbe del fatto che, tra i Democratici, non si sappia ancora chi sarà la persona che contenderà a George Bush il prossimo mandato presidenziale".

Dio e morto, Marx pure e D'Alema se ne va in barca?
"D'Alema fa bene ad andare in barca, perché in tal modo medita, riflette e, di conseguenza, scrive pure un bel libro, quale quello uscito di recente e intitolato: 'Oltre la paura'…".

La correzione del sistema maggioritario, che allo stato attuale radicalizza fortemente il confronto tra le forze politiche, può essere un'idea in grado di moderare il clima complessivo del panorama politico?
"Certo. Come detto poc'anzi, un buon sistema maggioritario si basa sulla legittimazione reciproca tra maggioranza e opposizione. Inoltre, si fonda anche su un sistema di garanzie che impedisca alla maggioranza, favorita dal maggioritario stesso, di trasformarsi in una dittatura della maggioranza medesima. Purtroppo, in Italia, con metodologia scriteriata si è voluto, tra il 1992 e il 1994, introdurre un maggioritario privo proprio di queste necessarie garanzie: si è voluto costruire una macchina con il motore di una Ferrari, ma con i freni e il cambio di una Cinquecento…".

Una lamentela molto diffusa tra i cittadini imputa scarsa qualità politica alla classe dirigente attuale un po' a tutti i livelli, dal parlamento, ai partiti, agli enti locali. Sempre più spesso e da distinte direzioni si sente dire, con un certo grado di rassegnazione, che non ci sono più i Berlinguer, i Craxi, i De Gasperi, gli Einaudi e gli Almirante: lei cosa ne pensa?
"Beh…questo lo si dice in tutto il mondo. In parte, nasce da una circostanza positiva: la crescita del livello culturale medio della popolazione ha fatto sì che la distanza tra la politica e l'uomo della strada si sia ridotta. Ciò non sarebbe un male, ma un bene. Poi, naturalmente, c'è anche un aspetto negativo: ad esempio, tra i politici della Prima e quelli della Seconda Repubblica, la qualità dei dirigenti è indubbiamente diminuita per tutta una serie di motivazioni. Una di queste, ad esempio, è la delegittimazione stessa che ha subito la politica la quale, per una sorta di circolo vizioso, ha portato a far emergere non gli uomini migliori, come nell'immediato dopoguerra, ma, talvolta, quelli i peggiori".

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