Vittorio Lussana

La questione sollevatasi con il controverso caso di Pier Giorgio Welby, nonché quella riguardante le attuali condizioni sanitarie di Eluana Englaro, sarebbero risultate maggiormente superabili se la nostra classe politica si fosse decisa ad introdurre, nel nostro ordinamento giuridico, uno strumento normativo fondamentale al fine di orientarsi intorno a simili problemi: il testamento biologico. Esso, infatti, nel caso di Eluana sarebbe risultato dispositivo prezioso, sia da un punto di vista etico, sia sotto un profilo più sostanzialmente pratico. Ed è per questo genere di motivazioni che risulta già in vigore in gran parte degli altri Paesi occidentali. Se fosse prevista la possibilità di indicare in un testo scritto le effettive volontà di un malato allorquando questi è ancora nelle proprie piene facoltà mentali, le difficoltà di formazione della prova, in sede giudiziaria, favorevole o contraria ad ogni tentativo di cura nei casi di patologie terminali o di morte cerebrale, diverrebbero meno faticose da discernere. Certamente, il tema etico di non lasciare mai nulla di intentato nella lotta contro le patologie incurabili rimane questione di fondo, soprattutto negli ambiti della sperimentazione di carattere medico - scientifico. Tuttavia, una certa facilitazione della decisione, pur lasciando al medico l’opportunità di obiettare nel merito per motivazioni di coscienza personale - vincolata altresì all’obbligo di indicazione del collega più adatto ad assumersi determinate responsabilità - appare esigenza non più procrastinabile per un Paese realmente civile. Non si tratta di porre limiti alla Provvidenza: si tratta di concedere a medici e singoli cittadini la possibilità di poter affrontare e risolvere con maggiore linearità quei particolari frangenti di ribaltamento logico che si vengono a creare nelle situazioni più drammatiche e complesse della nostra vita. In tal senso, il cattolicesimo appiattisce la propria impronta morale intorno ad un insano egualitarismo che mescola, assai confusionariamente, i sentimenti di natura più egoistica verso un nostro congiunto, con quelli più altruistici ed effettivamente sinceri. Ciò risulta atteggiamento indotto sin dalle prime forme di espressione empirica dei nostri sentimenti religiosi: alle autorità ecclesiastiche non sembrano interessare le reali motivazioni per cui Dio viene adorato, purché Esso sia riconosciuto nella sua essenzialità mistico - divinatoria. Tanto per fare un esempio, molti fedeli napoletani non venerano San Gennaro in quanto direttamente riconoscenti al mito del suo martirio o al messaggio del suo ministero, bensì per poter ricevere in cambio una ‘grazia’ di ordine miracolistico. Ora, un padre affettuoso come Beppino Englaro farebbe senza dubbio salti di gioia se sua figlia si risvegliasse dal proprio stato di morte cerebrale in seguito ad un miracolo. Tuttavia, dopo 16 lunghi e difficilissimi anni, egli ha compreso come si stia avvicinando il momento di dover lasciar andare la propria figliola verso Dio, ha cioè capito quanto sia divenuto egoistico il proprio desiderio di rivedere Eluana nuovamente in buona salute. Eluana stessa, nelle sue dichiarazioni avanzate in passato, avrebbe voluto evitare di rappresentare un peso per la vita dei propri parenti più prossimi. Ma una ragazza con simili sentimenti, sotto il profilo strettamente morale, non può più morire: ella ha già sconfitto la morte, meritando il Paradiso proprio grazie al suo altruismo. Se la Chiesa continuerà a mettere in discussione simili concetti finirà con l’ottenere due esiti totalmente opposti a quelli sperati: 1) essa si vedrà messa in discussione in quanto incapace di concepire razionalmente determinate forme di ‘ribaltamento spirituale’, fornendo altresì il fianco alla concorrenza di culti alternativi quali quelli facenti capo alle superstizioni spiritistiche; 2) essa correrà inoltre il rischio di mettere involontariamente in crisi persino il dogma della resurrezione di Cristo, il quale, proprio secondo la morale cattolica, fu capace di vincere la morte decidendo di riporre con coraggio la propria anima nelle mani del Padre. Nel primo caso, ad una Chiesa paurosa nei confronti della morte si contrapporranno versioni alternative in grado di alimentare nuove culture ‘negative’ di questa; nel secondo, il rischio di andare incontro ad una grave forma di incoerenza teologica potrebbe intaccare il valore universalistico del proprio ruolo politico e morale nel mondo, relegandola al solo ambito delle culture religiose rivolte a pochi eletti o ristretta solamente a coloro che vi credono ciecamente. Sta dunque alla Chiesa la vera decisione di fondo: essa vuol continuare a svolgere un ruolo attivo sul proscenio delle gravi ingiustizie della nostra esistenza terrena, oppure vuole limitarsi a promettere cose a cui essa stessa dimostra di non credere o di credervi in maniera contraddittoria? La ricerca di un significato nella nostra esistenza non è detto presupponga una verità eterna: forse è triste confessarlo, ma in quanto laico temo fortemente sia così. Una fede che si pone come paura della morte rappresenta solamente una stampella per coloro che desiderano certezze ma che non possiedono il coraggio di cercarsele in forme libere ed autonome. Ma una fede di questo genere finisce col pretendere solamente per sé la verità e, in base a ciò, rischia di giudicare ‘troppo oggettivamente’ la realtà. In tempi di rivolgimenti globali come quelli attuali, essa può dunque rivelarsi una costruzione dalle fondamenta assai precarie, un vedere che non aiuta o un sapere che non giova a nulla.




(articolo tratto dalla prima pagina del quotidiano 'Il socialista Lab' del 22 luglio 2008)
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marica - italia - Mail - martedi 10 febbraio 2009 18.45
e' ora di finirla con tutto questo falso perbenismo, 17 anni a vegetare immobile in un letto NON E' VITA!!! E' ora di lasciare stare quel poveretto di Beppino Englaro, sicuramente ' il solo che soffre per la figlia, tutti noi in 17 anni che cosa abbiamo fatto per Eluana? nulla!! Per cui rispettiamo il dolore di un padre, che avrebbe potuto ostrare le foto attuali della figlia, che sicuramente non somigliera' lontanamente alle belle foto che ci propinano. Quanto alla chiesa siete voi i primi a credere che la morte sia una liberazione, quindi gioite ora eluana e' libera dalla sua prigione e puo' di nuovo correre, ballare come faceva 17 anni fa!!!
Guido Perini - Treviso - Mail - domenica 8 febbraio 2009 22.19
Speriamo che questo governo non metta mano al testamento biologico, poichè ne uscirebbe la volontà di perpetuare la vita anche con la tortura, in omaggio al Vaticano.
Roberto Mazzucchi - Roma - Mail - mercoledi 19 novembre 2008 18.49
Torno spesso a rileggere questo articolo. E' uno dei più belli che ho letto intorno al caso di questa ragazza. Complimenti, Lussana: lei è una persona molto coraggiosa e intelligente.
stefano - Roma - Mail - domenica 27 luglio 2008 12.25
e se Eluana stesse vivendo questa sua vita tutta particolare in modo sereno????
Patrizia - Roma - Mail Web Site - domenica 27 luglio 2008 5.2
Credo che ogni persona debba avere il diritto di scegliere le cure da seguire. Eluana non voleva per sé questo accanimento terapeutico.Perché continuare a somministrarle ciò che non vuole?
Le argomentazioni di Lussana sono molto interessanti.


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