Tiziana Valpiana è la Capogruppo del Partito della Rifondazione Comunista in Commissione Affari Sociali alla Camera dei Deputati e, in tema di procreazione assistita, anche lei ha voluto discutere con noi in materia di laicità dello Stato e di rispetto delle libertà individuali dei singoli cittadini.

On. Valpiana, Rifondazione Comunista è disposta a scendere sul 'piede di guerra' al Senato al fianco del socialista Crinò, al fine di modificare il disegno di legge sulla procreazione assistita?
"Beh, a scendere sul 'piede di guerra' Rifondazione Comunista, che come è noto è contro ogni guerra, non è disposta mai. Siamo senz'altro disposti a proseguire una battaglia parlamentare durissima, come peraltro abbiamo già fatto alla Camera, contro un disegno di legge che è contro le donne, contro i medici e contro la scienza".

Ma questa battaglia riuscirà a coinvolgere i senatori di diversi gruppi parlamentari in maniera trasversale rispetto ai rigidi schieramenti di coalizione?
"Credo di sì. Credo cioè che si ripeterà quanto accaduto alla Camera, dove le divisioni createsi all'interno dei gruppi sono state, in molti casi, decisamente distanti dalle direttive dei rispettivi partiti di appartenenza. Il valore della laicità e il senso stesso dei limiti dello Stato rappresentano parametri di distinzione tra chi queste sensibilità le possiede e chi proprio non le ha, tra chi crede che questo sia il caso di porre mano ad una normativa che permetta delle cose e chi invece possiede una concezione antiquata e proibizionista della legge. Tra i primi, ad esempio, mi viene in mente, rammentando quanto accaduto un mese fa a Montecitorio, proprio il Vicepresidente della Camera, Alfredo Biondi, che ha votato insieme all'opposizione quasi tutti i nostri emendamenti. In ogni caso, ciò che prioritariamente dovremmo fare, nello specifico, è riuscire a superare normativamente la vecchia circolare Degan del 1985, che lascia eccessiva discrezionalità ai centri di assistenza, in questa materia, per riuscire finalmente a concedere alle donne maggior libertà individuale in relazione alle proprie scelte procreative".

Mi tolga allora una curiosità: come mai è 'saltato fuori' dall'aula di Montecitorio un progetto di legge che avrebbe fatto 'arricciare il naso' persino alla vecchia Democrazia Cristiana?
"Perché gli allievi cercano sempre di imitare i maestri, senza poi rendersi conto di riuscire solamente a 'scimmiottarli'. La Democrazia Cristiana, penso a De Gasperi ma anche allo sviluppo della sua politica nei decenni successivi, era un partito che, bene o male, possedeva un senso liberale della divisione tra Stato e Chiesa, tra legge e morale, oltre a dimostrarsi spesso socialmente sensibile. Oggi, purtroppo, ciò che manca, soprattutto nel personale politico del centrodestra, è proprio questa serie importantissima di strumenti di distinzione. In aula, più volte sono dovuta intervenire per sottolineare come in questo ddl sulla fecondazione assistita mancasse una separazione netta tra etica individuale e morale oggettiva: quest'ultima, infatti, può pure essere condivisa della maggioranza dei cittadini italiani, ma non può certo, per tale motivo, arrivare a non rispettare i diritti del singolo o di coloro che la pensano in maniera differente. La legge uscita un mese fa dalla Camera è totalmente asservita ad una visione etico-morale invasiva e dispositiva, nei confronti dell'individuo preso singolarmente".

C'è qualcuno 'oltreTevere' che vuole recuperare un perduto ruolo paternalistico?
"Io credo proprio che ci sia già riuscito. In un anno di governo Berlusconi, sono state fatte una serie di leggi che nemmeno la Dc, come dicevamo prima, avrebbe mai tentato di porre in essere: pensiamo ad esempio, oltre alla legge che stiamo analizzando, alla nuova normativa sugli oratori parrocchiali o a tutte le misure legislative che si stanno cercando di attuare in favore delle scuole private. Ripeto e sottolineo nuovamente: manca del tutto, nella coalizione di governo, il senso della laicità dello Stato e della divisione di competenze, nel rispetto reciproco, che dovrebbe sussistere tra Stato e Chiesa. Anzi, per paradosso a me pare, a volte, che laicità dello Stato e senso della libertà individuale, da parte della maggioranza manchino persino più del richiesto. Voglio dire: tali carenze mi appaiono spesso superiori alla reale volontà delle gerarchie vaticane di accreditarsi politicamente. E' il centrodestra a volersi asservire, più che il vaticano ad imporsi…".

C'è almeno un punto del progetto di legge sulla fecondazione artificiale sul quale siete d'accordo, voi del Prc?
"In linea di massima no, poiché è proprio l'impianto normativo generale ad essere sbagliato. L'intento doveva essere quello di dare una regolamentazione severa e massimamente restrittiva ai centri di assistenza. Di questo, nella legge non se ne parla e si vanno a mettere, invece, le mani sui diritti individuali delle donne e delle coppie in maniera decisamente invadente. Forse c'è solo un punto vagamente accettabile: la severità delle sanzioni nei confronti degli operatori che, violando questa legge, praticheranno illecitamente queste tecniche. Il concetto è il seguente: anziché andare a punire le donne o le coppie che per disperazione tenteranno abusivamente il ricorso a tali forme di procreazione artificiale, è più giusto, arrivati a questo punto, radiare dall'albo professionale quei medici che le praticheranno illegalmente. All'interno di un impianto completamente sbagliato, questo passaggio è il solo che, per lo meno, tenti di attenuare la dispositività insita nella ratio della norma".

Ma Rifondazione Comunista mantiene anche propri limiti etici in tema di fecondazione artificiale?
"Innanzitutto, quelli posti dalla legislazione dell'Unione Europea in materia di non commerciabilità e non brevettabilità degli embrioni. Questo, secondo noi, è un principio assolutamente intangibile. Oltre a ciò, la sola considerazione etica che io personalmente posso condividere non può che essere quella dell'autodeterminazione della donna, principio del resto sancito, a mio parere, proprio dalla natura stessa in quanto, di fronte alla procreazione intesa in senso generale, l'uomo e la donna non sono posti nella medesima condizione e sullo stesso piano. Questo principio essenziale è riconosciuto e sottolineato, tra l'altro, proprio dalla legge n. 194. Infine, ma non ultima, l'etica della responsabilità individuale: noi comunisti crediamo che non debbano esserci, intorno a simili problematiche, entità superiori e leggi che dall'esterno impongano limiti, ma che debbano essere i genitori stessi a darseli da soli. Insomma, noi abbiamo visto, con questa legge, il palese tentativo di porre i diritti dell'embrione in contrapposizione con quelli della madre, quando nessun'altra persona al mondo è in grado, per natura, di proteggere l'embrione se non proprio una madre: figuratevi, dunque, una donna che lo diventa dopo sacrifici e accadimenti dolorosi e laceranti per mezzo di tecniche di fecondazione artificiale…".

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